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13.12.2024

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Lo scaffale di Letteratura
31 Gennaio 2014

Lo scaffale di Letteratura

 

 

I grandi della letteratura erano e sono credenti.
Purtroppo, in Italia una fede in crisi non produce più narrativa.
Parla Luca Doninelli, critico letterario.

 

Il buon cristiano si vede dal romanzo?
Anche: “Lo scaffale della letteratura è fondamentale per un cattolico, perché il cristianesimo è un racconto. Anzi, secondo me uno dei sintomi della crisi della fede in Italia è il fatto che non produce più narrativa. Molta saggistica sì, teologia, sociologia. Ma il cristianesimo non può essere solo un dato intellettuale” .
Con Luca Doninelli, anche chiedere 10 titoli di buona letteratura (o di “letteratura buona”?) da collocare nella biblioteca del neofita o del credente “qualunque”, è una lezione di militanza. 46 anni, critico letterario e teatrale, scrittore (ultimo romanzo: La mano), Doninelli tiene tra l’altro sul Giornale una rubrica di Lettere cattoliche in cui esamina la letteratura religiosa proprio dal punto di vista della fede.
“Sono di formazione filosofica – esordisce -, il De civitate Dei di sant’ Agostino (354-430) e san Tommaso (1225127 4) sono stati fondamentali per la mia vita. Per questo concedetemi di segnare nell’ elenco anzitutto le Confessioni del vescovo di Ippona.
Poi Dante (1265-1321), per forza: perché non c’è nulla di più cristiano del suo pensiero. L’Alighieri porta alla totale comprensione le ragioni cristiane dell’umano e le ragioni umane del cristianesimo, riesce a parlare persino dell’amore per Beatrice riferendosi sempre al rapporto con Dio”.
“Metto quindi in lista la Gerusalemme liberata: perchè è l’ultimo grande poema cristiano e perché – proprio ora che nei Luoghi santi è tornata la violenza offre una visione delle crociate che ne sovrasta l’aspetto cruento con un’idea non appiccicosa della pietà cristiana.
Torquato Tasso (1544-1595) è uno degli scrittori da riscoprire”.
“Mi sembra quasi banale consigliare tutto il dramma barocco, soprattutto WilIiam Shakespeare (1564-1616). In lui c’è un aspetto cristiano che va oltre la sua appartenenza al partito filocattolico:la Tempesta o l’Enrico IV sono una metafora del perdono, ma anche Romeo e Giulietta, nonostante i suicidi finali. Shakespeare dà l’idea della grazia di Dio che passa attraverso mani umane, anche le più inattese o indegne”.
“Inserirei quindi gli Inni alla Notte di Novalis (1172-1801) e La Cristianità ovvero l’Europa, che è un testo del poeta tedesco da riprendere assolutamente. Novalis è un convertito al cattolicesimo dal protestantesimo e quindi sa cogliere un aspetto fondamentale: quello che non si può dire Cristo fino in fondo senza la Chiesa”.
“Venendo più verso di noi, scelgo Charles Péguy ((1873-1914): per la sua forza profetica e la sua follia benedetta. Péguy è un cristiano non omologabile in nessuna conventicola: era socialista, aveva sposato un’ebrea, era visto male dagli altri cattolici, morì in guerra… Insomma ebbe una storia molto drammatica e sapeva di non essere” in regola”: a me piace anche per questo”.
“Poi metto Thomas Stearns Eliot (1888-1965), forse il più grande di tutti i cattolici (e non solo) del Novecento. Il poeta inglese ha dedicato le sue cose migliori neanche al cristianesimo, ma al mistero della Chiesa: che è stato sempre il più bistrattato dai nemici del cattolicesimo. L’Assassinio nella cattedrale, I cori della Rocca, i Quattro quartetti sono una ripresa della fede come pienezza dell’esistenza, come gusto del vivere”.
“Poi vengono i russi: cristianesimo vuoi dire leggersi Fedor Dostoevskij (1821-1881). Anzitutto I demoni, dove la fede non è messa a tema, ma pure Delitto e castigo: secondo me, questo romanzo mostra come l’etica riguarda in realtà l’essere e non solo il comportamento. È uno scritto sulla natura della cose,più che sulla morale o sul moralismo”.
“E siamo al Novecento, il cui problema è di essere stato un secolo nichilista.
Vorrei inserire in elenco alcuni scrittori americani.
A mio parere il maggiore, cioè Ernst Hemingway (1898-1961), e alcuni suoi racconti proprio perché sono il contrario del cristianesimo: leggendoli, si capisce che non accettare la posizione di dipendenza da Dio fa finire nel delirio, nell’invocazione al nulla.
Quindi la cattolica Flannery O’ Connor, che consiglio per la sua “perfidia cristiana”: nel senso che ha una visione dell’uomo assolutamente spietata, ma nello stesso tempo grandiosa per la coscienza del perdono come di un fatto concreto.
Nelle sue pagine, a volte beffarde, si sente benissimo che passa la Grazia”.
“Spezzerei una lancia infine per qualche italiano, naturalmente. Alessandro Manzoni (1785-1873) su tutti, che va salvato dalla prima all’ultima riga come nessun altro autore al mondo.
Soprattutto gli Inni sacri – che sono sculture paragonabili al Duomo di Milano -, l’Adelchi, il 5 maggio (che legge la storia alla luce del disegno di Dio). I Promessi sposi li consiglio perché la Provvidenza vi viene messa fino in fondo alla prova della storia. Lì si respira il grande cattolicesimo lombardo che non fa sconti, e crede che la virtù non basta a tener lontani i mali ma che la fiducia in Dio e la buona volontà possono aiutarci a rendere utili al bene persino questi mali”.
“Citerei da ultimi Clemente Rebora (1885-1957) e Giuseppe Ungaretti (1888-1970): nel romanzo italiano dell’ultimo secolo, infatti, i cattolici sono stati troppo” mora listi “, anche se bravi; nella poesia invece il volo dello spirito è stato più alto”. Ma lo scaffale è ormai colmo: e, con questi consigli d’autore, non è improbabile che “buona lettura” e “lettura buona” diventeranno in fondo la stessa cosa.

