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14.12.2024

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Lettere al Direttore
31 Gennaio 2014

Lettere al Direttore

 

Il Timone n. 32 – anno 2004 –


Caro direttore,

approfitto di questa occasione per complimentarmi con Lei, la redazione e tutti i collaboratori per l’ottimo lavoro che stanno svolgendo e mi scuso se non l’ho fatto prima perché meritate tutti un grande elogio sin da quando è sorto questo magnifico progetto che rende vera testimonianza di fede a nostro Signore Gesù Cristo e ci orienta nel complesso groviglio che attanaglia e spesso distorce il pensiero contemporaneo.
Sono un insegnante e mi rendo conto, anche per merito vostro, di quante storture e mistificazioni vengono diffuse soprattutto in ambito educativo: sono profondamente indignato per quante informazioni false vengono elargite con eloquente abilità intellettuale. Purtroppo non posso far molto, anche perché (lo dico con profonda franchezza) vivo in una regione, la Toscana, dove si pratica sistematicamente l’annichilimento dei principi etico-morali che guidano la coscienza cattolica attraverso una mentalità tipicamente marxista. Non voglio inoltrarmi su questo terreno, perché ci sarebbero molti problemi da affrontare. So soltanto che grazie alla vostra rivista posso attingere a quanto vi è di buono e giusto nell’essere dei credenti. “Se credi amerai, se ami servirai”, diceva la santa dei poveri Madre Teresa di Calcutta.
Con questa semplicissima frase voglio salutarvi, augurando, anche da parte di tutta la mia famiglia, di proseguire lungo la strada che avete mirabilmente intrapeso, Franco Paganelli, Ponte Buggianese (PT).

 

 

Carissimo Direttore,

sono abbonato al Timone dal primo numero e non finisco di ammirarne la crescita. La quantità degli argomenti trattati e la qualità nell’approfondirli sono davvero ricche; anche la grafica è splendida. Un ringraziamento particolare a Vincenzo Sansonetti per i magnifici articoli sulla guerra in Iraq e sul divorzio. Con auguri fraterni,
Mario Carolla, Bagno a Ripoli (FI).

 

 

Caro direttore,

ho letto con interesse l’articolo di Mario Palmaro “Il Crocifisso scomodo”. Inutile dire che concordo su tutto ed anche (in questo caso più una speranza che un reale accordo) quando afferma: «non dobbiamo dimenticarci che nel cuore di ogni persona questo istintivo “giù le mani” potrebbe essere il sintomo di risposta d’amore all’amore che quella croce irradia sul mondo».
Un vecchio adagio recita: “Non cade foglia che Dio non voglia”: magari il Signore ha suscitato questa bagarre per dirci: «Sono stanco di stare appeso a un muro, così in alto che nessuno solleva la testa per guardarmi, perché invece non mi portate nel cuore e sul cuore?». Se è così, perché non lanciare una crociata? Si fa tanto parlare di missione, missionarietà, etc. Ebbene, faccio una proposta a “il Timone”: promuovere tra i suoi lettori la “moda” di portare sul petto, in modo ben visibile, un Crocifisso. Si badi bene, non una crocetta-monile, ma un bel robusto Crocifisso.
Che ne pensa?
Grazie per il tempo che mi ha dedicato,
Giancarlo Bona, Milano.

 

 

Caro direttore,

sono un ingegnere di 48 anni a capo di una piccola impresa; ho ricevuto la copia omaggio da Lei gentilmente inviatami: finalmente ho potuto leggere dei testi che parlano di Cristo e della Chiesa, finalmente viene presentato il Vangelo come la Parola di Dio per la salvezza di tutti gli uomini di buona volontà e non come un codice d’interpretazione psico-sociologica dell’animale uomo.
Finalmente si presenta il cristiano come colui che, in umiltà perché cosciente del proprio peccato, si deve porre alla sequela di Cristo; finalmente la Chiesa non è più un mero ente assistenziale, ma prima di tutto una comunità che cerca la Gloria di Dio. La ringrazio quindi per la Sua opera e Le comunico che ho già provveduto a fare il mio abbonamento con la mia Società. Prendendo spunto dalle Sue parole (… per presentare la bellezza del Cristianesimo) la vorrei invitare a dare spazio sul Timone all’arte in generale (per tanti secoli la Bibbia dei poveri analfabeti) ed in particolare alla poesia che in modo misterioso mette in comunicazione le anime con la Bellezza.
RingraziandoLa ancora per il Suo operato e per l’attenzione prestatami, Le invio i miei più cordiali saluti e l’assicurazione della mia preghiera, Laus Deo,
Domenico Fortuna, Civita Castellana (VT).

