Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

15.12.2024

/
La signora Luce
31 Gennaio 2014

La signora Luce

 

 

 

 

Brillante e mondana, giornalista e scrittrice di fama, Chiara Boothe Luce è stata ambasciatrice degli USA in Italia tra il 1953 e il 1957. Convertita al cattolicesimo, ha lasciato una profonda traccia di donna di fede.

 

«Non ho mai conosciuto una mente più brillante della sua. La possiamo paragonare a una spada, per la sua capacità di fendere ogni problema e difficoltà, arrivando dritta alla Verità. Era naturale che un’anima così assetata di Verità e amore trovasse nell’approdo alla Chiesa di Roma la risposta a ogni sua domanda e la guarigione da ogni inquietudine». Così Fulton J. Sheen, vescovo e gesuita americano, noto per la cultura enciclopedica e lo straordinario talento di predicatore (attirava folle enormi e, in virtù dei suoi celebri interventi radiofonici, venne soprannominato «il microfono di Dio»), rispondeva a chi gli chiedeva un parere sulla sua grande amica e figlia spirituale Clare Boothe Luce, che dagli italiani verrà chiamata Chiara Luce.
Ai meno giovani il nome risulterà familiare giacché «la Signora Luce», personaggio-chiave della vita mondana prima, culturale e politica poi, degli Stati Uniti, divenne popolarissima in Italia quando, tra il 1953 e il 1957, vi ricoprì la carica di ambasciatore del suo Paese. Una stima profondamente meritata se si pensa che nel dopoguerra ottenne ingenti finanziamenti, indispensabili per il nostro decollo sociale ed economico, riuscendo tra l’altro ad ottenere la restituzione di Trieste all’Italia, attuando progetti culturali e umanitari, occupandosi di casi umani pietosi.
Gli italiani ammiravano in lei una donna piena di fascino, «dall’anima bella quanto il corpo», per dirla ancora una volta con Fulton. Ossia una figura estremamente forte, portatrice di valori cari al cattolicesimo americano: consapevolezza della propria fede, entusiasmo, amore alla vita calato nel quotidiano, impegno politico e sociale, attenzione alla cultura e alla famiglia. Oggi Chiara Luce probabilmente sosterrebbe senza riserve il film sulla Passione di Cristo di Mel Gibson, e sarebbe in prima linea nella battaglia contro l’aborto e la disgregazione della famiglia. Certo, fu costantemente animata da una forte ambizione. Eppure, questa donna che aveva fatto della scalata ai vertici in ogni campo lo scopo, peraltro pienamente raggiunto, della sua esistenza («Always to aim at the top», puntare sempre al massimo, non a caso era il suo motto) seppe a un certo punto dare una svolta alla sua vita, avendo sempre il successo come obiettivo di fondo, ma secondo il metro non più degli uomini, bensì di Dio.
L’intera sua esistenza fu una scalata ai vertici. Ragazza ventenne di estrazione borghese, aveva sposato nel 1923 George Brokaw, un miliardario americano, di 24 anni maggiore di lei, per poi divorziare nel 1929. La vita indolente della signora-bene tuttavia non faceva per lei: si butta a capofitto nel giornalismo, approdando a tempo di record alla poltrona di direttrice del prestigioso Vanity Fair. Si può dire che sia stata la fondatrice del giornalismo femminile moderno: è proprio grazie alla sua fama che incontra il secondo marito, il maggior editore americano, Henry Robinson Luce. Insieme la coppia fonda quelli che diventeranno i due pilastri del giornalismo americano: i settimanali Time e Life. Ma l’instancabile Clare non si poteva fermare qui: scrive commedie destinate a riscuotere enorme successo di pubblico, quali The Women (Donne), per poi dedicarsi alla politica attiva: così, nel 1942, diventa rappresentante del Connecticut al Congresso.. Un sondaggio d’opinione del 1943 la vede in testa alla classifica delle donne più potenti e ammirate d’America. Ma ciò non basta a vincere la sottile inquietudine esistenziale che, malgrado ogni trionfo, rodeva la sua anima. È nel gennaio dell’anno successivo che la crisi esplode, a seguito dell’improvvisa morte, in un incidente stradale, dell’unica figlia Ann, diciannovenne. “Improvvisamente, mi trovai faccia a faccia con la drammatica inutilità e inconsistenza di tutto l’affannarmi, correre, lavorare e sperare che aveva caratterizzato la mia esistenza. Di fronte alla morte e al dolore, nulla aveva più senso».
