Il 5 settembre 2010 Benedetto XVI si è recato in visita pastorale a Carpineto Romano per commemorare il bicentenario della nascita di Leone XIII (Gioacchino Pecci 1810-1903). Nell’omelia pronunciata durante la Messa, il Papa ha sottolineato il ruolo fondamentale giocato dall’idea di «sapienza cristiana» nel complesso del magistero di Leone XIII, troppo spesso ricordato solo per l’enciclica Rerum novarum (1891) sulla questione sociale: «Ogni Pastore è chiamato a trasmettere al Popolo di Dio non delle verità astratte, ma una “sapienza”, cioè un messaggio che coniuga fede e vita, verità e realtà concreta. Il Papa Leone XIII, con l’assistenza dello Spirito Santo, è capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte. E vi riuscì proprio sulla base della “sapienza cristiana”, fondata sulle Sacre Scritture, sull’immenso patrimonio teologico e spirituale della Chiesa Cattolica e anche sulla solida e limpida filosofia di san Tommaso d’Aquino, che egli apprezzò in sommo grado e promosse in tutta la Chiesa».
Anche se la rinascita del tomismo alla fine dell’Ottocento viene generalmente messa in relazione con l’enciclica Aeterni Patris (1879) appunto di Leone XIII sulla filosofia cristiana, bisogna ricordare che già con papa Pio IX era iniziato un movimento di ripresa della filosofia di san Tommaso; esso era legato alla necessità di far fronte a tre lunghe controversie dottrinali suscitate rispettivamente da tradizionalismo e fideismo, dall’influenza dell’idealismo tedesco sulla teologia cattolica e, infine, dall’ontologismo. Ma il magistero di Pio IX sul tema del rapporto fede-ragione, di cui si occuperà anche la Costituzione dogmatica Dei Filius del Concilio Vaticano I, aveva un carattere principalmente difensivo, dovendo denunciare gli errori di una ragione umana in preda ai pregiudizi razionalistici.
Leone XIII, sviluppando l’opera del predecessore, sin dall’inizio del pontificato si propone un progetto imponente: esplicitare la dottrina cristiana sulla società attraverso la fondazione teorica dei principi che devono regolare la convivenza civile e la deduzione sistematica delle loro conseguenze, sino all’indicazione di possibili soluzioni concrete. Non si tratta più ormai di affrontare singoli errori limitati all’ambito teologico o filosofico, ma la diffusione della mentalità e dello stile di vita derivato da tali errori. Di qui l’urgenza e la necessità di additare alla società moderna l’alternativa unitaria e organica costituita dalla civiltà cristiana. Con l’enciclica Inscrutabili promulgata nel 1878, subito dopo l’elezione al soglio pontificio, papa Pecci propone un’ampia e profonda analisi dei gravi mali che affliggono la società del suo tempo, affermando che il primo e fondamentale rimedio ad essi consiste nella conoscenza della verità filosofica e teologica.
Già ora si può intuire il ruolo centrale ricoperto dall’enciclica Aeternis Patris rispetto alla totalità del magistero di Leone XIII; tale ruolo sarà sottolineato dal papa stesso nell’enciclica Annum ingressi del 1902, pubblicata in occasione del venticinquesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio. Manifestando l’ordine logico in cui devono essere lette le sue encicliche, Leone XIII pone alla loro base l’Aeterni Patris perché in essa viene analizzato il rapporto tra fede e ragione, cioè il nodo concettuale dalla cui impostazione deriva, per successive applicazioni, l’intera cultura.