 

 

Caro direttore,

le manifestazioni che in diverse località d’Italia hanno luogo contro la riforma Moratti stupiscono per la rilevante presenza di bambini delle scuole elementari che, disinteressatamente istruiti da maestre e genitori (progressisti?), danno vita a “catene umane” e “merende” in funzione antigovernativa. E io che pensavo che certa propaganda “politicamente corretta” tendesse ad illuminare i ragazzi solo alle medie superiori e all’università! Evidentemente il campo “educativo” di certa democratica ideologia si è allargato ora anche ai bimbi delle elementari, divenuti soggetti politici cui insegnare a dipingere cartelloni contro quella cattivona della Moratti (quando si dice l’egemonia della società civile!). Per un momento ho pensato che i bambini fanno politica solo nei paesi totalitari, ma il dubbio è stato subito fugato: non sono quelle maestre e quei genitori fior di “democratici” e “progressisti” che protestano contro una riforma bieca e oscurantista? E visto che democrazia e progressismo impongono nuove e più avanzate vedute, suggerisco allora un ultimo
sforzo: perché non organizzare catene umane e merende (rigorosamente anti-morattiane, s’intende!) anche con i bimbi delle scuole materne? Non è a quell’età che si imparano i girotondi?
Vincenzo Merlo, Rodengo Saiano (B8).

 

 

Caro direttore,

sono molto contento del passaggio a mensile. Siete di fondamentale importanza per noi giovani cattolici (io ho 20 anni) in un contesto culturale cosi falso nei confronti della Santa Chiesa Cattolica e di tutto ciò che la riguarda. Se posso permettermi vorrei darvi un piccolo spunto su possibili articoli da pubblicare. 1) il sesso staccato dalla procreazione e ciò che deriva da questa concezione che ci è stata imposta culturalmente. 2) il danno fatto dai protestanti in Europa nei confronti del matrimonio staccandolo dalla concezione sacra e divina. 3) spiegare realmente cosa
è l’ONU vista purtroppo ancora da moli cattolici come una suprema fonte di giustizia. Mi fermo qui anche se ne avrei molti altri. Spero di averle dato un piccolissimo aiuto anche se voi siete già straordinari grazie all’aiuto del Signore.
Fabrizio Caponera, Roma.

 

 

 

 

PENSIERI di Marco Invernizzi

 

