VERGINE DI GUADALUPE
FEDE VISSUTA
«Gesù mi ha portata in braccio quando non avevo la forza di camminare»
Così Nicoletta Romanoff ad Atreju - insieme a Marcello Pera e Maria Rachele Ruju - ha presentato il suo "Come il tralcio alla vite" (Rizzoli 2025), nel quale rilegge la sua storia personale alla luce di una ritrovata relazione con il Padre
12 Dicembre 2025 - 12:07
Rimanere nella vite, che è Cristo, per portare frutto. «Rimanere in cammino con Dio» è la sfida accolta dalla celebre attrice Nicoletta Romanoff che si racconta nel recente Come il tralcio alla vite (Rizzoli 2025, pp. 192), nel quale rilegge la sua storia personale alle luce di una ritrovata relazione con il Padre. Il suo libro ha offerto l’occasione di una piacevole conversazione che si è tenuta ieri sera nell’ambito della kermesse politica dei conservatori Atreju 2025. Insieme all’attrice sono intervenuti Marcello Pera, Senatore FdI e Presidente della Commissione per la biblioteca e per l’archivio storico del Senato e Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita e Famiglia onlus.
Il volume è una toccante testimonianza di fede che interpella il cuore di ciascuno, nel quale la Romanoff ripercorre dubbi e fragilità del suo percorso esistenziale, cadute e motivi di grazia per rialzarsi e riprendere il cammino. C’è spazio anzitutto per il dolore lancinante causatole dalla morte del fratello Enzo che si suicida a 21 anni quand’ella è appena diciottenne, ma anche per la gioia indescrivibile per la nascita dei suoi quattro figli.
«Non ho ricevuto un’educazione particolarmente spirituale. Mia madre russa ha ricevuto il battesimo ortodosso poi, una volta in Italia, mio nonno ha aperto la strada per la conversione delle figlie al cattolicesimo, più che altro per favorire l’integrazione delle figlie nel nostro Paese. Ricordo con particolare affetto la mia maestra delle elementari, una suora che ci parlava di Gesù come una persona che le stava proprio a cuore. Così, tra i tanti disegni di cuori che facevo, ne ho ritrovato uno con la scritta: “I love Jesus”. Negli anni dell’adolescenza sono rimasta cristiana, ma la mia fede era fredda e il mio Dio lontano. Rileggendo la celebre poesia Orme sulla sabbia, ho poi capito che nei momenti più difficili il Signore mi prendeva in braccio. Così negli anni ho conosciuto meglio Gesù che mi portava avanti quando non avevo la forza di camminare», esordisce l’attrice romana.
Rispetto alla genesi del volume, la Romanoff aggiunge altresì di aver lavorato nel 2023 per un anno intero alla scrittura di un film sull’attentato a San Giovanni Paolo II e di aver ricevuto proprio a lavoro ultimato il 13 maggio 2024 - quale «significativa Dio-incidenza» - una telefonata da parte della casa editrice che le chiedeva di ripercorrere attraverso un libro il suo cammino di fede.
Il libro «ha pagine traumatiche, ma anche di speranza e di conforto», rileva il senatore Pera legato da tempo a una profonda amicizia con il compianto senatore Romanoff e con sua figlia Nicoletta. D’altra parte si tratta di «un libro in cui si racconta la nostalgia di Dio. Abbiamo il desiderio d’eternità perché abbiamo il desiderio d’amare. E l’amore o è eterno o non è», evidenzia invece la Ruiu, la quale racconta il dolore per la morte della sorella quando aveva 13 anni, il calvario del suo tumore e nel contempo «la scoperta di una certezza, ossia che esiste il Cielo e che la morte non è la parola ‘fine’». La stessa rievoca ancora che «dopo la diagnosi di cancro al seno, io e mio marito ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che l’unica cosa che potevamo dare ai nostri figli, comunque sarebbe andato il decorso della malattia, è il Cielo, per cui si siamo obbligati ad avere questo Cielo. Dio mi ha corteggiata e così abbiamo cominciato a sperimentare che con Cristo si può essere sulla croce ed essere felici». D’altra parte, prosegue la portavoce di Pro Vita e Famiglia, «se la misura della felicità è la gratitudine, io ero profondamente grata a Dio dei miei affetti, della mia famiglia; del fatto che si può attraversare il dolore e che la mia carne è importante, perciò Dio si è incarnato». Nel raccontare il suo cammino spirituale la Ruiu sottolinea di aver scoperto un Padre che le dice: «“Io ti amo così come sei”. Il giudizio di Dio è un giudizio a braccia aperte». E sul suo impegno nella difesa di vita, famiglia e libertà educativa aggiunge: «Non difendo questi principi non negoziabili per moralismo ma perché ciascuno, sentendosi destinatario di tale sguardo divino, comprenda la sua preziosità; di essere un prodigio che può portare al mondo qualcosa di unico e irripetibile».
Nel merito, richiamando la dimensione politica di tali valori e l’esigenza di custodirli, il senatore Pera coglie l’occasione per ribadire che «senza tali principi non c’è futuro, perché non c’è identità».
Infine la Romanoff conclude evidenziando come nel libro abbia voluto focalizzare l’attenzione anche sulle «debolezze della mia fede, per le quali Cristo è venuto»; per insegnare a lasciarsi amare nella verità per poter amare. Di qui afferma senza infingimenti: «Ho avuto quattro figli da tre uomini diversi; il mio percorso di fede è stato in salita. I miei figli sono la testimonianza incarnata della mia fede. Io vado a Messa e loro hanno chiaramente la libertà di scegliere se venire o meno con me. Il filo della mia fede, come un ricamo, si è costruito in quarantasei anni. Oggi essi comprendono il valore che ha per me la vita eterna. Come figlia ho bussato tanto al cuore di Dio, ben consapevole che quando un figlio vuole una cosa te la chiede incessantemente finché non la ottiene: sono un martello pneumatico nei suoi confronti. Perciò se chiedete a Lui come chiedono i bambini, state certi che sarete esauditi».










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