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11.12.2024

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Leone IV, restauratore di Roma
31 Gennaio 2014

Leone IV, restauratore di Roma

 

 

Papa Leone IV afferma la centralità del proprio potere nella società romana. Suo il merito di aver restaurato l’antico splendore della città di Roma, ricostruendo gli edifici sacri distrutti dai saraceni e, soprattutto, fortificandola per contrastare le costanti minacce di invasione.

 

 

 

 

Nome: Leone
Data nascita: sconosciuta
Elezione: 27 gennaio 847
Incoronazione: 10 aprile 847
Durata: 8 anni, 3 mesi, 17 giorni
Data morte: 17 luglio 855
Posizione cronologica: 103

San Leone IV (847-855) è inserito nel novero dei “papi costruttori”, ossia quei pontefici che più di altri si sono impegnati nell’edificazione materiale della città di Roma, riportando all’antico splendore soprattutto gli edifici sacri. Questi provvedimenti, oltre ad indicare un profondo amore per l’Urbe, denotano il notevole grado di autorità e di sovranità raggiunto in quel periodo dal papato, capace di imporsi al potere civile nella realizzazione di importanti opere di trasformazione del territorio, anche di tipo militare. Difatti, data la costante minaccia di invasione da parte dei saraceni, papa Leone costituisce in piena autonomia, pur sollecitando l’appoggio dell’imperatore Lotario I (840-855), una guarnigione militare sulla costa tirrenica ed erige sistemi difensivi più sicuri, in primis la “Città Leonina” attorno a S. Pietro. La “pastorale” di Leone IV è improntata soprattutto alla difesa, anche armata, della Chiesa dai pericoli delle invasioni musulmane. Può sorprendere il fatto che il Papa debba intervenire con mezzi militari per difendere la Santa Sede, ma è un compito che nel corso dei secoli si è reso necessario più volte per la difesa dei cristiani, e che i papi non hanno rifiutato trincerandosi dietro un utopico “pacifismo”.

