Leone XIV: fede e ragione
Leone XIV: fede e ragione
Papa Leone: «Non tutto ciò che è “filosofico” ha lo stesso valore»
«La sua fecondità si misura dalla sua conformità alla verità dell’essere e dalla sua apertura alla grazia che illumina ogni intelligenza». Messaggio del Papa sul rapporto tra fede e ragione
24 Ottobre 2025 - 13:30
Imagoeconomica
Il Congresso Internazionale di Filosofia ad Asunción, Paraguay, ha ricevuto un messaggio di grande rilevanza da papa Leone XIV, che si inserisce nel solco della grande tradizione cattolica sul rapporto tra fede e ragione. Il Papa, con la sua formazione in matematica e diritto canonico, ripropone in termini attuali la visione di armonia tra i due ambiti, già magistralmente espressa da san Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et Ratio.
La duplice cautela del Pontefice
Il messaggio papale si concentra sulla necessità di un «incontro, diagnosi, dialogo e proiezione», ma è nella diagnosi che papa Leone XIV affonda il bisturi su un punto cruciale: la valutazione della stessa riflessione filosofica. Egli mette in guardia da due pericoli speculari.
Da un lato, il Papa si schiera contro la sfiducia nella ragione nutrita da alcuni credenti, che vedono nella filosofia – per la sua origine “in un ambiente pagano” – una potenziale “minaccia” o “contaminazione” per la purezza della fede. Citando sia Pio XII (Humani generis) che l’opposizione a teologi come il riformato Karl Barth, il Pontefice evoca la celebre presa di posizione di Tertulliano («Che cosa ha a che fare Atene con Gerusalemme?») per poi ribadirne il superamento con la saggezza di sant’Agostino: «Chi pensa che ogni filosofia sia da evitare, non desidera altro che che noi non amiamo la sapienza» (De ordine). La ragione, in questa prospettiva, è vista come «un dono espressamente voluto dal Creatore».
Dall’altro lato, tuttavia, il Papa lancia un monito severo contro l’eccesso opposto: l’illusione di una ragione autosufficiente, capace di raggiungere la conoscenza trascendente o la verità ultima senza l’ausilio della grazia. Il Papa cita l’antica eresia di Pelagio e, in epoca moderna, la speculazione di G.W.F. Hegel che finì per «subordinare la fede allo sviluppo razionale dello spirito».
La misura della filosofia
È in questo contesto di equilibrio critico che si colloca l’affermazione centrale del Papa, un vero e proprio criterio di discernimento per il pensiero filosofico:
«Non tutto ciò che porta il nome di “razionale” o di “filosofico” ha, in sé, lo stesso valore: la sua fecondità si misura dalla sua conformità alla verità dell’essere e dalla sua apertura alla grazia che illumina ogni intelligenza».
Il Pontefice riconosce che la filosofia, pur potendo raggiungere «vette che illuminano e nobilitano», è anche a rischio di sprofondare negli «abissi oscuri del pessimismo, della misantropia e del relativismo» quando si chiude alla luce della fede, diventando «ombra di se stessa».
Fede e ragione, sostegno reciproco e testimonianza
La soluzione proposta da papa Leone XIV è un dialogo fecondo, come quello di figure come san Giustino martire, san Bonaventura e san Tommaso d’Aquino. Questi luminari della tradizione cristiana hanno dimostrato che «fede e ragione non solo non si contrappongono, ma si sostengono e si completano a vicenda in modo mirabile». La ricerca più profonda dell'intelligenza umana, afferma il Papa, «tende verso la sapienza, che si manifesta nella creazione e raggiunge il suo culmine nell'incontro con il nostro Signore Gesù Cristo».
Il Papa sottolinea inoltre il ruolo del filosofo credente come testimone: «Il bene che un filosofo credente può realizzare attraverso la sua testimonianza di vita e attraverso ciò che l’apostolo Pietro ci incoraggia a fare è immenso: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15)».
Questo messaggio, proveniente dal primo Papa degli Stati Uniti, assume un significato particolare in un contesto culturale, come quello americano, che tende storicamente a trattare fede e ragione come realtà separate, spesso inclinando la fede verso l’irrazionale e la ragione verso l’utilitaristico. Contro questa visione frammentata, il Papa sottolinea il «potere di mediazione della filosofia», che «ha molto da interrogare e molto da offrire nel dialogo tra fede e ragione e tra Chiesa e mondo».










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