Fisico, inventore del microchip, imprenditore, sbarcato alla fine degli anni Sessanta nella Silicon Valley – divenendone un pioniere -, Federico Faggin è a tutti gli effetti uno scienziato che ha dato un contributo semplicemente enorme alla rivoluzione digitale. Senza di lui, il mondo intero, non solo occidentale, non sarebbe com’è ora; tanto che perfino un certo Bill Gates ha ammesso che, prima dell’arrivo di Faggin, negli Stati Uniti, «la Silicon Valley era semplicemente la Valley».
Ebbene, sul numero del Timone di febbraio il giornalista Dario Pregnolato ha fatto a Faggin una lunga intervista a proposito del tema di maggior attualità sul fronte delle nuove tecnologie: l’intelligenza artificiale. Ne è uscito un confronto assai articolato ed intenso, nel quale il celebre inventore non solo smonta una serie di falsi miti a proposito, appunto, dell’intelligenza artificiale, ma sottolinea l’importanza di riscoprire la spiritualità, la coscienza, il primato dell’umano davanti ad un mondo (e a un mercato) che, da tempo, sembrano non tenerne più conto.
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