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12.12.2024

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Le vignette dell’odio contro il Papa
31 Gennaio 2014

Le vignette dell’odio contro il Papa

 

 

 

Benedetto XVI bersaglio di un dileggio becero e feroce.
I siti dei fondamentalisti islamici non perdono occasione per sbeffeggiare e minacciare il vicario di Cristo. Ma non sono stati i primi né gli unici: qualcuno in casa nostra ha insegnato loro il mestiere dell’oltraggio.

 
Papa Benedetto disegnato con una serie di svastiche addosso. È una delle “vignette dell’odio” scovate qualche tempo fa sui siti dei fondamentalisti islamici – all’epoca delle proteste musulmane per il discorso di Ratisbona – da Hamza Boccolini, giovane e coraggioso giornalista dell’Adnkronos International, e rilanciate in Italia da Dagospia e dal quotidiano Libero, che ne hanno comunque preso le distanze. Ma la rappresentazione (banale e scontata) di Ratzinger come nazista non è una novità, e soprattutto non sono stati gli estremisti dell’islam i primi a provarci, bensì i nostrani vignettisti progressisti e politicamente corretti. Uno per tutti: Vauro. Il disegnatore toscano aveva già accompagnato con scarabocchi indegni tutto il pontificato di Giovanni Paolo II. Cambiato il Papa, il bersaglio resta il Vaticano. Così, dopo aver preso di mira il cardinale Ratzinger quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, pochi giorni dopo la sua elezione al soglio pontificio Vauro lo raffigura con l’elmetto in testa e l’espressione arcigna. Titolo: “25 aprile, la cacciata del tedesco”. E lui che dice: «Ma ze zono appena arrivato». Da quel momento il vignettista dei salotti televisivi rappresenterà sempre il “suo” Ratzinger con l’elmetto, con punte di sfacciata volgarità (come sua abitudine) in occasione del referendum sulla procreazione assistita del giugno 2005. Il sito no global Indymedia va più per le spicce e mette in rete, accanto ad alcune frasi ingiuriose, un fotomontaggio col volto di Benedetto XVI sulla foto di un militare nazista: la Procura di Roma ritiene che la pubblicazione costituisca reato e chiede il sequestro del sito, ma non se ne farà nulla.
Peraltro, non dimentichiamoci che fu il quotidiano postcomunista il Manifesto a titolare, il giorno dopo l’elezione di Ratzinger, “Il pastore tedesco”, con un chiaro gioco di parole che sovrappone al significato di pastore (delle anime) il nome di una razza di cani da guardia. E, dulcis in fundo – è cronaca delle ultime settimane – il Pontefice, il suo segretario e il cardinale Ruini sono diventati bersaglio di un’accozzaglia di pseudocomici e showmen, tra cui primeggia Mauro Crozza che,nel programma Crozza Italia su La7, offre come piatto forte la parodia becera e sconclusionata di Benedetto XVI, opportunamente dotato, pure qui!, di stivaloni neri militari.
Tornando alle vignette diffuse dai fondamentalisti islamici, oltre all’equivalenza Papa tedesco = nazista, c’è anche il paragone di Ratzinger con Dracula. Un disegno raffigura infatti Benedetto con le sembianze del celebre vampiro e una scritta nella parte centrale dell’immagine che dice (testuale!): “Decapitatelo!”. Più precisamente, l’immagine mostra il Santo Padre con un filo di sangue che scorre dalla bocca e una serie di garbate scritte in arabo, del tipo “Maiale servo della croce, adora una scimmia inchiodata sulla croce”. “Odioso malvagio”. “Satana lapidato”. “Che Allah lo maledica, vampiro che succhia sangue”. Ma è appunto la scritta che campeggia in rosso nella parte centrale quella che lo minaccia direttamente, esigendo nientemeno che la sua decapitazione.
Di fronte a questi attacchi violenti al Papa (che è pur sempre il Vicario di Cristo in terra, e quindi merita il massimo rispetto), di fronte a queste minacce esplicite, non solo impallidiscono le virulente proteste di un anno fa per le famigerate vignette su Maometto pubblicate da un giornale danese (peraltro molto più innocue), ma ci si chiede: i cattolici dove sono? Salvo rare e lodevoli eccezioni, come la ferma protesta del quotidiano Avvenire e di alcuni commentatori, ci sono parse poche e deboli le reazioni nella Chiesa. Dove ci si indigna, giustamente, per la guerra in Iraq, la fame nel mondo, la discriminazione razziale, l’intolleranza verso i “diversi”, le politiche di rapina delle multinazionali, i disastri ambientali, l’effetto serra, i cibi transgenici, la caccia alle foche, l’evasione fiscale e la mancanza di legalità. Ma si resta indifferenti, o quasi, per queste ignobili offese contro il Pontefice e ciò che rappresenta.
Si dirà: perché preoccuparsi? non è un fenomeno nuovo. Ricordando in proposito le blasfeme vignette all’epoca della breccia di Porta Pia (1870), che raffiguravano Pio IX (il beato Pio IX!) come un asino, oppure le sferzanti parole di quel brav’uomo di Garibaldi, eroe nazionale, che definiva lo stesso Papa Mastai Ferretti “un metro cubo di letame”. Ma vogliamo tornare a quei tempi?
Durante i mondiali di calcio dello scorso giugno in Germania, un sito ha seguito l’evento sportivo con una rubrica chiamata L’Osservatore Tedesco (parafrasi fin troppo evidente del titolo del quotidiano della Santa Sede L’Osservatore Romano), dove l’“osservatore” in questione è appunto Papa Ratzinger, che commenta in un grottesco e improbabile italo­tedesco le partite. Ebbene, senza dettagliare troppo, può bastare riferire questo incipit: «Frateli e pekkatori, fi kiederete perkè il papa si interessi di partite di calcio cuando prima non l’aveva mai fatto, ma io fi diko: non abbiate paura! Noi papa, nella nostra augusta infallibilità e magnanimità, abbiamo deciso che essere importante per kiesa kattolika tornare a mettere bocca in tutti settori di vita quotidiana di voialtri cialtroni». Più o meno è il linguaggio di Crozza quando imita (male) il Papa.
Si potrebbe obiettare: il fenomeno è circoscritto, in realtà la popolarità di Benedetto e l’affetto dei fedeli sono in aumento. È vero, ma anche ai tempi di Pio IX c’era un popolo in stragrande maggioranza cattolico (e praticante). Eppure il potere massonico e anticlericale ha prevalso, con tutto quello che ne è conseguito, in termini di persecuzione della Chiesa e delle sue istituzioni,  per sradicarne la presenza nella società. Oggi riaccade la stessa cosa. E in fondo una vignetta di Vauro o una battuta di Fiorello sono l’altra faccia della medaglia di un editoriale di Scalfari su Repubblica. Per questo bisogna vigilare e pregare. E magari far sentire più forte la propria voce in difesa del Papa. Indigniamoci pure per le feroci vignette degli integralisti islamici contro la Chiesa, la fede cattolica e il Papa, ma senza dimenticare i rigurgiti anticlericali di casa nostra. E la libertà di espressione qui c’entra poco: esigiamo almeno lo stesso rispetto che viene sbandierato quando sono presi di mira Maometto e l’islam.

 

 
 
 
IL TIMONE – N. 58 – ANNO VIII – Dicembre 2006 – pag. 12 – 13

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