Nel Corano si parla di Maria, la Madre di Gesù. I musulmani la rispettano, ma nessun paragone è possibile con la vera grandezza della Vergine Maria che è riconosciuta soltanto dal Cristianesimo.
Chi entra nella sala conferenze del Centro Federico Peirone a Torino (il centro voluto dal Card. Giovanni Saldarini ormai dieci anni fa per promuovere la conoscenza dell’islam e nella speranza di un dialogo rivelatosi poi quasi impossibile) trova al centro della parete una bella immagine della Vergine Maria, riproduzione di un’antica icona.
Perché solo l’immagine di Maria in una sala destinata all’incontro con esponenti del mondo islamico che in Piemonte ormai è una realtà molto significativa? Perché Maria è l’unica donna di cui compaia per esteso il nome nel Corano (testo sacro dei musulmani), è l’unica donna di cui si racconti tutto o quasi, e i santuari a lei dedicati in Medio Oriente come nel Maghreb sono spesso meta di pellegrinaggi soprattutto da parte di migliaia di donne musulmane.
Ma cosa dice il Corano su Maria? Il testo sacro dell’Islam la presenta come la figlia di ‘Imrân, considerato il Gioachino della tradizione cristiana. Sua moglie, alla notizia della maternità, consacra il futuro bambino ad Allâh perché lo serva fedelmente nel Tempio. Presa da grande sconforto al parto quando scopre di aver dato alla luce una femmina, è consolata da Dio che prende sotto la Sua protezione la bimba e tutta la sua discendenza.
Durante la sua infanzia, Maria è benvoluta da Dio che la protegge e le concede doni particolari come il cibo sempre fresco che Zaccaria, suo zio e tutore, trova presso di lei tutte le mattine e che le proviene direttamente dal cielo.
Procedendo negli anni, Maria riceve dagli angeli particolari comunicazioni grazie alle quali apprende di essere prediletta da Allâh tanto da essere scelta come procreatrice del Messia, l’Unto, il Purificato che avrà la missione di portare agli uomini un messaggio di Dio. La sua maternità, è opera speciale di Allâh che tutto può creare con un semplice “Sii” e il brano coranico che racconta il concepimento di Gesù (Cor., III, 45-47) ricalca ampiamente il vangelo di san Luca (I, 32-38) e soprattutto i Vangeli apocrifi della nascita e dell’infanzia di Gesù.
La figura di Maria è intrinsecamente legata a quella di Cristo che, per il Corano, è uomo prediletto da Allâh, inviato agli Ebrei per confermare la Legge e perfezionarla, ma sempre solo uomo anche se eccezionale. Maria, quindi, è vergine per la sua maternità, ma non è certo madre di Dio, anzi tale affermazione rappresenta una terribile bestemmia. L’immagine di Maria tuttavia emerge, tanto che gli Ebrei sono maledetti perché hanno osato calunniarla e non hanno creduto al concepimento e alla nascita misteriosa di Gesù (Cor., IV, 156-57).
Giunta l’ora del parto, Maria si isola sotto una palma da datteri e soffre atrocemente tanto da desiderare la morte. Una voce la consola esortandola a cibarsi di datteri freschi e a rinfrescarsi con l’acqua del vicino ruscello.
Alcuni interpretano questa voce come angelica, altri come quella del neonato Gesù che evidenzia così la sua straordinarietà, ribadita poco dopo quando, appena entrati in casa, difende la madre dalle accuse dei parenti di aver disonorato se stessa e la famiglia dando alla luce un figlio illegittimo.
Maria è donna sottomessa per tutta la sua vita; attesta la veridicità della parola del suo Signore e per questo è posta fra le predilette di Allâh accanto alla moglie del faraone che salvò Mosè dalle acque del Nilo, alla moglie di Zaccaria e a Fatima, figlia prediletta di Muhammad.
L’islam, preoccupato di non intaccare l’assolutezza di Allah, non tributa a Maria atti devozionali e non le conferisce alcun ruolo d’intercessione o d’intermediazione fra l’uomo e il suo Signore. Tali atteggiamenti sono riscontrabili solo in alcuni gruppi marginali facenti capo all’islam sciita, ove Maria viene inserita in pratiche devozionali accanto a Fatima e ai due figli di questa, mentre in ambito sunnita i modelli femminili sono piuttosto le due mogli del Profeta, ‘A’isha e Khadîja. Tuttavia Maria conosce, come si è detto, la venerazione popolare ad esempio nei santuari di Algeri e di Efeso dove i musulmani si recano a pregare di fronte all’immagine di Maria Vergine, o della Madonna del Latte, accanto ai cristiani.
Tuttavia nell’islam non vi è nulla della dimensione straordinaria dell’amore di Maria, del suo ruolo accanto al Salvatore, della sua costante attenzione a noi suoi figli che a Lei ricorriamo in questa valle di lacrime.
Per la dottrina cattolica la Vergine Maria inaugura la “pienezza del tempo”, rispondendo generosamente “sì” all’annuncio dell’Angelo. “lo sono la serva del Signore” è la risposta libera a Dio che le propone di collaborare al Suo progetto e di farsi strumento di salvezza.
Madre di Gesù, Maria è Madre di Dio secondo il Concilio di Efeso del 431 per il concepimento umano di Cristo, ovvero perché in Lei ha avuto origine il corpo dotato di anima razionale cui il Verbo è legato sostanzialmente.
Madre di Dio, Maria è anche Madre della Chiesa ovvero Madre delle membra di cui Cristo è Capo e alla cui opera di redenzione é stata associata per grazia speciale dal Padre.
Maria è Madre anche per il suo modo di agire nei momenti di sconforto degli Apostoli e dei discepoli. Dopo la morte in croce di Gesù, è Lei che raduna gli Apostoli, che prega con loro, che attende con loro il dono dello Spirito Santo nel Cenacolo, che incoraggia ed ammaestra raccontando ciò di cui è stata testimone nell’infanzia del Signore e che aveva custodito con saggezza nel suo cuore per tanto tempo.
Preservata dal peccato originale, piena di grazia, sempre vergine, collaboratrice di Dio per la salvezza degli uomini, Maria è assunta in cielo in anima e corpo (secondo il dogma proclamato da S.S. Pio XII nel 1950), ed è quindi motivo di speranza per la nostra futura resurrezione alla fine dei tempi.
Onorata sempre dalla Chiesa in modo speciale, sopra tutti i santi, Lei è la Madre, l’Ausiliatrice, la Consolatrice, la Sede della Sapienza, la Regina delle famiglie e oggi più che mai la Regina della Pace.
MAGNIFICAT
“L’anima mia magnifica il Signore,
e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore,
perchè ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente,
e santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di bene gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza per sempre”.
(Lc 1,46-55).
IL TIMONE N. 27 – ANNO V – Settembre/Ottobre 2003 – pag. 56 – 57