Il Timone n. 36 – anno 2004 –
Caro direttore,
sarò retrogrado, antiquato, demodé, ma per me il modo più simpatico, bello, caldo, poetico per fare i bebé rimane quello all’antica. Ed in caso di sterilità? Meglio la vecchia, solidale adozione di fanciulli orfani o abbandonati, che i costosissimi e gelidi marchingegni genetici. Meglio una bebè o un bebè, se senza genitori, belli e pronti da adottare. Solidale, meno costoso, ed elementare.
Confucio diceva che, quando le parole perdono di significato, gli uomini perdono la libertà.
Meditate gente, meditate.
Armando Pupella, Palermo.
Caro direttore,
non mi sembra il caso di dolersi tanto del fatto che l’Europa d’oggi rinneghi le sue radici cristiane, quando già da diversi secoli mostra un carattere tanto poco cristiano. Penso anzi che una dichiarazione nel senso da lei desiderato metterebbe in imbarazzo il cristianesimo. Sono i cristiani, quindi, che, per primi, dovrebbero rinnegare questa Europa. Cordiali saluti,
Carlo Carnevali, Olhao, Portogallo.
Caro direttore,
alla mestizia del sig. Pippo Emolo, presente al “pasto commemorativo della morte di Cristo” nella Sala del regno dei Testimoni di Geova a Cusano Milanino (il Timone n. 33) accompagno l’amarezza mia e di quanti operano nella ricerca e informazione sulle sette (G.R.I.S.). Una commissione parlamentare sta valutando a quali Nuovi Movimenti religiosi sia possibile concedere i benefici della nuova proposta di legge sulla libertà religiosa. Spaventa la dabbenaggine di alcuni politici disposti a riconoscere certi gruppi che si qualificano religiosi, ma in realtà sono delle società a delinquere. Non poche amministrazioni comunali concedono loro terreni e sovvenzioni, convinte di dover ripartire equamente tra i loro cittadini i fondi destinati al culto. Finiscono, invece, con abili manovre nelle tasche di quei furboni che dall’estero muovono i fili del lucroso business dei mercanti del tempio. […] Mi complimento con Lei, direttore, per “il Timone”, così completo per una efficace azione informativa sulla verità della Fede cristiana, sulla storia della Chiesa, sul messaggio biblico, sulla speculazione teologica e filosofica di pensatori insigni. Tra i suoi collaboratori ho potuto apprezzare V. Messori e M. Introvigne, esperti su questo argomento. Mi aspetto da loro un corposo dossier. Grazie e cordiali saluti,
Pier Renato Boscarato, Treviso.
Caro direttore,
con la mente sgombra da pregiudizi e l’animo libero da radicalismi intellettuali, ho letto scrupolosamente la copia del Timone che gentilmente mi avete inviato. Ammetto che l’impatto con un’informazione e formazione apologetica sia stato alquanto “difficoltoso” nell’approccio metodologico. Il fatto è che la cultura cattolica è così poco diffusa, difesa e propagata che l’incontrarla stupisce per la sua ragionevolezza e il suo realismo culturale e storico. Non è indispensabile trovarsi in accordo con tutto il periglioso ragionamento apologetico (periglioso per menti abituate alla confutazione razionalista di egemonica preminenza scientista), ma far corrispondere la propria fede con la dottrina che l’ha generata almeno nella sua maturità adulta è sicuramente un dovere morale. Lo spessore letterario della rivista è equilibrato e di ottimo livello, e pertanto appena mi sarà possibile le invierò il bollettino per l’abbonamento, anche se su alcuni passaggi storici qualche perplessità mi è rimasta. Le invio sincere attestazioni di stima e l’augurio di un ottimo lavoro,
Giuseppe Pasetti, S. Martino dall’Argine (MN).
Caro direttore,
ho letto con grande interesse l’articolo “Aids, l’ONU si arrende alla Chiesa”. Purtroppo devo riscontrare, di fronte all’ambigua “ritrattazione” dell’ONU, l’attacco alla Chiesa da parte del governo Zapatero, nella persona del Ministro della Sanità, che ha riaffermato ottusamente tutti i dogmi sul preservativo. Ho ascoltato con sconforto questa notizia la settimana scorsa su Radio 24, da parte di una “giornalista” allineata e coperta con la cultura dominante. Non il minimo diritto di replica. Quanto a me, cercherò di dare la maggiore pubblicità possibile alla tesi contraria e agli argomenti che Voi avete portato. Mi duole soltanto di poter agire su scala così piccola, mentre gente maligna e irresponsabile dispone di mezzi tanto grandi. Vi ringrazio ancora una volta della vostra testimonianza, e spero di seguirvi ancora molto a lungo. Cordiali saluti,
Giovanni Romano, Corato (SA).
