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12.12.2024

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Le dieci “PIAGHE”
31 Gennaio 2014

Le dieci “PIAGHE”

 

 

 
 

Mosè non poteva dire a Jetro, suo suocero, a quale missione il Signore lo aveva chiamato e gli chiese di poter tornare in Egitto per rivedere i suoi fratelli. Poiché avrebbe potuto rimanere a lungo in Egitto, sembrò cosa ovvia che portasse con se la moglie e i figli.
Durante il viaggio, deve pernottare in un albergo e lì si sente molto male. Che cosa vuoi farci capire il Signore? Forse che egli non ha circonciso suo figlio. Allora Zippora, sua moglie, esegue sul figlio quel piccolo intervento, ma con astio verso Mosè e lo chiama «sposo di sangue». Ed è questa l'occasione perché ella, piena di livore, decida di tornare alla casa di suo padre.
Mosè vede in questo un atto provvidenziale di Dio. Egli ora è libero e si incammina verso l'Egitto. È scritto che: «Il Signore disse ad Aronne: "Va' incontro a Mosè nel deserto!". Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò. Mosè riferì ad Aronne tutte le parole con le quali il Signore lo aveva inviato e tutti i segni con i quali l'aveva accreditato». Fu certamente quello, per entrambi, un momento di gioia indicibile. Iddio si era degnato di parlare a loro come ad Abramo. A Mosè aveva rivelato il suo essere eterno. C'era di che gioire in un'esaltazione spirituale veramente grande che rendeva facile il loro cammino verso l'Egitto.
Ed eccoli, finalmente insieme, a una grande adunanza degli anziani d'Israele. Aronne riferisce le parole dette da Dio a Mosè, e compie quei prodigi che il Signore aveva compiuto dinanzi a Mosè presso il roveto ardente e che dovevano convincere i figli d'Israele dell'Onnipotenza di Dio.
È scritto che essi: «si inginocchiarono e adorarono». Il primo ostacolo, tanto temuto da Mosè, di non essere creduto e accettato dai suoi fratelli era stato superato. Ora bisognava affrontare il faraone.
Mosè e Aronne si recano alla sua presenza e gli annunciano un preciso ordine del loro Dio: «Dice il Signore, il Dio d'Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto». La risposta del faraone è tracotante e ingiuriosa: «Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciar partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele!».
Mosè e Aronne insistono; il faraone non solo non li ascolta ma ordina ai sorveglianti del popolo che gli ebrei, dovendo consegnare ogni giorno il numero di mattoni stabilito, non siano provvisti della paglia necessaria per fabbricarli. Quella paglia dovranno procurarsela da soli. Ciò richiederà loro del tempo e, non potendo consegnare il numero di mattoni prescritto per ogni giorno, saranno puniti. Il primo risultato dell'incontro di Mosè e Aronne con il faraone fu dunque disastroso.
Gli scribi degli israeliti li ritennero responsabili di quella sciagura e Mosè, che non poteva prevedere una così crudele reazione del faraone, non può fare altro che rivolgersi al Signore: «Mio Signore, perché hai maltrattato questo popolo? Perché dunque mi hai inviato? Da quando sono venuto dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha fatto del male a questo popolo e tu non hai per nulla liberato il tuo popolo».
Egli è costernato per l'aggravarsi delle sofferenze dei suoi fratelli, ma non può prevedere i tremendi castighi che piomberanno sull'Egitto. Quei castighi vennero definiti «piaghe» d'Egitto e saranno dieci. La prima sarà il mutarsi dell'acqua del Nilo in sangue. Dopo ogni castigo, il faraone prometteva di lasciar partire Israele ma, cessato il castigo, rinnegava la sua decisione. La seconda piaga sarà un'inverosimile invasione di rane; la terza fu la moltiplicazione di zanzare; la quarta piaga fu l'invasione di innumerevoli mosconi in ogni casa e nella reggia del faraone. La quinta piaga sarà una morìa del bestiame, di proporzioni enormi; la sesta sarà la formazione di ulcere pustolose su uomini e bestie; la settima sarà una grandinata violentissima che devasterà le piantagioni; l'ottava sarà un'invasione di cavallette che divoreranno quanto la grandine non aveva distrutto; la nona piaga porterà tre giorni di tenebre su tutto l'Egitto, così che nessuno osava muoversi da dove si trovava. Dopo questa piaga, finalmente, il faraone disse a Mosè: «Partite, servite il Signore». Il Signore ha vinto. Ora verrà istituita la Pasqua, di cui si parlerà in seguito. Ma prima che gli ebrei lascino l'Egitto, il Signore colpirà gli egiziani con il più tremendo dei castighi: la morte dei primogeniti. Il faraone «convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: "Alzatevi e abbandonate il mio popolo voi e gli israeliti. Andate a servire il Signore come avete detto… Benedite anche me"».

IL TIMONE – N. 42 – ANNO VII – Aprile 2005 pag. 60

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