Il Timone n. 43 – anno 2005 –
Caro direttore,
sono un ex marinaio che ha prestato servizio nella Marina Militare Italiana, 28 mesi di leva.
Faccio notare che la nave ammiraglia della M. M. I. porta il nome di Garibaldi. L’anno scorso è stata varata la portaerei con il nome Cavour. Entrerà in servizio fra qualche anno. Fatte le premesse di cui sopra, preciso che da alcuni anni sono abbonato a “il Timone”, venendo così a conoscenza di ciò che hanno fatto in verità i due personaggi storici del cui nome si fregiano le due navi menzionate. Evidentemente la storia risorgimentale è ancora quella (falsa) che ci hanno insegnato sui banchi di scuola da decenni e che da più di un secolo fa ancora testo, sia nella politica italiana, sia nel Ministero della Difesa. Ringrazio per avere avuto l’opportunità di conoscere la verità a riguardo del Risorgimento. Un particolare ringraziamento ad Angela Pellicciari.
Alfredo Fogliata, Palazzolo sull’Oglio (BS).
“L’ORA PIU’ LUMINOSA”
Caro direttore,
l’agonia e la morte del grande papa Giovanni Paolo Il è stata l’ora più alta e più luminosa del suo pontificato. È stata l’ora di Dio. È stata una sublime testimonianza, un nuovo Calvario che ha coinvolto il mondo intero, ha toccato il cuore di ogni persona. Il Papa ha dato in quest’ora una vigorosa prova della sua fede: era arrivato quel momento tanto atteso, quel momento a cui si era preparato giorno dopo giorno, il momento dell’incontro con il Capo invisibile della Chiesa. Piazza S. Pietro era diventata il cuore pulsante dell’umanità, rappresentava tutto il mondo, era uno spazio del cuore. Il popolo che la riempiva non aveva orario, non aveva fretta: voleva stare con il Papa, lo sentiva dentro di sé e sarebbe stato accanto a lui giorno e notte… Qui le persone si sentivano accomunate, si riscoprivano fratelli e sorelle, figli del Padre nella fede. Qui gli occhi, lucidi, di tutti, erano puntati verso quella finestra che si affaccia su piazza S. Pietro e sul mondo.
Alfonso Saya, Messina.
GRANDI, PERCHÈ PICCOLI
Caro direttore,
suor Lucia, don Giussani e Giovanni Paolo Il: tre grandi luci guida nel cielo della fede che si sono affievolite fino a spegnersi, per i sensi dell’uomo mortale. In questo cielo sembra ora avanzare l’Oscurità che tutto avvolge, col suo manto di afflizione e mestizia. Ora, più che mai, si rende quindi necessario che noi cattolici contrastiamo le Tenebre rispolverando le “armi” fornite da Dio, di cui parla Paolo ai Corinzi, ma soprattutto insieme, anche attraverso riviste come questa che stringiamo tra le dita, dobbiamo cercare di alimentare la nostra piccola luce, talvolta troppo opacizzata dal mondo, acquisendo la dignità e la tipica speranza dell’essere membro della Chiesa apostolica romana. Parafrasando Pascal rammentiamoci vicendevolmente che la sofferenza è lo strumento necessario per guardare con lucidità alla nostra misera situazione; così anche noi, come il gigante Wojtyla, potremo divenire piccoli perché deboli, ma allo stesso modo grandi perché coscienti della nostra debolezza.
Ornar Rota, Bergamo.
REAGIRE
Caro direttore,
ultimamente vengono pubblicati libri “esoterici” scritti da fin troppo sedicenti ricercatori e da presunti storici che, con il pretesto di svelare chissà quali enigmi, si affannano a dimostrare tesi infondate, strampalate e altrettanto ridicole, come il matrimonio tra Cristo e la Maddalena, con relativi annessi e connessi, gettando così fango e discredito sui Vangeli e sulla Chiesa cattolica, bersaglio preferito delle accuse di tutti costoro, non risparmiando talora neppure le apparizioni mariane. Lo scellerato bestseller “Il Codice Da Vinci” rappresenta la fase parossistica di questa
bieca tendenza editoriale a denigrare la Chiesa cattolica (.. .). Perché la Chiesa non reagisce come si deve di fronte a questo incredibile coacervo di emerite asinate propalate tenacemente da solennissimi professionisti della ciarlataneria anticattolica crassa e arrogante, tutta gente priva del benché minimo senso del ridicolo e brava solo a ragliare contro il cattolicesimo con la complicità del mondo editoriale laicista? Quantomeno una bella querela sarebbe utile e opportuna. Distinti saluti.
Giovanni Pirrera, Agrigento.
HANS KUNG: TROPPO VECCHIO
Caro direttore,
sono un giovane, laureato, cattolico. Voglio anch’io una pagina del Corriere della Sera! Perché, si chiederà lei. Tempo fa vi ho trovato una pagina dedicata ad un signore che si chiama Hans Kung.
Dalla foto mi sembrava un po’ anziano. Nell’articolo si leggevano cose che andavano bene negli anni ’70, ’80 al massimo, ma non oggi. Credevo che si trattasse di uno scherzo; invece, dalla risposta di Messori ho capito che doveva trattarsi di una cosa seria. Voglio rassicurare il signor Kung che i giovani hanno amato Giovanni Paolo Il proprio per le forti prese di posizione capaci di farci “sognare”, perché ci proponeva Cristo con forza e credibilità, ci indicava l’esempio della Vergine ed Immacolata Maria, difendeva i più deboli smascherando il crimine dell’aborto, diceva che il divorzio è un male per la società, difendeva la famiglia etc. Questo Hans Kung forse parla per i suoi coetanei (quelli che sono ancora vivi) ma non per i giovani di oggi. È nostalgico di un tempo, di un clima culturale ed ecclesiale che fortunatamente non esiste più e che tanti danni ha fatto alla Chiesa. Non so se il signor Kung – che non è certamente un teologo cattolico – sia ancora cattolico oppure no (a me sembrerebbe un protestante) ma certo rappresenta solo se stesso. Perché allora a lui il Corriere ha dedicato una pagina e a me no? Ho scritto una lettera al direttore del Corriere. Ho assicurato che anche io sono in grado di rappresentare me stesso.
Colgo l’occasione per farle i complimenti per la Sua bellissima rivista. Saluti.
Riccardo Novi, Fauglia (PI).
IL TIMONE – N. 43 – ANNO VII – Maggio 2005 – pag. 4