I principi non negoziabili non sono un problema di schieramento partitico e non devono essere ridotti a questo aspetto. Come ha detto il card. Angelo Bagnasco a Todi, intervenendo al forum organizzato da alcune associazioni cattoliche il 17 ottobre scorso, essi sono valori sorgivi e fondanti, prescindendo dai quali non si può parlare di bene comune perché ne mancherebbero i presupposti.
Certamente essi sono caratteristici della nostra epoca post-moderna, quando gli attacchi alla civiltà cristiana e alla presenza pubblica della Chiesa in Europa, caratteristici dell’epoca delle ideologie (1789-1989), sono stati sostituiti, almeno in gran parte, dagli attacchi alla natura umana, anche perché una civiltà cristiana in quanto tale non esisteva più. Questo è il senso più profondo e inquietante del nostro tempo, cominciato con la rivoluzione culturale del 1968 e culminato con la diffusione, ormai a tutti i livelli istituzionali, dell’“ideologia di genere”, che ha come obiettivo la scomparsa dell’ultima differenza, quella fra il maschio e la femmina.
In questa epoca, il cattolico impegnato in politica o elettore è tenuto a scegliere quali valori privilegiare e quali candidati premiare con il suo voto. E il criterio per compiere queste scelte, afferma il Magistero della Chiesa, consiste proprio nel privilegiare alcuni principi fra quelli che costituiscono il corpo della dottrina sociale della Chiesa, appunto quelli strettamente legati alla natura umana. Così diritto alla vita, centralità della famiglia fondata sul matrimonio indissolubile fra uomo e donna e libertà di educazione (cioè diritto dei genitori di scegliere il percorso educativo dei figli, che comporta la parità scolastica) nonché libertà religiosa della persona contro ogni persecuzione, sono diventati appunto i “principi non negoziabili”. Ciò significa che un uomo politico che ha responsabilità pubbliche e un elettore che deve scegliere chi votare devono metterli avanti a ogni altra considerazione.
Così è scritto nella Nota sull’impegno politico dei cattolici della Congregazione per la Dottrina della Fede che, lungi dal favorire disarmo e distacco dei cattolici dalla politica, rappresenta un invito all’impegno e a scegliere bene, ma privilegiando nella scelta questi criteri: votare soltanto coloro che non hanno avuto alcun timore nello stare dalla parte della verità, anche quando questo può provocare difficoltà o persecuzioni.
Il termine «principi non negoziabili» viene usato per la prima volta dal Papa, se bene ricordo, nel discorso del 30 marzo 2006 a membri del Partito Popolare Europeo e verrà indirettamente ribadito il 24 marzo del 2007 ai partecipanti al Congresso promosso dalla Commissione degli episcopati della comunità europea. In questo discorso il Papa affronta il tema del compromesso, così frequente nella vita politica di una società pluralista, con parole importanti: «L’Europa si guardi da quell’atteggiamento pragmatico, oggi largamente diffuso, che giustifica sistematicamente il compromesso sui valori umani essenziali, come se fosse l’inevitabile accettazione di un presunto male minore. Tale pragmatismo, presentato come equilibrato e realista, in fondo tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana. Quando, poi, su un tale pragmatismo si innestano tendenze e correnti laicistiche e relativistiche, si finisce per negare ai cristiani il diritto stesso d’intervenire come tali nel dibattito pubblico o, per lo meno, se ne squalifica il contributo con l’accusa di voler tutelare ingiustificati privilegi».
In altri tempi, quando il senso comune della maggioranza della popolazione non aveva i dubbi e le incertezze odierne, aveva poco senso parlare di quei principi che non erano pubblicamente violati. Il male c’era anche allora, ma non riceveva l’avallo dei pubblici poteri e soprattutto non era diventato un fatto culturale, accettato e giustificato dalla maggioranza della società. Oggi la società è molto più scristianizzata e, soprattutto, le leggi hanno avallato un comportamento sempre maggiormente diffuso in contrasto con i valori non negoziabili. Si tratta allora di cercare di invertire questa tendenza promuovendo, prima di qualsiasi tentativo politico-legislativo, una grande campagna di sensibilizzazione culturale. Concretamente, si tratta di insistere, opportune et importune, per affermare vita, famiglia e libertà della persona a tutti i livelli possibili. È una strada lunga e difficile, ma non ce n’è un’altra.
Per saperne di più…
Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24 novembre 2002, www.vatican.va. Benedetto XVI, Discorso a membri del Partito Popolare Europeo, 8 novembre 2011, www.vatican.va. Idem, Discorso ai partecipanti al congresso promosso dalla Commissione degli episcopati della comunità europea (Comece), 24 marzo 2007, www.vatican.va. Angelo Bagnasco, Relazione al Forum del mondo del lavoro, Todi, 17 ottobre 2011, in www.chiesacattolica. it. Luigi Negri – Riccardo Cascioli, Perché la Chiesa ha ragione. Su vita, famiglia, aids, demografia, sviluppo, Lindau, 2010. Gianpaolo Crepaldi, Il cattolico in politica. Manuale per la ripresa, pref. del card. Angelo Bagnasco, Cantagalli, 2010.
IL TIMONE N. 108 – ANNO XIII – Dicembre 2011 – pag. 46
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