Il Timone n. 30 – anno 2004 –
Caro direttore,
nella lettera inviatami insieme alla copia saggio, mi aveva chiesto un parere sulla rivista. Ebbene dopo averla letta in soli tre giorni, procederò con l’abbonarmi anche se il prezzo è un po’ elevato, ma considerando che da gennaio sarà mensile e che a quel prezzo nelle edicole non si trova nulla di buono e di interessante da leggere e conservare, penso che avrò fatto la scelta giusta. Poi, se penso che Il Timone è una rivista di apologetica cattolica, ho un motivo in più per abbonarmi. Certo, forse alcuni articoli non sono tanto semplici, cioè danno per scontato alcune cose che tanto semplici non sono, rischiando così di rivolgerla solo ad un elite particolare. Occorre semplicità, chiarezza, anche se chi scrive ha raggiunto certi livelli e a qualcuno la rivista potrebbe sembrare solo una rassegna pubblicitaria per aiutare a diffondere le opere di chi scrive. Ma di certo non è così, il fine è un altro. Molto utile la bibliografia al termine dei vari articoli per chi vuole approfondire l’argomento. Mi piacerebbe se la vostra/nostra rivista trattasse le altre religioni o i vari movimenti religiosi dal punto di vista cristiano, cioè mettendo in luce i loro errori e magari mensilmente prendere in rassegna una vita di un santo o di un personaggio storico. Per il resto si potrebbero inserire sondaggi facendo partecipare i lettori stessi. E’ tutto, e buon lavoro,
Luca Farese,Rotondi (AV).
Caro direttore,
sono un’abbonata e da un po’ di tempo sostengo la sua rivista regalandone l’abbonamento.Sono veramente felice della notizia appresa oggi: è proprio vero, Il Timone diventa mensile! C’è un grande desiderio di chiarezza, verità, cultura a cui il suo giornale fornisce ampie risposte. Le invierò l’indirizzo di alcune persone a cui potrebbe gentilmente inviare la copia omaggio. Ringrazio di cuore e saluti in Cristo
Fernanda Foroni,Correggio (RE).
Caro direttore,
l’approvazione della legge in parlamento sulla fecondazione artificiale va salutata con moderazione da parte di tutti coloro che difendono la vita umana sin dal concepimento. Bisogna avere la consapevolezza che per ridurre i danni della cosiddetta “provetta selvaggia” questa legge è un passo avanti la cui efficacia pro-vita dovrà essere misurata nel prossimo futuro. La legge rimane gravemente ingiusta sia dal lato morale che giuridico. Pertanto è sbagliato dire che nel suo nucleo essenziale questa legge merita un giudizio positivo. Inoltre è una legge contraddittoria in vari punti. Mi riferisco in particolare all’articolo 1, dove l’embrione viene considerato di fatto un soggetto di diritti, che di per sé sarebbe una grande conquista, ma che viene negato più avanti quando si consente la Fivet omologa, che è sempre una pratica abortiva che svilisce anche la persona umana al rango di prodotto. I politici hanno fatto la loro parte, adesso spetta a tutti noi proclamare con coraggio e passione la verità tutta intera sulla fecondazione artificiale.
Alessandro Andalò, Bologna.
Caro direttore,
la ringrazio sentitamente per avermi inviato una copia de “il Timone” che ho avuto modo di leggere con intenso interesse ed apprezzarla moltissimo. Con essa ho potuto compiacermi dell’esistenza di una pubblicazione veramente illuminante nel panorama giornalistico attuale e capace di impostare realmente una rotta corretta e ispiratrice nel percorso quotidiano di fede e di vita. Nel comunicarle che non ho esitato a sottoscrivere l’abbonamento, le auguro una lunga e proficua continuazione dell’attività,
Fabio Locci, Garessio (CN).
Caro direttore,
in occasione della ordinanza emessa da un giudice de L’Aquila di far togliere il crocifisso in due aule della scuola elementare di Ofena, con alcuni amici cattolici (…) abbiamo pensato che appendere ai nostri balconi un qualcosa con su stampato un crocifisso avrebbe potuto costituire una testimonianza, allo stesso modo come il lenzuolo bianco fu a suo tempo testimonianza contro la mafia e la bandiera della pace contro la guerra in Iraq e di recente il tricolore di amore verso i caduti italiani in Iraq. Abbiamo fatto stampare, quindi, un Crocifisso su un pannello di plastica e l’abbiamo appeso ai nostri balconi. Lanciamo un invito a tutti i cristiani a fare altrettanto, superando ogni timidezza ed ogni malposto rispetto umano.
Gaspare La Grassa, Palermo.
IL TIMONE RISPONDE
Caro Direttore, nell’articolo Cristianesimo: ti siamo tutti debitori (il Timone n. 27) Giacomo Samek Lodovici dice che il cristianesimo per primo ha conferito la dignità ad ogni uomo, senza differenza di ceto, religione, sesso, ecc. Eppure già lo stoicismo aveva proclamato l’uguaglianza universale di tutti gli uomini.
Antonio Landi, Firenze.
