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12.12.2024

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Le nuove Tavole della Legge
31 Gennaio 2014

Le nuove Tavole della Legge

 

 

 
 

L’assenza di quaranta giorni di Mosè dall’accampamento fu l’occasione perché molti figli d’Israele rivelassero quanto era radicata in loro l’idolatria appresa dagli egiziani e quanto era grande la loro incapacità a riconoscere l’onnipotenza del loro Dio che, dopo averli liberati dalla schiavitù dell’Egitto, aveva compiuto per loro opere strepitose. Forse la loro cecità spirituale derivava da uno stato di immoralità esploso nelle orge fatte dinanzi al vitello d’oro.
Molti figli d’Israele erano preda di satana che acceca le anime e il Signore volle farli morire. Ciò che, a tutta prima, può impressionare chi legge gli ultimi versetti del capitolo 32 del libro dell’Esodo è che viene ascritta a titolo di merito l’eroica capacità dei leviti di agire contro i propri amici, fratelli, figli che avevano adorato il vitello d’oro e si erano abbandonati a orge frenetiche. Questa idolatria era l’espressione di una stoltezza blasfema che solo lo spirito di satana poteva generare. Contro questo peccato gravissimo i figli di Levi, rimasti fedeli al Signore, divengono il braccio di Dio per far perire quelli che avevano con loro strettissimi legami di sangue.
Questo evento, che può gettare alcuni nella costernazione, troverà un riscontro nelle parole che un giorno dirà il Figlio di Dio: «Chi ama il padre o la madre… il figlio o la figlia più di me non è degno di me» (Mt 10,37). Qui il verbo amare significa preferire fare la volontà dei propri cari piuttosto che quella di Dio. Quello che, in questo passo dell’Esodo, può a tutta prima essere giudicato un genocidio, acquista agli occhi di Dio il valore di una fedeltà a lui fino all’eroismo. Non si può impunemente voltare le spalle all’Onnipotente, calpestarne la santità, adorare il simulacro di una bestia al posto di Dio. Egli è il creatore dell’universo. Coloro che avevano acconsentito alle seduzioni di satana non erano degni di vivere. C’era voluta quella lezione tremenda perché il popolo ebreo facesse lutto e deponesse i suoi ornamenti.
Mosè aveva piantata una tenda fuori dall’accampamento e l’aveva chiamata la tenda del convegno. Lì si manifestava il Signore. È scritto che «il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro», ma egli non poteva vedere il suo volto. La presenza di Dio era segnalata da una colonna di nube all’ingresso della tenda. Mosè pregò il Signore di essere la guida del suo popolo e il Signore gli accordò questa grazia. Ma quando chiese di poter vedere il suo volto, il Signore gli disse: «tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo… vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere». Quanto cammino doveva fare il popolo di Dio per giungere a quanto scrive san Giovanni apostolo nella sua prima lettera: «Lo vedremo così come egli è». E questo comporterà l’essere simili a lui. Il Figlio di Dio annuncerà un evento spirituale impensabile al tempo di Mosè: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Il sospiro di certe anime di vedere il Signore doveva essere esaudito. Era però necessaria quella nuova nascita di cui parlò Gesù a Nicodemo, da acqua e da spirito, dopo che il Figlio di Dio sarebbe stato innalzato, cioè crocifisso per la salvezza di tutto il genere umano.

Anna Maria non è più tra noi

Anna Maria Cenci ha concluso il suo pellegrinaggio terreno lo scorso 22 febbraio. Era nata il 7 aprile 1922 a Milano e collaborava con il Timone dai primi numeri. Lascia il marito Annibale Zana e un figlio, Lodovico, che insegna a Treviglio nella scuola dei salesiani.
I più la conoscono per le seguitissime trasmissioni sulla Sacra Scrittura che teneva ogni martedì mattina a Radio Maria, ma, con l'aiuto del marito, redattore nella sezione libri di Mondadori per oltre trent'anni, ha scritto molte opere dedicate a temi inerenti la Bibbia, la sua grande passione. Intensissimo il suo apostolato attraverso conferenze e incontri di preghiera, sempre sulla base della Sacra Scrittura.
Non essendo questa la sede per una raccolta bibliografica completa, ci limitiamo a segnalare alcune delle sue principali opere, cominciando dall'ultima, pubblicata da Gribaudi: Dalla scienza alla fede (2006); a questa si possono aggiungere, fra le molte altre, della stessa editrice, La parola di Dio nel Vangelo di Giovanni, con prefazione di mons. Enrico Galbiati (1998), gli Atti degli Apostoli (2003), l'Apocalisse di san Giovanni (2001) Sara, Agar; Maria (2002), un testo sul rapporto fra le religioni ebraica, cristiana e musulmana; importanti sono i commenti alle diverse lettere di san Paolo, pubblicati da Gribaudi. Di altre case editrici ricordiamo I Sei Giorni della Creazione e il Peccato Originale. Meditazioni, Progetto editoriale mariano, Vigodarzere (Pd), 2002 e La Parola di Dio nel Vangelo di Matteo, Piemme, Casale Monferrato, 1995, anch'essa prefata da mons. Galbiati.
I redattori del Timone profondamente addolorati piangono questa assenza e pregano Dio, infinita misericordia, per l'anima buona della nostra preziosa collaboratrice.

IL TIMONE – N. 52 – ANNO VIII – Aprile 2006 – pag. 60

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