Apro il Catechismo della Chiesa Cattolica, come mi accade sempre più spesso di fronte alle drammatiche notizie che accompagnano l’umanità in questi tempi. Nel catechismo c’è la sapienza della Chiesa, la parola divina della Sacra Scrittura, la saggezza dei Padri e la scienza altissima di san Tommaso. l’insegnamento del Magistero. Leggo le parti relative al peccato originale. Ma cosa c’entra il peccato originale con la crisi globale che attraversa l’umanità contemporanea, con il terrorismo che porta la paura nella vita quotidiana degli uomini che vivono nelle grandi città dell’Occidente? Servono soluzioni concrete, sicurezza, intelligence, informazioni. Certo, servono queste cose e speriamo si troverà un rimedio anche a questa fase della storia umana. Ma l’uomo comune cosa può fare? Può e deve anzitutto pregare perché la lotta più importante contro le forze del male, terrorismo compreso, si svolge davanti al Santissimo Sacramento, perché soltanto la preghiera e il digiuno possono sconfiggere certi mali. Ma l’uomo comune può e deve anche cercare di capire e di far capire. E il Catechismo, con l’insegnamento sul primo peccato, ci aiuta in questo senso.
Il terrorismo nasce da un odio gnostico contro ciò che esiste e dalla pretesa di poter rifare un mondo diverso da quello creato da Dio. Eric Voegelin ha descritto il meccanismo ideologico e psicologico attraverso cui i rivoluzionari hanno preteso di rifare il mondo nel tempo delle ideologie, lungo quel secolo breve e intenso che dal 1914 al 1989 ha segnato e insanguinato un’epoca. Oggi quell’epoca si è conclusa, ma non con la fine della storia, bensì con l’inizio di un tempo storico nel quale sono arrivate a confrontarsi due realtà: la crisi profonda della civiltà occidentale, minata da un relativismo devastante, e il risveglio dell’islam, che in alcune componenti ha assunto l’aspetto del radicalismo e del terrorismo espressi da una guerra senza quartiere contro l’Occidente.
Il peccato originale aiuta a ricordare che l’uomo non è capace di salvare nulla, né se stesso né la propria civiltà, se non riconosce di aver bisogno di Qualcuno che lo salvi. Soltanto nella libera e fiduciosa sottomissione a Dio, «alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l’uso della libertà» (CCC n. 396) l’uomo trova o ritrova se stesso, la pace interiore e la salvezza eterna.
Tutto questo ha enormi conseguenze sociali, perché impedisce all’uomo di ritenersi il portatore della salvezza, non soltanto attraverso l’ideologia, come prima del 1989, ma anche attraverso l’instaurazione dall’esterno, “politica”, di una religione. La sottomissione del mondo all’islam, ma anche a qualsiasi altra realtà, non porta la salvezza, come gli sforzi rivoluzionari e anche terroristici per instaurare una società comunista non hanno provocato che tragici risultati.
Il modo cristiano di porgere la salvezza è diverso. Passa attraverso la proposta di Cristo rivolta a ciascuna persona, semplice, netta: vuoi essere salvato ed entrare nella felicità eterna attraverso il mio sacrificio? Nel momento in cui riconosce di non essere capace di salvarsi da solo, il cristiano diventa tale e capisce di non poter salvare neppure il mondo attraverso la semplice azione umana. Capisce i limiti dell’azione politica, il valore della libertà, il primato della verità e impara a riconoscere nei portatori di ogni utopia i peggiori nemici del genere umano. Naturalmente, senza dimenticare che un mondo migliore è possibile e auspicabile, e che per questo mondo vale la pena di lottare, anche per aiutare i singoli a raggiungere la salvezza, e che proprio un «mondo migliore», per usare l’espressione di papa Pio XII, può essere costruito partendo dal riconoscimento del proprio limite e del bisogno di Dio.

 

 

 

 

 

SCADENZA ABBONAMENTO

 

Invitiamo ogni abbonato del Timone a prendere visione della scadenza del suo abbonamento prestando attenzione all’avviso posto in calce all’indirizzo che si trova sul modulo di conto corrente postale allegato alla spedizione. Per sua comodità, e tenendo conto del tempo necessario alle Poste per comunicarci i rinnovi, noi inviamo anche i due numeri del Timone successivi alla scadenza. Per esempio: chi ha sottoscritto un abbonamento che scade con l’invio di questo numero (n. 32), riceverà anche i due numeri successivi (nn. 33 e 34). Ma se entro questo lasso di tempo, non riceviamo il versamento di rinnovo, il suo nominativo verrà purtroppo depennato. Siamo grati a tutti coloro che, rinnovando per tempo l’abbonamento, mostreranno con ciò di apprezzare il nostro apostolato a mezzo stampa. Ricordiamo a tutti gli abbonati, vecchi e nuovi, che ogni venerdì un sacerdote celebra una Santa Messa per loro: è il nostro modo per dirvi grazie.

 

IL TIMONE – N. 32 – ANNO VI – Aprile 2004 – pag. 4 – 5
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