È a un passo dal suicidio allorché, inspiegabilmente, un giorno «vede» davanti a sé la figlia Ann, bellissima e raggiante. Quella “presenza» capovolge radicalmente lo stato d’animo di Clare, che si sente carica di gioia. Confusa e sconcertata, benché sia notte fonda, si precipita al telefono e chiama un gesuita conosciuto di recente. “Questa è la chiamata per la quale io e i miei confratelli tanto abbiamo pregato», risponde l’altro con naturalezza. «Venga domani a pranzo da noi: le presenteremo chi può guidarla al meglio alla guarigione, affinché possa finalmente trovare Dio e se stessa. Per adesso si faccia una bella dormita».
Quei religiosi affidano Clare proprio a Padre (nonché futuro monsignore) Fulton, che la guiderà in un processo di revisione della propria esistenza, che Chiara racconterà in un libro magistrale, The Real Reason (“La vera ragione»), pubblicato nel 1947, che è autobiografia spirituale, diario e appassionata opera apologetica. La “vera ragione» è quella che ha spinto Clare ad abbracciare con entusiasmo la fede cattolica, circostanza che era stata resa pubblica con una solenne cerimonia nella cattedrale di San Patrizio, a New York, il 24 aprile 1946.
Il libro, subito un best seller, nasce da una lunghissima lettera che aveva spedito alle migliaia di amici, parenti, conoscenti o perfetti sconosciuti, che le avevano chiesto che bisogno avesse mai avuto di farsi cattolica, lei che era protestante. Risponde: “Alla Chiesa Cattolica dobbiamo i capolavori dell’arte e della letteratura nonché la scienza moderna, insomma l’intera cultura occidentale, la straordinaria energia e la gioia che scaturiscono da Maria e dalla Comunione dei Santi. Il cattolicesimo è bellezza e concretezza».
Infiamma legioni di anime, grazie alle gettonatissime conferenze che tiene in tutto il mondo, scrive biografie di santi e sceneggia film a orientamento cristiano, promuove e attua programmi di volontariato, vive l’impegno politico e sociale come via di amore al prossimo.
Pochi lo sanno, ma fu Clare Boothe Luce a ideare quel gigantesco piano di aiuti americani all’Europa devastata dalla guerra che sarà poi chiamato Piano Marshall. L’incarico di ambasciatore, per la prima volta al mondo conferito a una donna, sarà da lei vissuto nello stesso spirito. Una volta scaduto il mandato, le viene proposta addirittura la candidatura alla vicepresidenza degli Stati Uniti, ma Clare, che nel 1967 diventerà vedova, preferisce ritirarsi a vita privata. Unica eccezione: gli editoriali coi quali regolarmente cercherà di scuotere i cuori e le menti degli americani, traendo spunto da ogni evento per rinnovare la loro coscienza cristiana.
Clare Boothe Luce si spegne il10 ottobre 1987 a New York, a 84 anni. Ci sarà una folla a salutarla, in occasione delle solenne esequie nella cattedrale di San Patrizio. “Vi prego: siate gioiosi al mio funerale», si era raccomandata. “Sto infatti per partire per il viaggio più bello che si possa immaginare. Non sarà certo un addio, ma solo un arrivederci».

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Marino Parodi, Clare Boothe Luce. Storia di una donna speciale, Il Minotauro 2003.
È l’unica biografia disponibile in italiano, che va a colmare una grave lacuna su un personaggio tutto da riscoprire.

 

 

 

 

IL TIMONE – N. 34 – ANNO VI – Giugno 2004 – pag. 16 – 17
I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista