Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

12.12.2024

/
Le derive del pensiero di Cartesio
31 Gennaio 2014

Le derive del pensiero di Cartesio

Era un credente, ma in molti punti il suo pensiero contrasta radicalmente con il cristianesimo, con la filosofia realista e con l’antropologia personalista

 
 
Renè Descartes, italianizzato in Cartesio, è un autore di svolta radicale nella storia della filosofia. Nei suoi scritti, infatti, si trovano dei concetti e delle argomentazioni che hanno influenzato profondamente la filosofia successiva, che non di rado si è posta nel suo solco oppure in esplicita contrapposizione. Sebbene Cartesio fosse un credente, molti suoi concetti entrano in rotta di collisione con una visione cristiana, metafisica e realista del mondo e dell’uomo. Vediamo di seguito alcuni esempi al riguardo, senza alcuna pretesa di esaustività.

1) Cartesio sottopone al dubbio metodico le fonti della conoscenza (i cinque sensi, l’esperienza, i ragionamenti, le deduzioni matematiche, ecc.) concludendo che l’unica certezza indubitabile per il soggetto che conosce è la certezza riguardo al proprio cogito: di tutto posso dubitare fuorché del fatto che sto dubitando, perché se dubito di dubitare sto appunto dubitando (non possiamo qui addentrarci oltre nell’interpretazione di questo argomento sul quale sono stati versati fiumi di inchiostro: bisognerebbe, per esempio, rilevare che il principio di non contraddizione è una verità ben più basilare del cogito).
Ora, da un lato questa argomentazione ha una positiva valenza antiscettica, perché smentisce la tesi scettica che afferma che è impossibile conoscere alcunché di certo; dall’altro il filosofo francese sostiene anche che noi conosciamo direttamente non già la realtà bensì le rappresentazioni che si trovano nella nostra mente, i nostri contenuti mentali, in particolare conosciamo di essere cogitanti, percepiamo la nostra attività di pensiero. E per Cartesio noi non abbiamo un contatto conoscitivo diretto con la realtà, perciò abbiamo bisogno di una garanzia della corrispondenza tra le nostre idee intramentali e la realtà extramentale. È un enorme rovesciamento di prospettiva rispetto alla gnoseologia (dottrina filosofica della conoscenza) di quasi tutti i predecessori. Per buona parte degli autori realisti, per esempio per Aristotele, infatti, noi conosciamo direttamente la realtà, l’essere, e, poi, a partire da questa conoscenza, sulla scorta dei referti che ci provengono dai cinque sensi, otteniamo di seguito i concetti mentali (da cui poi ne possiamo dedurre altri). Così, mentre per Aristotele noi conosciamo la realtà e poi nella nostra mente si producono delle immagini e dei concetti corrispondenti, invece per Cartesio noi conosciamo le immagini intramentali, e abbiamo bisogno di sincerarci se esse hanno un corrispondente nella realtà: tutto ciò che passa per la nostra mente potrebbe essere un sogno, potrebbe essere una produzione intramentale di rappresentazioni, una sorta di filmato che scorre nella nostra mente a cui non corrisponde nulla nella realtà o comunque a cui corrisponde una realtà molto diversa (come succede nel film Matrix dove gli esseri umani hanno il cervello collegato a delle macchine che fanno comparire nella loro mente delle immagini fittizie).
Non ci interessa seguire Cartesio nella sua (non convincente) soluzione del cosiddetto “problema del ponte” tra la mente e la realtà, bensì segnalare che la sua speculazione è decisiva per la formulazione del cosiddetto dualismo gnoseologico, cioè la tesi – molto frequente dai successori di Cartesio fino ai giorni nostri – secondo cui la nostra ragione non è capace di conoscere l’essere e dunque non può conoscere la verità. Così, Cartesio, che aveva l’intenzione di debellare lo scetticismo, finisce per predisporlo e con ciò finisce per predisporre anche il relativismo, sia circa la realtà in generale sia circa il bene/male. Il risultato, non voluto da Cartesio ma predisposto, è l’affermazione, oggigiorno assai frequente, dell’impossibilità di conoscere la verità sul mondo, sul senso della vita, su Dio, sull’immortalità dell’anima, sul bene/male, ecc. Il che è evidentemente in antitesi con il cristianesimo.

2) Cartesio non solo afferma che la certezza basilare è quella di cogitare, ma sostiene inoltre che l’uomo è un essere la cui essenza consiste nel pensare. Anche qui il rovesciamento è radicale e la comparazione, già con Aristotele e specialmente con Tommaso d’Aquino, è istruttiva. Per Tommaso il pensare è un’attività del soggetto, un’attività che il soggetto può compiere o non compiere e che non coincide con la sua essenza: il soggetto è tale anche se non pensa, è tale perché ha la capacità potenziale di pensare, per essere uomo non ha bisogno di pensare attualmente. Per Cartesio, invece, il pensare (e non la capacità potenziale di farlo) è costitutivo dell’essenza dell’uomo. Ciò significa che un essere che non pensa non va considerato persona. Le conseguenze di questo discorso in ambito antropologico e bioetico sono enormi: gli embrioni e le persone in stato (cosiddetto) “vegetativo” non vanno considerate persone, dunque risulta lecito ucciderli con l’aborto e con l’eutanasia. Cartesio non si rende conto di queste implicazioni della sua antropologia, ma oggigiorno molti autori pro aborto e pro eutanasia riformulano più o meno la sua argomentazione, sostenendo che un essere che appartiene alla specie umana è persona solo se esercita attualmente la consapevolezza.

3) Un altro punto di contrasto tra Cartesio e il pensiero cristiano risiede nel rapporto con la tradizione. Per un cristiano quest’ultima è un giacimento di insegnamenti, da non seguire pedissequamente ma comunque da tenere in considerazione per vivere, perché la storia è magistra vitae (maestra di vita) e la ricerca della verità si svolge anche grazie ai contributi dei predecessori. Invece Cartesio rifiuta la tradizione e i risultati conoscitivi degli uomini che lo hanno preceduto dall’inizio della storia umana e ritiene di essere in grado di individuare una sorta di “punto zero” della conoscenza, quello da cui lui ritiene di partire (in realtà non è così), facendo tabula rasa di tutte le conoscenze precedenti (parziale eccezione è l’ambito morale, dove egli elabora una “morale provvisoria” che tiene in considerazione, in una certa misura, il senso morale comune).

4) Inoltre, Cartesio si contrappone al pensiero cristiano, anche perché è un autore volontarista. Il che vuol dire che mentre Tommaso afferma l’esistenza di una moralità intrinseca delle azioni e dimostra l’esistenza di atti sempre malvagi, come commettere adulterio, bestemmiare, schiavizzare, torturare, assassinare, ecc., al contrario per Cartesio la moralità delle azioni non è intrinseca, bensì è conferita dall’esterno, dalla decisione di Dio, che potrebbe decidere di rendere buoni l’adulterio, la bestemmia, l’assassinio, ecc.

5)
Ancora, Cartesio professa anche un dualismo ontologico, cioè afferma che la realtà è suddivisa in due parti radicalmente divise: la parte spirituale-pensante e quella materiale-estesa (inoltre, per fare solo un accenno al meccanicismo cartesiano, i corpi sono per lui mere macchine, non hanno un principio intrinseco di configurazione, una forma). Quest’ultima è considerata mera materia totalmente disponibile, utilizzabile e, se c’è un motivo, anche devastabile. Ne consegue, presto o tardi, il tracollo dell’atteggiamento di rispetto verso il mondo prescritto dal cristianesimo: per quest’ultimo il mondo può sì essere utilizzato, ma non devastato, perché piuttosto l’uomo deve amministrarlo, rendendo conto al Creatore.

6) Infine, Cartesio è un autore che professa un dualismo antropologico (correlato a quello ontologico nonché al cogito), cioè dissocia il corpo dall’anima pensante, e afferma che solo quest’ultima costituisce l’uomo, riducendo il corpo a mero strumento. Per contro, per Tommaso (ma già per Aristotele) e in generale per la dottrina cristiana, anima e corpo sono profondamente uniti e compenetrati e l’uomo è la loro unione, cosicché il corpo non è uno strumento bensì una dimensione costitutiva della persona. In tal modo, l’antropologia cartesiana ha condotto, presto o tardi, ad una banalizzazione del sesso (se il corpo è una cosa scissa da me posso utilizzarlo a mio piacimento), alla liceità del rifiuto della struttura biologica maschile/femminile con cui si nasce (cosicché l’ideologia del gender sostiene la liceità di cambiare sesso chirurgicamente e di vivere a proprio piacimento da maschio, femmina, bisessuale, omosessuale, transgender, perché il sesso biologico non conta nulla, conta solo come uno si sente), nonché ad una svalorizzazione del corpo (che oggigiorno è considerato totalmente modificabile dalla filosofia del enhancement [cioè superamento] dell’umano, che si prefigge di oltrepassare l’uomo).
Questo dualismo antropologico è anche concausa dell’esecrabile modo di trattare i malati tipico di molti medici, quelli che si rapportano ai loro pazienti non considerandoli come persone, bensì focalizzandosi solamente sui loro organi, parti di corpo, arti, ecc. («il femore della stanza 5», «il trapiantato della stanza 21», ecc.). Ovviamente, le precedenti tesi cartesiane esposte, tra l’altro molto rapidamente e con delle inevitabili semplificazioni, sono solo alcuni aspetti del cartesianesimo.
Manca lo spazio per discuterle: il lettore può trovare qualche critica ad alcune tesi simili a quelle cartesiane in due miei articoli sul Timone (per una critica della tesi 2 cfr. il Timone n. 72, pp. 30-31 e per una critica della tesi 6 cfr. il Timone n. 96, pp. 30- 31) e può leggere altri argomenti di e contro Cartesio in particolare in un recente libro (tra i molti segnalabili, cfr. bibliografia) di Antonio Malo.
Per saperne di più…

Antonio Malo, Cartesio e la postmodernità, Armando, 2011.
Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Società Editrice Dante Alighieri, 1996, vol. II, pp. 179-214.
Sofia Vanni Rovighi, Istituzioni di filosofia, La Scuola, 1982, pp. 19-30.

 
 
 
 

 

IL TIMONE  N. 104 – ANNO XIII – Giugno 2011 – pag. 30 – 31

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista