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12.12.2024

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Libri di Casa Nostra
31 Gennaio 2014

Libri di Casa Nostra

 

Il Timone n. 26 – anno 2003 –

 

 

LAVORO

JOSE’ LUIS ILLANES, La santificazione del lavoro, Ares, Milano, 2003, pp.208, € 12.
Benvenuta questa terza edizione, ampliata e aggiornata, di uno studio ormai classico su un tema particolarmente attuale, che la teologia spirituale sembrava aver dimenticato, e che costituisce invece un punto centrale nell’insegnamento del Vaticano II, il quale ha proclamato la chiamata universale alla santità attraverso la santificazione di tutte le attività temporali. Il prof. Ilianes, ordinario di teologia nell’Università di Navarra e docente alla Pontificia Università della Santa Croce, affronta l’argomento in modo del tutto originale e con un linguaggio chiaro ed efficace: partendo da un’ampia premessa storica, giunge a collocare il lavoro umano in diretta connessione con la redenzione operata da Cristo: siamo dunque ben lontani da una valutazione del lavoro sia meramente ascetica (cioè come rimedio all’ozio) sia semplicemente morale (cioè come adempimento di un dovere del proprio stato).
Ne consegue che il lavoro si rivela – e qui l’insegnamento di San Josemaria Escrivà, vero anticipatore del Concilio, appare determinante – non solo come una realtà santificabile in se stessa, nel senso più ampio del termine, poiché grazie al lavoro è possibile contribuire a ristabilire l’armonia della creazione inquinata dal peccato originale, ma anche come una realtà attraverso la quale l’uomo può santificarsi e santificare gli altri. Insomma, come diceva San Josemaria, “la vocazione professionale è una parte, e una parte importante, della vocazione divina”: il che implica fra l’altro che tutte le nostre azioni, anche le più insignificanti, hanno una dimensione trascendente, dal momento che sono occasioni di incontro con Dio e partecipano al Suo disegno redentore. (Paolo De Marchi)
STORIA

RICHARD PIPES, Comunismo – Una storia, Rizzoli, Milano 2003, pp. 240, € 16.
Uno dei più importanti studiosi del comunismo e della storia sovietica prova a ripercorrere, in un breve libretto, i tratti essenziali di quella che ha rappresentato la più grande anche numericamente – tragedia del secolo scorso. In sei capitoli (Teoria e programma del comunismo, Il leninismo, Stalin e oltre, Accoglienza in Occidente, Il Terzo Mondo, Uno sguardo all’indietro) analizza criticamente e sinteticamente la nascita, l’evoluzione e la fine del comunismo – sovietico e non – in modo comprensibile a chiunque, e consigliabile anche a chi non si sia mai avvicinato più di tanto a uno studio sistematico dell’argomento. Il discorso scorre in modo lucido e lineare, anche se il tono è più quello che dell’esposizione sintetica che dello studio scientifico: e questo (dal momento che l’Autore aveva già dedicato al tema studi di maggior importanza e approfondimento) è uno dei punti di forza del voi umetto, che fornisce quindi alcuni dati ma preferisce, in complesso, tracciare una panoramica d’insieme piuttosto che fornire una grande quantità di dati o statistiche, anche se le poche che cita sono obiettivamente impressionanti. Il tono dell’opera è quindi quello della divulgazione di alto livello cui sa giungere solo il grande storico (anche se la formazione rigorosamente laica di Pipes gli fa inserire un paio di osservazioni poco condivisibili sulla Chiesa e sul confronto tra Comunismo e Religione), e la bibliografia che correda il volume potrà guidare il lettore desideroso di più ampie e approfondite letture.
SCANDALI

GEORGE WEIGEL, The courage to be Catholic (Crisis, Reform and the future of the Church), Basic Books, New York 2002, pp. 246, $ 22.
Nonostante la lingua inglese e la difficile reperibilità in Italia, merita qualcosa più di una segnalazione l’ultimo libro di George Weigel (autore della travolgente biografia di Giovanni Paolo Il Testimone della Speranza, Milano 1999), che analizza a caldo e in dettaglio il cosiddetto “scandalo dei preti pedofili” esploso negli USA nel 2002. Cominciando, intanto, a criticare l’appellativo stesso dato dai mass media, in quanto nella stragrande maggioranza dei casi non di pedofilia, ma di omosessualità si trattava (ma sarebbe stato poco politically correct, da parte degli organi di informazione laicisti, prendersela con alcuni sacerdoti per colpa della loro, vera o presunta, omosessualità).
l’analisi di Weigel è lucida e convincente, e la tesi che vuole dimostrare è che la crisi – perché, ahimè, innegabilmente di crisi si tratta – è, innanzi tutto, una crisi di fedeltà. Da cui deriva, quindi, una perdita di identità da parte del sacerdote, che non sa più che cosa egli stesso sia e sia chiamato a essere (” alter Christus, ipse Christus’j. Ma, al contempo, se il sacerdozio è in crisi ciò è dovuto anche a mancanze dei vescovi, dei seminari, dei religiosi e dei laici: categorie alle quali l’Autore dedica ampio spazio, per giungere sempre alla stessa conclusione, assolutamente controcorrente: la crisi può essere superata non con un “ammorbidimento”, né con la soppressione del celibato per i sacerdoti, bensì solo e soltanto mediante un ritorno all’ortodossia, in tutti gli ambiti. E quindi serve una sburocratizzazione del ministero sacerdotale ed episcopale (il sacerdote deve avere il tempo per pregare e amministrare i sacramenti, e non deve perderlo in carte e pratiche amministrative; il vescovo deve aver modo di conoscere e aiutare ogni suo sacerdote, scoprendone difficoltà e problemi); una presa di coscienza dell’essenza del sacerdozio e della sua missione; un’ammissione delle colpe di persone della Chiesa aldilà di slogan e modi di dire; una riforma vera dei seminari, degli istituti di teologia, delle modalità di ricerca delle vocazioni, dei rapporti tra il sacerdote e il vescovo e tra il vescovo e la Santa Sede; e così via.
Weigel, quindi, non si limita a una sterile denuncia (anche se tale elemento è indubbiamente presente nel volume), ma propone soluzioni concrete, dimostrandosi perfettamente a conoscenza della situazione attuale (anche se si riferisce agli Stati Uniti, quanto afferma è applicabile, ne1l’800/0 dei casi, all’intero mondo occidentale, e per questo viene segnalato su queste colonne) e arrivando addirittura a fare esempi di domande da fare ai candidati al sacerdozio – domande sulla fede, sulla preghiera personale, sull’apostolato, sulla dottrina (cose che, come lui stesso afferma, troppo spesso vengono poste in secondo piano rispetto a vaghi test psicologici o attitudinali che poco o nulla hanno a che vedere con l’identità del sacerdote).
Solo richiamando ciascuno, laico o presbitero, alle proprie responsabilità si potrà – sempre secondo l’Autore – sfruttare la crisi in senso positivo, come occasione di riforma e di crescita morale per la Chiesa e per ciascun suo componente.
FAMIGLIA