Leone nasce a Roma da Radualdo, di probabile origine longobarda. È monaco benedettino nel monastero di S. Martino in Vaticano, presso la basilica di S. Pietro, che frequenta in giovane età per ricevere la prima educazione.
Si presenta al conclave per l’elezione con il titolo di cardinale presbitero dei SS. Quattro Coronati, ottenuto per la sua profonda pietà e particolare alacrità negli incarichi attribuitigli. Viene eletto Papa all’unanimità il giorno stesso della morte del predecessore Sergio II (844-847) ed è consacrato il 10 aprile 847 in S. Pietro, senza attendere la conferma dell’elezione da parte dell’imperatore Lotario I.
La causa dell’estrema rapidità della designazione è dovuta ai drammatici eventi dell’anno precedente, quando i saraceni effettuarono una delle più devastanti invasioni della città di Roma, depredando selvaggiamente le basiliche di S. Pietro e S. Paolo, da cui deportarono tutto l’oro e l’argento presente. È il culmine della “guerra santa” dichiarata contro Roma dai musulmani, che minaccia non solo l’Urbe ma l’intero Occidente.
In questo tempo saturo di pericoli, si aggiunge anche un terribile terremoto che causa un furibondo incendio nel quartiere degli Anglosassoni (il cosiddetto “Borgo”), arrivando addirittura a danneggiare il portico di S. Pietro. La leggenda narra che Leone IV, con il solo gesto del segno della Croce, abbia ottenuto lo spegnimento delle fiamme.
Papa Leone, dato il costante pericolo di un ritorno dei saraceni, avvia il potenziamento delle mura di difesa della città tra l’847 e l’849 con il consistente aiuto finanziario dell’imperatore Lotario I, che ne comprende l’importanza per la difesa non solo di Roma ma dell’intero l’Occidente. Vengono rinforzate le porte di accesso alla città e riedificate alcune torri. Leone segue personalmente i lavori, incitando gli operai a fare presto. Nell’849 le operazioni vengono bruscamente interrotte poiché i saraceni si ripresentano; dalla Sardegna puntano via mare verso Roma, dirigendosi nei pressi della città costiera di Porto. Il Papa, vista la drammatica situazione, lancia un appello alle città marinare di Napoli, Gaeta e Amalfi per formare una Lega che difenda la Chiesa, Roma e i redditizi commerci navali, anch’essi minacciati dalle scorribande dei pirati musulmani.
Il progetto trova ampi consensi. Il Papa si reca a Ostia per impartire la benedizione alla “Santa Alleanza” con una commovente cerimonia. Appena terminata la celebrazione, all’orizzonte si intravedono le galere arabe avvicinarsi minacciose. La battaglia si infiamma. I saraceni vengono sorpresi dall’inaspettata resistenza dei “pontifici” e da una improvvisa tempesta che distrugge parte della loro flotta. Molti di essi vengono uccisi, alcuni di quelli catturati saranno impiccati a Roma o utilizzati come schiavi per la costruzione di edifici sacri e profani. La vittoria di Ostia segna una data storica, celebrata con cerimonie di ringraziamento nelle chiese romane. Ma è evidente che Roma debba essere maggiormente fortificata. Riprende così la grandiosa opera della costruzione delle mura leonine che delimiterà un’importante porzione dell’Urbe, successivamente ribattezzata Civitas Leonina.
L’impresa è colossale. Le mura partono da Castel S. Angelo sostenute da ben quarantaquattro torri, proseguono per il colle Vaticano, ridiscendendo verso il Tevere dopo aver circondato tutto il territorio di S. Pietro.
Vi trovano posto solo tre porte di accesso. I lavori vengono eseguiti dagli abitanti dei territori pontifici (oltre che dai prigionieri saraceni) con un efficace sistema di lavoro a rotazione. La cerimonia di inaugurazione, celebrata con particolare sfarzo da Leone, che concede una solenne benedizione alle mura, è intensa e partecipata. Leone, da autentico mecenate, restaura gran parte di Roma e del territorio circostante. Completa la fortificazione di Ostia, iniziata con Gregorio IV; rafforza le difese costiere, soprattutto della città di Porto; realizza nuovi insediamenti urbani come quello fortificato, dotato di una cinta muraria, nei pressi dell’antica città di Centumcellae che sarà denominata Leopoli (l’attuale Civitavecchia).
Anche per la città di Roma Leone non bada a spese. Dà nuovo lustro alle basiliche di S. Pietro e S. Paolo con splendidi arredi (l’altare maggiore di S. Pietro è ricoperto di preziosissime lamine d’oro).
L’autorità di Leone è riconosciuta dallo stesso Lotario I con una richiesta particolarmente significativa: invia al Papa la corona imperiale destinata al figlio Ludovico II, che vuole al suo fianco come co-imperatore, perché gli venga imposta direttamente dal vescovo di Roma, insieme con l’unzione con il sacro crisma, il giorno di Pasqua dell’850. Gli atti papali godono ormai di tale prestigio da “ufficializzare” le volontà dell’imperatore.
Ma i rapporti con Lotario sono tesi, così come le relazioni con alcuni potenti prelati. Il contrasto con l’arcivescovo di Reims, Incmaro (845-882), il quale pretendeva anche un vicariato nelle Gallie (negatogli da Leone) per emettere giudizi canonici su altri arcivescovi, fa emergere nel corso del IX secolo le forti tensioni tra le tendenze autonomistiche delle chiese locali e l’energica vocazione centralistica di Roma. Anche con Costantinopoli le relazioni sono difficili, in particolare quando Leone ammonisce il patriarca Ignazio che aveva deposto il vescovo di Siracusa senza preventivamente avvisarlo. Leone IV muore il 17 luglio dell’855. Viene sepolto in San Pietro, nella cappella dove giace papa Leone I Magno, da lui restaurata. 

IL TIMONE – N.60 – ANNO IX – Febbraio 2007 pag. 54-55

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