DA NON PERDERE

Come orientarsi da cristiani nel gran mare dei libri? Qualche sicura “bussola” c’è. Una è il vasto repertorio di volumi di “cultura religiosa nell’editoria italiana”, compilato per il Progetto culturale dei vescovi italiani. Il libro, che s’intitola “Una cultura per l’uomo”, si può chiedere gratuitamente dall’Associazione Sant’Anselmo (via Gioberti 7 – 20123 Milano; tel. 02/43319419; e-mail: santanselmo@tiscalinet.it); è già alla seconda edizione e contiene un ampio elenco di titoli utili, scelti da esperti indiscussi, per saperne di più su vari argomenti: Bibbia, santi, spiritualità, Cristo, storia delIa Chiesa, teologia, bioetica, ecumenismo…
Per restare aggiornati e ben indirizzati su quanto esce di nuovo nelle librerie, invece, ci si può abbonare a Il segnalibro: una rivista trimestrale in cui insegnanti, educatori e genitori fanno volontariamente da “consulenti editoriali” e spiegano perché valga la pena di leggere (o di non leggere…) i bestseller più in voga, motivando le loro recensioni secondo criteri sia artistici, sia educativi, sia morali; preziosa la sezione dedicata ai testi per bambini. Ulteriori informazioni si avranno scrivendo all’indirizzo di via Vincenzo Monti 6 – 20123 Milano o all’indirizzo e-mail: ilsegnalibro@yahoo.com. Da tenere presente, infine, la collana dei Libri dello spirito cristiano della Rizzoli, scelti dalla sicura competenza teologica e letteraria di don Luigi Giussani.

 

 

Eugenio Corti
di Marco Respinti
Oramai anche i sassi sanno che se le classifiche di vendita librarie non fossero addomesticate, Eugenio Corti svetterebbe ai primi posti.
Il romanziere de Il cavallo rosso dovrebbe costituire un capitolo a sé dell’ Elogio degli italiani di Rino Cammilleri, in modo da dimenticare in fretta i vari Andrea Camilleri & dintorni: ovvero essere annoverato fra le glorie nazionali. Meno male che in Francia, in Giappone e negli Stati Uniti se ne sono accorti e lo hanno o lo stanno traducendo.
Di Corti c’è da non lasciarsi scappare però nemmeno L’esperimento comunista, titolo della penultima versione dei suoi pionieristici (e volte quasi profetici) scritti sulla tragedia e sul costo umano e spirituale del “socialismo reale”.
L’edizione più recente di quel lavoro trae titolo da uno dei capolavori cortiani, già noto in precedenza, ma forse mai adeguatamente sottolineato: Processo e morte di Stalin, la straordinaria tragedia del 1963. Coraggioso e forte come si deve è Il fumo del tempio, anche questo ripresa di scritti più antichi dedicati all’enorme dramma dell’autodemolizione della Chiesa e della cultura cattolica intrapresa sotto il segno del progressismo teologico e filosofico più avvilente fra fine anni Sessanta e anni Settanta. Originale, fra narrativa e filosofia della storia, la produzione cortiana più recente: La terra dell’indio e L’isola del paradiso.
Dossier: Consigli per una biblioteca personale

TIMONE N. 20 – ANNO IV – Luglio/Agosto 2002 – pag. 38 – 39

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