Il Papa invita a considerare esemplare la filosofia di san Tommaso (1225-1274) per il modo di filosofare che utilizza; l’Aquinate «distinse accuratamente, come si conviene, la ragione dalla fede; ma stringendo l’una e l’altra in amichevole consorzio, di ambedue conservò interi i diritti, e intatta la dignità, in modo che la ragione, portata al sommo della sua grandezza sulle ali di san Tommaso, quasi dispera di salire più alto; e la fede difficilmente può ripromettersi dalla ragione aiuti maggiori e più potenti di quelli che ormai ha ottenuto grazie a San Tommaso ». Proprio la lettura dell’Aeterni Patris farà maturare in Etienne Gilson (1884- 1978) la coscienza dell’identità della filosofia “cristiana”: è “cristiana” quella filosofia che non rompe l’unità di fede e ragione. Non dunque una dottrina, ma l’idea che anche la fede è una forma di conoscenza e, precisamente, è conoscenza basata sulla testimonianza; come tale la fede può valorizzare e difendere e, a sua volta, essere valorizzata e difesa dalla conoscenza fondata sull’evidenza del fatti empirici, dei procedimenti logici e dei principi.
Mons. Pangallo, studioso della Aeterni Patris, osserva che nell’enciclica di Leone XIII possono essere identificate quattro funzioni della filosofia in relazione alla teologia: una funzione “propedeutica” in quanto, esplicitando le premesse razionali della fede, la filosofia conduce l’uomo a riconoscere la ragionevolezza della rivelazione; una funzione “pedagogica” in quanto l’intelletto spinge la fede a penetrare il senso delle verità rivelate; una funzione “critica” in quanto offre alla teologia le leggi logiche e le strutture argomentative, che le consentono di costituirsi come sapere scientifico; infine, una funzione “apologetica”, in quanto difende la ragionevolezza della fede dagli attacchi che subisce ad opera di sistemi di pensiero nati da visioni riduttive della fede o della ragione.
L’enciclica Fides et ratio (1998) di Giovanni Paolo II mette in luce che questi compiti della filosofia continuano ad essere attuali ed urgenti; entrando in dialogo con il pensiero del proprio tempo, come già aveva fatto Leone XIII con l’Aeterni Patris, Giovanni Paolo II descrive uno scenario in cui la ricerca della verità appare offuscata e la filosofia smarrita nelle sabbie mobili di un generale scetticismo, non solo all’esterno del mondo cattolico, ma anche al suo interno, e impegna la propria autorità per riaffermare la necessità e il valore della filosofia come ricerca della verità.
RICORDA
«Per la verità, sopra tutti i Dottori Scolastici, emerge come duce e maestro San Tommaso d’Aquino, il quale, come avverte il cardinale Gaetano, “perché tenne in somma venerazione gli antichi sacri dottori, per questo ebbe in sorte, in certo qual modo, l’intelligenza di tutti” . Le loro dottrine, come membra dello stesso corpo sparse qua e là, raccolse Tommaso e ne compose un tutto; le dispose con ordine meraviglioso, e le accrebbe con grandi aggiunte, così da meritare di essere stimato singolare presidio ed onore della Chiesa Cattolica. Egli, d’ingegno docile ed acuto, di memoria facile e tenace, di vita integerrima, amante unicamente della verità, ricchissimo della divina e della umana scienza a guisa di sole riscaldò il mondo con il calore delle sue virtù, e lo riempì dello splendore della sua dottrina. Non esiste settore della filosofia che egli non abbia acutamente e solidamente trattato, perché egli disputò delle leggi della dialettica, di Dio e delle sostanze incorporee, dell’uomo e delle altre cose sensibili, degli atti umani e dei loro principi, in modo che in lui non rimane da desiderare né una copiosa messe di questioni, né un conveniente ordinamento di parti, né un metodo eccellente di procedere, né una fermezza di principi o una forza di argomenti, né una limpidezza o proprietà del dire, né facilità di spiegare qualunque più astrusa materia».
PER SAPERNE DI PIÙ…
Mario Pangallo, L’enciclica Aeterni Patris di Leone XIII e il neotomismo. Guida sicura tra immanentismo e irrazionalismo. Relazione all’incontro di studio su Leone XIII della Pontificia Università Lateranense per il bicentenario della nascita, in L’Osservatore Romano, 1-2 marzo 2010.
Etienne Gilson, Le philosophe et la théologie, A. Fayard, 1960.
Augusto Del Noce, Pensiero della Chiesa e filosofia contemporanea, Studium, 2005.