Onorevoli Deputati e Senatori,
prendo atto della legge che punisce penalmente coloro che abbandonano, maltrattano o uccidono cani, gatti, etc. Mi compiaccio che atti crudeli di esseri viventi siano riprovati e puniti, ma non posso fare a meno di constatare che viene invece chiamata “conquista civile”, “diritto acquisito” l’uccisione di bambini che, come dimostrato dagli scienziati che hanno scoperto il Dna e che si occupano di ingegneria genetica, sono esseri umani fin dal concepimento. Devo dedurre dunque che voi vi considerate inferiori a cani, gatti o canarini? O pensate di essere nati in un altro modo?
Eppure, il titolo che vi spetta è “onorevole”, degno di onore. Ma allora come dovremmo chiamare gli animali? Con ossequi,
Giovanna De Vincenzi e altri, Firenze.
Caro direttore
e amici de “il Timone”
voglio raccontarvi quello che per me è un piccolo, grande segno di Grazia. Il 5 giugno scorso, nello stadio di Macerata, proprio mentre stavo per partire per il pellegrinaggio a Loreto, ho incrociato la presidente dell’Azione Cattolica Bignardi che aveva appena parlato: io avevo appena cantato e l’abbraccio è stato sincero e spontaneo. Così io le ho dichiarato la mia disponibilità di essere “usato” a qualsiasi livello ed in qualsiasi occasione la sua associazione lo ritenesse opportuno, visto che da quarant’anni iscritti all’Azione Cattolica partecipano ai miei concerti. La risposta è stata piena di affetto e quasi immediata: grazie anche alla paterna complicità di Sua Ecc.za Mons. Comastri, Arcivescovo di Loreto, sono stato invitato a cantare “Stella del Mattino” proprio alla partenza del Pellegrinaggio dell’Azione Cattolica dalla Piana di Montorso alle 23 di sabato 4 settembre. La veglia di preghiera si stava concludendo ed è stato un momento di grande intensità per me personalmente, ma credo per tutti i presenti. La Rai aveva chiuso le trasmissioni, i maxischermi erano spenti, i giornalisti avevano spedito i loro pezzi, gli artisti, quelli veri, si erano già esibiti, nessuno ha fatto il mio nome, ma io ho avuto la gioia di potere cantare nel silenzio della notte per tutti i partecipanti questa mia canzone/preghiera dedicata alla Madonna. Lo considero un grande privilegio. Sin dagli inizi, don Giussani mi diceva che queste canzoni erano per tutti e che nella Chiesa la diversità è ricchezza: è il motivo per cui canto, oggi ancora più vero, più profondo e più chiaro.
Claudio Chieffo, Forlì (RA).
Riceviamo e pubblichiamo
di Vito Schiavi
Ho letto (Il Timone n. 33) l’articolo di Gotti Tedeschi sull’usura. L’amico Gotti Tedeschi sa padroneggiare la materia economica come pochi. Vorrei aggiungere alcune considerazioni.
Il fenomeno dell’usura appartiene alla categoria dell’economia, ma un tipo di economia da condannare, perché viene meno al rispetto di sane regole ispirate a rettitudine, che devono caratterizzare il rapporto fra chi dà e chi riceve.
In ogni rapporto economico, ciascuna delle parti che stipula una negoziazione al contempo dà e riceve: cede qualcosa per acquisire un bene di altra forma o natura. Questo è ciò che si chiama comunemente “mercato”. I rapporti economici sono rispondenti all’etica quando i contraenti traggono ciascuno il vantaggio o l’utile desiderato, a cui danno più importanza rispetto a quello che sono disposti a cedere.
