II rapporto annuale dell’ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre) documenta lo stato della libertà religiosa nel mondo: da laicismo, secolarismo, fondamentalismo islamico e comunismo le minacce più gravi.
Fenomeni nuovi come l’approfondimento dottrinale del Concilio Vaticano II, l’esplosione dei nuovi movimenti religiosi e soprattutto il crollo dell’impero social-comunista sembrerebbero aver dato nuovo impulso alla libertà religiosa nel mondo. In realtà, nel contesto odierno, pur profondamente mutato, l’ostilità verso la libertà di professare pubblicamente le proprie credenze religiose continua, anche se in forme meno drammatiche e più “sottili”: questa realtà, più frammentaria e meno clamorosa, non trova voce adeguata nei mass media mondiali. Da questa constatazione è nata l’iniziativa della filiale italiana dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) – la benemerita opera fondata nel 1947 dal monaco premonstratense belga Werenfried van Straaten, noto popolarmente come “padre Lardo”, per ricostruire le chiese dell’Europa orientale devastate dalla guerra e per sostenerle poi durante la persecuzione socialcomunista -, che per il terzo anno consecutivo propone un’ampia indagine – un volume di oltre 400 pagine – che documenta lo stato della libertà religiosa nel mondo. Il rapporto dell’ACS, associazione cattolica, non si incentra solo sulle difficoltà missionarie della Chiesa romana, ma descrive le limitazioni patite da tutte le confessioni religiose, istituzionali o “non istituzionali” che siano, e tocca ben centonovanta paesi del mondo. Per ciascuno di essi fornisce una “scheda” costituita da un profilo – più o meno ampio a seconda della rilevanza del problema – della situazione religiosa e da dati statistici di corredo. Particolarmente efficace è la mappa del planisfero allegata al volume, in cui sono evidenziate con diverso colore sei aree, corrispondenti a sei diverse situazioni in cui la libertà religiosa versa. Gli esperti dell’ACS – il cui gruppo si configura sempre più come un osservatorio permanente – si sono avvalsi di un numero assai vasto e qualificato di fonti documentarie recenti: agenzie, quotidiani italiani, periodici italiani e stranieri, rapporti specializzati, repertori e siti Web. La situazione europea nel 2000 conferma una accelerata crescita del secolarismo, cui si accompagnano nei paesi occidentali forme nuove di interventi legislativi ostili non tanto alla pratica religiosa quanto alle scelte vocazionali e alla propagazione delle credenze religiose al di fuori della famiglia, ossia al proselitismo. Nuovo strumento di queste forme di persecuzione “fredda” – in cui si segnala per zelo e “creatività” giuridica la Repubblica Francese – è la lotta contro gli attentati alla libertà individuale attribuiti alle religioni non istituzionali – le cosiddette “sette” -, che con poco sforzo può, se del caso, essere estesa anche ad appartenenze tradizionali e maggioritarie, come quella cattolica.
Nei paesi post-comunisti dell’Est, soprattutto nella Federazione Russa, il laicismo dei nuovi regimi si esprime soprattutto nel mancato riconoscimento di realtà religiose sgradite e nel freno alla riedificazione materiale delle chiese distrutte dall’ateismo. Negli USA, invece, nonostante il crescente proliferare dei nuovi movimenti religiosi, la situazione è radicalmente diversa, grazie al tradizionale atteggiamento della democrazia americana che privilegia la libertà individuale e dei gruppi nei confronti dello Stato. Se nel Messico, teatro lungo tutta la prima metà del Novecento di un grave dissidio fra Stato laicista e Chiesa cattolica, la situazione religiosa sembra conoscere una schiarita, nuovi problemi si segnalano invece in Colombia nelle zone controllate dalla guerriglia marxista e dal narco-traffico. Infine, le recenti aperture del regime cubano agonizzante al personale ecclesiastico non sembrano invece intaccare lo “zoccolo duro” della lotta del regime contro la religione. In Asia permangono i tradizionali conflitti fra religioni nelle aree di maggiore attrito – Pakistan, India e Indonesia – e le minoranze cristiane asiati-che vivono nella stretta di islam e di comunismo, il quale, come in Cina – cui il Rapporto dedica una scheda di ben diciotto pagine -, ancora vi sopravvive vigoroso. Nella misura in cui l’islam influenza la legislazione statale, l’evangelizzazione conosce sempre maggiori ostacoli e in paesi finora “tranquilli”, come l’Indonesia -specialmente nelle isole Molucche – la pressione fondamentalista si traduce non di rado in sanguinosi attacchi organizzati contro le minoranze cristiane. Un caso particolare è rappresentato da Israele, dove le forti spinte religiose “ortodosse” e la questione palestinese tendono a creare un habitat sempre meno vivibile per i cristiani, che sono spinti in misura crescente a emigrare.
Per finire, si conferma l’avanzata musulmana in Africa, dove alcuni paesi – come la Nigeria – hanno iniziato ad adottare integralmente la legge coranica che discrimina civilmente i non musulmani, e dove persistono conflitti civili – come in Sudan, in Algeria, nel Congo, nel Ruanda, in Burundi e in Egitto – in cui l’elemento religioso s’intreccia con quello etnico e politico. Il terzo millennio cristiano, pur contrassegnato da fermenti di rinascita religiosa, si apre dunque nel segno di un invadente e sempre più “globalizzato” laicismo, cui fa da apparente contro-spinta quell’assolutizzazione del dato religioso nella sfera temporale cui viene – a ragione o a torto – dato nome di “fondamentalismo”, islamico o di altra origine. Il Rapporto 2001 dell’ACS si prefigge di offrire dati qualificati, che consentano di “uscire dal Per questo motivo si rivela uno strumento necessario e prezioso posto nelle mani di chiunque intenda intervenire in uno scenario che tende ad aggravarsi di giorno in giorno.
RICORDA
“In effetti, come spesso ho avuto occasione di dichiarare, la libertà religiosa costituisce il cuore stesso dei diritti umani. Nel professare la sua religione la persona esprime le sue aspirazioni più profonde e sviluppa ciò che in lui è più intimo: la sua interiorità, il santuario dell’essere che nessuno può infrangere. Così è indispensabile che ciascuno possa seguire la sua coscienza in ogni circostanza e che nessuno lo costringa ad agire contro di lei. D’altra parte, il diritto alla libertà religiosa, oggi riconosciuto dalla maggioranza degli Stati, include quello di manifestare il proprio credo, da soli o con altri, in pubblico o in privato”.
(Giovanni Paolo II, Discorso in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali del nuovo ambasciatore del Kuwait, 25 maggio 2000).
BIBLIOGRAFIA
Rapporto 2001 sulla Libertà Religiosa nel Mondo, a cura di Andrea Morigi, Vittorio Emanuele Vernole e Chiara Verna, Aiuto alla Chiesa che Soffre, [Piazza San Calisto 16, 00153] Roma 2001, pp. 436 + 1 cartina staccabile, s.i.p.
IL TIMONE N. 15 – ANNO III – Settembre/Ottobre 2001 – pag. 12-13