Fabbricare artificialmente l’uomo, modellarlo a nostro piacere è una tentazione diabolica.
I recenti fatti riguardanti la manipolazione genetica e l’eutanasia, ammessa in Olanda sui bambini sotto i 12 anni – neonati inclusi -, hanno riproposto all’attenzione un tema ricorrente nella storia: il tentativo dell’uomo di migliorare la propria razza per “elevare” la qualità della vita. Come? Eliminando i diversi e i più deboli, cioè i deformi, i menomati, i meno dotati. Ma ciò impone qualche domanda.
Perché la Chiesa si è sempre opposta agli interventi eugenetici? E prima: qual è la natura dell’uomo e cosa sono la scienza e la tecnica biomediche che sempre più consentono all’uomo di prendere in mano il proprio destino?
Sul punto, la Donum vitae avverte che «in forza della sua unione sostanziale con un’anima spirituale, il corpo umano non può essere considerato solo come un complesso di tessuti, organi e funzioni, né può essere valutato alla stessa stregua del corpo degli animali, ma è parte costitutiva della persona che attraverso di essa si manifesta e si esprime» (n. 3).
Sant’lreneo aggiunge: «L’uomo che vive è la gloria di Dio», poiché «il sangue di Cristo manifesta come l’uomo sia prezioso agli occhi di Dio e come sia inestimabile il valore della sua vita» e perché «tutto nel creato è ordinato all’uomo e tutto è a lui sottomesso».
Circa, poi, la scienza e la tecnica, definite preziose risorse, esse sono «ordinate all’uomo da cui traggono origine e incremento, e attingono dalla persona e dai suoi valori morali l’indicazione della loro finalità e la consapevolezza dei loro limiti» (D.V., 2).
Quindi, l’uso della diagnosi prenatale diretta all’aborto selettivo, che è l’eliminazione degli embrioni affetti da patologie genetiche o difetti, come il ricorso alla sterilizzazione di individui non ritenuti atti a procreare – immorale perché contro l’integrità della persona – o quello, crescente, alla FIVET costituiscono pratiche gravemente illecite. Il motivo è semplice: gli embrioni sono a pieno titolo nuovi esseri umani, per dirla con Tertulliano: «E’ già un uomo colui che lo sarà».
Ma è il genetista Lejeune che ci propone la domanda cruciale, poiché mostra la vera paternità, quella diabolica: «Fabbricare artificialmente degli uomini, modellarli a nostro piacere, non è forse la tentazione dell’orgoglio assoluto? Ma non “sono io (Dio) che do la morte e faccio vivere” (Dt 32,39)? e all’uomo non fu detto: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”? (Lv 19,18)».
BIBLIOGRAFIA
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Dossier: Il ritorno di Erode
IL TIMONE N. 38 – ANNO VI – Dicembre 2004 – pag. 46