Quando uno dei contraenti subisce un danno, anziché un vantaggio, allora la negoziazione è viziata e dà luogo ad una ingiustizia; ciò accade quando un contraente è vittima di inganno, o perché costretto da necessità contingenti ad accettare un compenso palesemente inferiore a quanto ceduto; in questo caso è evidente il sopruso patito, quindi il verificarsi di una ingiustizia che possiamo definire “usura”.
È solo attraverso molteplici e varie forme di arricchimento scambievole che una società progredisce e si sviluppa. Fortunata è quella società dove queste condizioni, compatibilmente con i limiti della natura umana, sono tenute in considerazione e osservate, perché destinata a prosperare. L’umanità ha progredito nel tempo, sia pure a prezzo di tragedie e lotte sanguinose, in virtù degli scambi avvenuti fra uomo e uomo, fra generazioni e generazioni. Il verificarsi di queste condizioni è il frutto del dinamismo, della voglia di fare e di migliorarsi, messi in atto dai membri di una società, dove ogni decisione è accompagnata da prudenza, senso di equità e responsabilità sociale e nel rispetto dell’altro. Il fannullone finisce per essere un parassita, uno sfruttatore, e non è affatto ingiusto chiamarlo usuraio.
Nella società tirannica, dove l’economia è pianificata da oligarchi al potere, si mortifica la dignità e la libertà del cittadino che non può dar vita a liberi scambi e iniziative, viene impedito di migliorarsi e di migliorare il prossimo; si va contro le leggi della natura e le leggi di Dio. Giova dire che il fatto di potersi migliorare attraverso liberi scambi, significa dar luogo a quella che viene chiamata meritocrazia, che è legge universale perché i migliori, attraverso gli scambi posti in essere, sapranno moltiplicare il loro- patrimonio materiale, intellettuale, spirituale e metterlo a profitto anche della comunità. Voler costringere l’essere umano, come ideato da certe ideologie, a un egualitarismo costituisce un vero e proprio sacrilegio.
Questi atti criminosi contro natura possono essere classificati come atti di usura e li può compiere il lavoratore, l’imprenditore, il commerciante, il politico, il magistrato etc.; infatti, l’usura non si riferisce soltanto ad aspetti monetari, al fenomeno di strozzinaggio, ma anche ad aspetti legati a brama di potere, ad atti di violenza, di prevaricazione, volti allo sfruttamento o alla umiliazione del prossimo, fenomeni questi che alla fine si riducono a non dare all’altro ciò che gli spetta o a impedirgli di realizzare le sue lecite aspirazioni di crescita materiale o intellettuale. Anche la menzogna è essa stessa un atto di usura, perché mira a conseguire un vantaggio illecito, servendosi di un inganno.
Diverso è il caso del “dono”, quando cioè una persona si priva di qualcosa per aiutare il prossimo bisognoso non in grado di ricambiare, perciò senza trame alcun vantaggio, se non quello di natura morale consistente nella soddisfazione intima di aver soccorso qualcuno in difficoltà.
Questo è il gesto più alto che appartiene alla categoria economica, ma che assume un carattere di nobiltà qual è l’atto di carità, esempio luminoso che lenisce le più nascoste e dolorose piaghe che si annidano in ogni società, anche e soprattutto le più progredite, spesso travolte da una modernità male intesa.
SCADENZA ABBONAMENTO
Invitiamo ogni abbonato del Timone a prendere visione della scadenza del suo abbonamento prestando attenzione all’avviso posto in calce all’indirizzo che si trova sul modulo di conto corrente postale allegato alla spedizione. Per sua comodità, e tenendo conto del tempo necessario alle Poste per comunicarci i rinnovi, noi inviamo anche i due numeri del Timone successivi alla scadenza. Per esempio: chi ha sottoscritto un abbonamento che scade con l’invio di questo numero (n. 36), riceverà anche i due numeri successivi (nn. 37 e 38). Ma se entro questo lasso di tempo, non riceviamo il versamento di rinnovo, il suo nominativo verrà purtroppo depennato. Siamo grati a tutti coloro che, rinnovando per tempo l’abbonamento, mostreranno con ciò di apprezzare il nostro apostolato a mezzo stampa. Ricordiamo a tutti gli abbonati, vecchi e nuovi, che ogni venerdì un sacerdote celebra una Santa Messa per loro: è il nostro modo per dirvi grazie.
IL TIMONE – N. 36 – ANNO VI – Settembre/Ottobre 2004 – pag. 4 – 5