Il feto sente sapori, odori e suoni, tra cui le musiche e la voce di sua madre, e avverte il dolore in modo più acuto di un bambino più grande. Avere dei figli ad età avanzata e concepirli in provetta comporta rischi per la loro salute.
Il dolore del feto
E il feto sente il dolore. Dalla metà della gestazione almeno ha in atto tutte le strutture stimolo doloroso, e sappiamo che lo avverte anche in modo più profaccia un bambino più grande. La certezza che il feto senta dolore viene dallo studio del feto uscito precocemente dall'utero, cioè del prematuro, ma solo dagli anni '80 si è avuto il riconoscimento certo della sua capacità di sentire il dolore, che oggi nessuno più nega. Ma anche in utero il feto può sentire dolore, tanto che J. Fisk ha dimostrato che se il feto da 16-18 settimane di gestazione va incontro a stimoli dolorosi, produce ormoni da stress esattamente come un adulto. Paradossalmente, con fredda logica, in Francia hanno allora proposto di anestetizzare il feto prima di praticare l'interruzione di gravidanza.
Scarsa tutela
Dunque il feto sente dolore, sapore, odori, suoni, ricorda; addirittura sappiamo da studi elettroclinici che può sognare in utero. Tuttavia, questo livello della vita che così dimostra una pienezza di caratteristiche umane, ha una scarsa tutela. Addirittura di lui si prende cura (caso unico se confrontato con altre epoche della vita) non un medico specifico solo per quell’età della vita, ma esperto anche di menopausa, tumori mammari e pubertà.
Nuovi rischi
Cosa vuoi dire che manca la tutela anche dal punto di vista culturale, cioè di comportamento sociale, per la vita prenatale?
L'età della prima maternità è sempre più procrastinata; ma un figlio a 40 anni non è la stessa cosa che a 20. Rischi dell'età materna avanzata possono essere: mortalità neonatale, aborto spontaneo, gravidanza ectopica (cioè destinata a non arrivare al parto) o gravidanza gemellare, malformazioni congenite. Negli ultimi anni è stato segnalato che «il recente aumento di nascite di bambini di basso peso (<.2500 g) e di parti prematuri è in parte legato al fenomeno del concepimento in età superiore a 35 anni», Sempre più spesso si ricorre all'amniocentesi, pratica rischiosa per la vita e la salute del feto.
Trovo strano, inoltre, che non si rifletta sul destino dei bambini concepiti artificialmente, come se un figlio concepito in provetta non avesse in assoluto rischi per la salute maggiori di un bambino concepito naturalmente. Alcuni legano gli effetti negativi non solo alla gemellarità spesso indotta da questa tecniche, ma anche ad altre alterazioni del normale concepimento: «molti bambini nati da fecondazione in vitro, scrive Bo Stromberg sulla rivista Lancet, sono sani, ma hanno un aumentato rischio di disabilità neurologica». E un editoriale dello stesso numero aggiunge: «I bambini concepiti in Svezia con fertilizzazione in vitro hanno un rischio tre volte maggiore di paralisi cerebrale rispetto a quelli concepiti naturalmente». La letteratura scientifica non lesina prove. in questo senso, basterebbe leggerla. Non è difficile capire quali rischi si corrano dunque dal trattare senza le cautele necessarie la vita prenatale. Si capisce qual è il livello di sensibilità di questo nuovo membro della famiglia e come abbia caratteristiche assolutamente inimmaginate.
Cosa impedisce allora di trattarlo per quello che è: una persona e, se malato, un paziente?
BIBLIOGRAFIA
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IL TIMONE N. 37 – ANNO VI – Novembre 2004 – pag. 52 – 53
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