15.12.2024

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Le piaghe della Chiesa
31 Gennaio 2014

Le piaghe della Chiesa

Il beato Antonio Rosmini, mosso da amore per la Sposa di Cristo, ne denunciò i mali per suggerire come risanarla. Alcuni di essi sono ancora attuali…

Esiste una particolare forma di apologetica che consiste nel rilevare gli errori commessi dai fratelli nella fede, al fine di correggerli e permettere così alla comunità dei credenti, cioè alla Chiesa, di mostrare il suo volto più luminoso e di offrire una coerente testimonianza del Vangelo. Si tratta di una critica che viene mossa sulla scorta di quanto insegna in varie occasioni il Nuovo Testamento, che invita ad ammonire l’errante con autentica carità, affinché si ravveda e possa seguire il Signore con maggiore fedeltà: a tale proposito, ricordo, tra gli altri, i passi del Vangelo di san Luca 17,3, della Prima Lettera di san Paolo ai Tessalonicesi 5,14 e della Lettera di san Giacomo 5,19-20.
Certo, per potersi arrogare il diritto di criticare la Chiesa stessa – meglio: il comportamento di alcuni suoi uomini – è necessario possedere una fede solida, una carità limpida e qualità spirituali di alto valore. Certamente tutto ciò non mancava ad Antonio Rosmini, uno dei massimi filosofi e teologi italiani di tutti i tempi, che scrisse una celebre opera intitolata Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, un testo sicuramente apologetico, ovvero finalizzato alla difesa sia della verità cristiana sia della Chiesa stessa, sebbene vòlto a denunciare alcuni gravi errori commessi proprio da parte di alcuni uomini facenti parte della comunità ecclesiale.
Che Rosmini avesse le carte in regola per alzare la voce contro coloro che deturpavano il volto della cattolicità è stato definitivamente sancito a Novara il 18 novembre del 2007, quando il Cardinale Josè Saraiva Martins lo ha solennemente proclamato Beato.

Cenni biografici

Antonio Rosmini Serbati nacque a Rovereto, in una famiglia di rango assai elevato, il 24 marzo del 1797, e morì a Stresa il 1° luglio del 1855. Ordinato prete nel 1821, dopo anni di studio che avevano messo in luce la brillantezza della sua intelligenza, venne incoraggiato sia dal Papa Pio VII che dal suo successore Pio VIII a continuare a percorrere la strada della filosofia, cosa che egli fece per tutta la vita, scrivendo opere di assoluto valore.
In Rosmini il fecondo impegno intellettuale si trovò costantemente unito all’amore evangelico, il cui frutto più bello fu la fondazione dell’Istituto della Carità, una famiglia religiosa, formata da un ramo maschile e da uno femminile, ancor oggi esistente, che testimonia l’elevatezza spirituale del padre fondatore.
Durante la sua esistenza, il pensatore di Rovereto fu oggetto di aspre critiche e si trovò spesso al centro di polemiche anche a motivo dell’attiva partecipazione alle vicende del Risorgimento. Pure sul piano teologico, le sue tesi suscitarono numerosi sospetti che, poi, col tempo, sono stati del tutto fugati. La sincera amicizia di uomini quali Alessandro Manzoni e Niccolò Tommaseo gli fu di conforto.

Le Cinque piaghe
Come si è accennato, ad Antonio Rosmini si deve la redazione, avvenuta fra il 1832 e il 1833, dell’importante scritto Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, pubblicato a Lugano nel 1848 e l’anno successivo inserito nell’Indice dei libri proibiti. A guidare il Roveretano nella stesura di questo libro fu certamente l’amore per la Chiesa: non casualmente, mai da parte sua ci furono atti di ribellione e sempre egli si sottomise alle autorità, mostrando piena obbedienza.
La prima piaga, quella «della mano sinistra », viene ravvisata da Rosmini nella «divisione del popolo dal Clero nel pubblico culto»: egli ritiene che i fedeli non siano in grado di comprendere appieno i riti e le preghiere, soprattutto a causa della difficoltà del linguaggio usato dai sacerdoti.
La seconda, detta «della mano dritta», consiste nella «insufficiente educazione del clero».
La terza, «del costato», è rappresentata dalla «disunione de’ Vescovi».
La quarta piaga, «del piede destro», risiede nel fatto che «è la nomina de’ Vescovi abbandonata al potere laicale»: Rosmini rivendica la libertà della Chiesa di fronte alla volontà del potere civile di condizionarla, soprattutto per quanto riguarda l’elezione dei pastori delle varie diocesi.
Infine, la quinta e ultima piaga, «del piede sinistro», viene individuata dal Beato nella «servitù de’ beni ecclesiastici», ovvero nell’eccessiva preoccupazione che la Chiesa mostra nei confronti delle ricchezze materiali, cosa che mina alla radice la sua libertà e la sua fedeltà al Vangelo.

Retta intenzione

Nell’Avvertimento con il quale inizia l’opera, Rosmini, riferendosi a se stesso, scrive queste significative parole: «Egli riconosce pienamente la santità, la dottrina, lo zelo infaticabile di tanti venerabili Prelati e sacerdoti che combattono valorosamente le guerre del Signore, e conducono con assidue fatiche le anime alla salute: che fosse alienissimo dall’animo suo il detrarre menomamente ai loro meriti ed alle loro corone ne chiama in testimonio lo stesso Signore». In effetti, Rosmini era rimasto amareggiato dal fatto che alcune critiche contenute nelle Cinque piaghe avessero potuto offendere il buon nome del clero e ribadisce con forza che, nello scrivere l’opera, le sue intenzioni erano buone e che mirava soltanto ad aiutare la Chiesa a correggere gli sbagli commessi da alcuni suoi esponenti. Egli volle rivedere con la massima cura l’ultima edizione del suo scritto proprio per evitare equivoci e fraintendimenti, affinché nessuno potesse dubitare che nel redigerla era stato mosso soltanto dall’amore per il Signore Gesù Cristo e per la sua diletta Sposa.

Attualità di Rosmini
Si è spesso discusso dell’attualità del messaggio rosminiano e più volte si è ripetuto che il grande Roveretano è stato un anticipatore del Concilio Vaticano II. Al di là delle diverse interpretazioni che si possono dare intorno a tali questioni, sembra utile e opportuno affermare che l’atteggiamento spirituale manifestato da Rosmini nel comporre le Cinque piaghe è quello di un autentico apologeta interessato a indicare i difetti della Chiesa in nome dell’amore e della fedele obbedienza che a essa lo legano. A questo riguardo, egli è sicuramente portatore di una lezione che tutti oggi dovrebbero seguire con particolare convinzione.

Ricorda

«Noi, accogliendo il desiderio del Nostro Fratello Renato Corti, Vescovo di Novara, e di molti altri Fratelli nell’Episcopato e di molti fedeli, dopo aver avuto il parere della Congregazione delle Cause dei Santi, con la Nostra Autorità Apostolica concediamo che il Venerabile Servo di Dio Antonio Rosmini, presbitero, fondatore dell’Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza – Rosminiane, che, attingendo alla Divina Sapienza, si è dedicato all’investigazione del mistero di Dio e dell’uomo e ha speso la sua esistenza nel ministero pastorale, d’ora in poi sia chiamato Beato e che si possa celebrare la sua festa nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto».
(Benedetto XVI, 15 novembre 2007, www.vatican.va)

IL TIMONE N. 127 – ANNO XV – Novembre 2013 – pag. 32 – 33

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