CLAUDIO RISÈ, Il padre (L’assente inaccettabile), Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, pp. 168, € 9,50.
Opera di un affermato psicologo di formazione laica, convertitosi al Cattolicesimo nel corso delle sue ricerche, il libro ripercorre la crisi della figura paterna in Occidente. Il principio della crisi viene indicato dal Risè nell’istituzione protestante del divorzio che, non contemplando più Dio come vero attore della dinamica familiare, enfatizza e sbilancia il ruolo della madre progenitrice a scapito del padre educatore.
Si racconta come nella modernità europea l’eclissi educativa nella vita dei figli sia coincisa con la progressiva specializzazione del “padre” in serbatoio finanziario del nucleo familiare, ruolo che l’ha sempre più coinvolto nel lavoro.
Gradatamente l’imprinting emotivo materno, che corrisponde all’esperienza della realtà di cui il bimbo dispone in principio, risulta sempre meno integrato dalla formazione progettuale maschile, che insegnava al figlio ad ordinare le pulsioni emotive in un progetto creativo di vita. Si tratta di un processo secolare, con momenti di straordinaria accelerazione: le rivoluzioni francese e industriale, e le due guerre mondiali, che lasciano sul campo milioni di capifamiglia.
Vi si intravede tuttavia anche un progetto legato a ben definiti motori culturali della modernità europea, che rinchiudono progressivamente i padri in posti di lavoro lontani da casa, dalle fabbriche sino ai grandi uffici delle multinazionali, e per tempi sempre più lunghi del giorno, mentre ne dividono il tempo libero tra amicizie di club e tentazioni consumistiche. In questo modo scompaiono dal mondo occidentale alcuni riti originari dell’uomo, di svezza mento del figlio e di passaggio attraverso le età, e alla visione paterna del progetto creativo della persona sopravvive la sola etica materna di Claudio Risé soddisfazione dei bisogni immediati.
Ulteriore spinta viene data nel ‘900 dallo sviluppo tecnologico e lavorativo che, aprendo le porte alla manodopera femminile, ne enfatizza il riscatto sociale: raggiunta l’autonomia economica della madre, attraverso la liberalizzazione di divorzio ed aborto ecco arrivare all’emarginazione del padre come pilastro familiare, in un quadro di crisi già profonda del suo ruolo e di radicato assenteismo.
All’interno di un disegno culturale che ha portato la madre a decidere del destino familiare del padre come di quello dei figli, prospera oggi una burocrazia di professionisti e di addetti ai meccanismi del divorzio e dell’aborto di massa, che opera ormai attraverso gruppi di pressione per il mantenimento di sé stessa, con il tacito accordo dell’industria consumista.
A pochi passi dal disastro sociale in Occidente, in una società che non genera figli ma consumi, troppo attenta alla soddisfazione dell’edonismo personale per poter generare un cambiamento corale, si notano però lievi segnali in controtendenza, bisogni remoti mai del tutto sopiti che tornano alla superficie della vita umana: è il ritorno del padre.
(Jacopo Alberti)
SVAGO

MARK EDDY SMITH, Gli eroi virtuosi di Tolkien, Armenia, Milano 2003, pp. 160 – € 10,50.
I tanti appassionati di Tolkien, vecchi o nuovi (intendendosi, per “nuovi”, quelli che hanno conosciuto Il Signore degli Anelli solo grazie alla recente trasposizione cinematografica che alla fine di quest’anno vedrà la sua conclusione) potranno divertirsi in questa carrellata sull’opera tolkieniana fatta da un giovane appassionato americano.
La lettura, che pure rispetta l’avversione di Tolkien per ogni lettura troppo apertamente metaforica, è chiaramente in chiave cristiana e aiuta a scoprire – attraverso capito letti di due o tre pagine l’uno – le principali virtù nei vari personaggi, attraverso una sorta di rapida antologia dedicata proprio agli appassionati. Gli spunti sono tanti, anche se piuttosto rapidi e poco approfonditi dal punto di vista scientifico, ma non è questo che si chiede a un volumetto del genere. E così vediamo esempi di amicizia, generosità, sacrificio, solidarietà, umiltà, ecc. E, innegabilmente, uno dei maggiori pregi del testo (aldilà di una certa frettolosità nella traduzione) è quello di far venire voglia di riprendere in mano il romanzo originale, magari proprio per riscoprirne aspetti che a una prima lettura non si erano colti. E, nonostante la mole, non è mai tempo perso.
CONTRORIVOLUZIONE

FULVIO IZZO, I guerriglieri di Dio. Vandeani, legittimisti, briganti, Controcorrente, Napoli 2002, pp.
280, € 16,00.
Chi sono I guerriglieri di Dio, a cui Fulvio lzzo ha recentemente dedicato un interessante volume? Sono i vandeani, i legittimisti, i briganti che tra la fine del 700 e la prima metà dell’ ‘800 dettero vita a quella che è passata alla storia come la Controrivoluzione. Passata alla storia o, forse, dovremmo dire dimenticata dalla storia? Izzo non ha dubbi e opta per la seconda affermazione, ma la precisa nei termini seguenti: “Le masse popolari di cui ci occupiamo non vivevano nella storia, intesa come mondo lineare del progresso, ma erano immerse nella dimensione cosmica della Tradizione, raffigurata da uno spazio curvo, chiuso e regolare, che dava vita ad una comunità mitico-simbolica dove era profondo il senso del radica mento, dello stanziamento e della dimora, segno di pace e sicurezza”. (Maurizio Schoepflin)
RISORGIMENTO

ANGELA PELLICCIARI, I panni sporchi dei Mille, librai edizioni, Roma 2003, pp. 206, € 15,00.
I popoli che “gemevano” nel dolore liberati dai Savoia? Le cose non stanno così. I panni sporchi dei Mille, ultimo lavoro di Angela Pellicciari, dimostra che quella contro il Regno delle Due Sicilie fu una guerra di conquista condotta in nome della libertà contro la Chiesa cattolica e i Barboni che cattolici erano rimasti. Corruzione, menzogna e tradimento: queste le principali armi di cui si servirono Cavour e i Mille al suo servizio. Fantasie? L’Autrice ricorre a fonti al di là di ogni sospetto. I tre involontari testimoni ‘a carico’ dei Mille sono tre autorevolissimi liberali: il segretario della Società Nazionale, Giuseppe La Farina, l’ammiraglio Carlo Pellion di Persa no e il deputato Pier Carlo Boggio. Nel suo saggio introduttivo, Angela Pellicciari ricostruisce le tappe di una vicenda che è sempre stata raccontata con unilaterale indulgenza e ci costringe a rivedere molti luoghi comuni. (GB)
SANTI

CRISTINA SICCARDI, Pier Giorgio Frassati – Modello per i cristiani del Duemila, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, pp. 332, € 18,00.
Una nuova biografia su Pier Giorgio Frassati. Si può ancora dire di lui qualcosa che non sia già noto? Forse no. Si può però riproporre la vita semplice e insieme straordinaria di questo giovane alto borghese torinese affascinato da Gesù, che diventa sempre più un modello di santità laica, normale, possibile a tutti. Così ha fatto Cristina Siccardi, ricostruendo gli eventi con precisione ma anche in molte occasioni, quella della morte in particolare, con grande pathos. Affondando poi la ricerca su due temi solo sfiorati da altre biografie: quella di Laura Hidalgo, la ragazza amata da Pier Giorgio. E quella sulla conversione del senatore Andrea Frassati il padre del Beato. Sono, queste ultime, pagine commoventi: un itinerario di dolore mai sopito per quel figlio non abbastanza conosciuto e amato, sostenuto tuttavia da alcuni cari amici. Tra essi l’allora cardo Montini, come documenta in Appendice un interessante carteggio, fino ad ora inedito. (Rosanna Brichetti Messon)
AMORE

TOMÀS MELENDO GRANADOS, Otto lezioni sull’amore umano, Ares, Milano 1998, pp. 192, € 14,46.
Un’affascinante riflessione filosofica e poetica sulla reciprocità dell’amore, sul ruolo della volontà e dei sentimenti, sulla mutua identificazione di coloro che si amano, sui rapporti tra amore e sessualità, sulle relazioni tra amore di sé, amore degli altri e amore di Dio. L’Autore, docente universitario di metafisica, analizza i vari aspetti dell’amore da un punto di vista filosofico, ma con un linguaggio accessibile anche a chi non abbia una grande preparazione specialistica, compatibilmente con il tema, attraente ma non sempre di immediata comprensione in tutte le sue sfaccettature. Numerosi sono i riferimenti all’esistenza quotidiana e ai classici della letteratura e della filosofia, per condurre per mano il lettore nei meandri dell’Amore e imparare ad amare sempre di più, sempre meglio.

 

 

 

IL TIMONE N. 26 – ANNO V – Luglio/Agosto 2003 – pag. 60 – 62

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