Caro amico, grazie per l’attenzione con cui ha letto il mio articolo. Ha ragione, lo stoicismo ha affermato per la prima volta l’uguaglianza di tutti gli uomini, però ne ha sminuito la dignità, per due ragioni. 1) Per gli stoici tutto l’universo è pervaso da un principio chiamato logos, che è presente in tutte le cose e che informa la materia. Ma ciò significa che tra un uomo e un sasso c’è solo una differenza quantitativa (nell’uomo c’è più logos che nel sasso), ma non una differenza qualitativa che dipenda dal valore inestimabile dell’uomo e dalla sua dignità. 2) Per gli stoici l’uomo è assoggettato ad un ineluttabile destino, cioè non è dotato di libertà. E anche questo determinismo rappresenta una menomazione della dignità umana. Solo nel cristianesimo è concepibile l’affermazione del salmista che si rivolge a Dio dicendo “di gloria e di onore lo [l’uomo] hai coronato”.
Giacomo Samek Lodovici
SI QUAERIS MIRACULA…
di Rino Cammilleri
Sì, l’antico responsorio Si quaeris miracula… si rivolge a s. Antonio di Padova. Ma talvolta la nostra povera fragilità umana «chiede miracoli» qui e subito, magari cercando un posto dove non ci sia affollamento, un posto nuovo, per così dire, un posto non ancora inflazionato non tanto dai miracoli quanto dai postulanti. E proprio così, alla ricerca di un posto «nuovo», che ci siamo diretti in quel di Placanica, provincia di Reggio Calabria, in contrada Santa Domenica per l’esattezza. Sulla scia di un paio di puntate di «Miracoli», la fortunata trasmissione di Piero Vigorelli andata in onda in più riprese su Rete Quattro, ci siamo sobbarcati un migliaio di chilometri di strada per «andare a vedere». E’ così che abbiamo incontrato un terziario francescano, Cosimo Fragomeni, un mite ed esile signore di mezz’età che per tutti è «fratel Cosimo». Il luogo è in alto, in collina, c’è una spianata, una chiesetta, i lavori in corso per una casa d’accoglienza, diversi pullman di pellegrini. Accanto alla chiesetta c’è «lo scoglio», una roccia con una nicchia e una statua della Madonna dentro quest’ultima. In quel punto, dicono, tanti anni fa, un 11 maggio, la Vergine sarebbe apparsa all’allora ragazzo Cosimo. E adesso il luogo è noto a tutti come «Madonna dello Scoglio». Due volte alla settimana, mercoledì e sabato, si può parlare con fratel Cosimo ed esporgli i propri guai, crucci, problemi, ansie, aspirazioni. Il colloquio è tranchant e dura cinque minuti. Fratel Cosimo ti congeda assicurandoti le sue preghiere e benedicendoti. Nient’altro. Una volta al mese si svolge una messa cui segue una fiaccolata. Le autorità ecclesiastiche non si sono pronunciate negativamente ma seguono da vicino il tutto con benevolenza e interesse, procurando i sacerdoti quando servono. Insomma, fratel Cosimo fa miracoli? E’ teologicamente corretto rispondere che i miracoli li fa solo Dio, ma lì c’è una specie di magazzino alle cui pareti stanno appese un’infinità di stampelle e perfino delle carrozzine da invalidi. Le hanno lasciate quelli che il miracolo l’hanno ricevuto. Non ci sentiamo di dire altro, perché è tutto qui. Ci siamo stati e abbiamo visto. Per chi volesse imitarci, il numero telefonico per la prenotazione è 0964.380702. Per le informazioni sulla strada da percorrere, 738095 o 738136, stesso prefisso. L’indirizzo: Fondazione Madonna dello Scoglio, Contrada Santa Domenica, 89040 Placanica (RC). E’ nulla di più che una speranza, certo. Ma la speranza non è forse una virtù cristiana?
SCADENZA ABBONAMENTO
Invitiamo ogni abbonato del Timone a prendere visione della scadenza del suo abbonamento prestando attenzione all’avviso posto in calce all’indirizzo che si trova sul modulo di conto corrente postale allegato alla spedizione. Per sua comodità, e tenendo conto del tempo necessario alle Poste per comunicarci i rinnovi, noi inviamo anche i due numeri del Timone successivi alla scadenza. Per esempio: chi ha sottoscritto un abbonamento che scade con l’invio di questo numero (n. 30), riceverà anche i due numeri successivi (nn. 31 e 32). Ma se entro questo lasso di tempo, non riceviamo il versamento di rinnovo, il suo nominativo verrà purtroppo depennato. Siamo grati a tutti coloro che, rinnovando per tempo l’abbonamento, mostreranno con ciò di apprezzare il nostro apostolato a mezzo stampa. Ricordiamo a tutti gli abbonati, vecchi e nuovi, che ogni venerdì un sacerdote celebra una Santa Messa per loro: è il nostro modo per dirvi grazie.
IL TIMONE – N. 30 – ANNO VI – Febbraio 2004 – pag. 4 – 5