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13.12.2024

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Lourdes: una sorpresa
6 Marzo 2015

Lourdes: una sorpresa

Vorrei fare, stavolta, un piccolo – ma forse non tanto – regalo ai lettori.
Lettori che, tra l’altro, sanno come sia molto in ritardo – a causa di impegni imprevisti e di qualche guaio di salute – nel pubblicare il libro che completerà Bernadette non ci ha ingannati. Dopo l’inchiesta storica sulla piccola, unica testimone, vorrei presentare quanto ho scoperto in tanti anni di ricerca “attorno a quella grotta” (come suonerà, credo, il titolo stesso). Inutile che stia a ripetere perché proprio Lourdes.
Ho detto più volte che quanto offertoci lì non è solo qualche guarigione corporale – semplici segni della verità dell’evento – bensì una “maniglia”, come l’ho chiamata, alla quale aggrapparci per confermarci nella fede quand’essa vacilla: in effetti, se Lourdes è vera, tutto nel Credo è vero.
Ora, vorrei anticipare una sorpresa imprevista, un “dono” come dicevo e che non mi attendevo, dopo tanti anni di investigazione, a conferma di quanto sia denso il mistero attorno
a quell’evento del 1858. Vorrei anticiparlo, dico, perché non so se e quando mi sarà dato di pubblicare il nuovo libro, ma anche perché è istintivo il desiderio di comunicare subito una bella scoperta ai fratelli nella fede.
Ecco i fatti: nel 1856, dunque due anni prima delle apparizioni, usciva in Belgio un piccolo libro (circa 120 pagine) dal titolo: Iconographie de l’Immaculé Conception. Il sottotitolo: La meilleur manière de représenter ce mystère. L’autore era monsignor Jean Baptiste Malou, vescovo dell’illustre città belga di Bruges. Malou non era soltanto un pastore ma pure un illustre studioso, docente di teologia nella università di Lovanio e autore, tra l’altro, di un’opera monumentale sulla storia, nei secoli, della devozione all’Immacolata Concezione. Un’opera che confermava, con il rigore dello specialista, la decisione di Pio IX di proclamare il dogma del 1854. Era dunque lo studioso più adatto per scrivere il libro che dicevamo: capitava spesso, infatti, che gli artisti fossero chiamati ad eseguire quadri, sculture, affreschi, mosaici in onore della Immacolata. Ma come rappresentarla? Quel mistero è inaccessibile per definizione e, così, il risultato era una serie di opere piene di errori teologici, in qualche caso addirittura ridicoli.
Anche molto prima del dogma, gli artisti avevano prodotto delle “Immacolate” ma pure le più celebri, come quella del Murillo, erano inaccettabili sul piano teologico. Rischiavano, così, non di favorire ma di ingannare la fede di chi le contemplava. Ecco allora mons. Malou all’opera: basandosi ovviamente sulla sua sterminata conoscenza del tema, redigeva una sorta di “manuale” perché pittori e scultori inserissero la loro ispirazione artistica nelle coordinate della fede.
Su questa brochure dimenticata avevo trovato solo qualche cenno dato dal gesuita padre Joseph Marie Cros, il maggiore storico di Lourdes del XIX secolo, un investigatore appassionato e competente. I risultati del suo lavoro furono consegnati a una grande opera in tre volumi che ancora oggi è preziosa ma che, per vari motivi, uscì soltanto postuma.
Prima di quel magnum opus, Cros pubblicò un volume, Notre Dame de Lourdes, sottotitolo Récits et Mystéres. Un volume uscito nel 1901, con una scarsa circolazione e che, in effetti, mi è stato difficile rintracciare.
Qui, poche pagine su oltre 600 sono dedicate all’operetta di mons. Malou, a quella sua Iconographie de l’Immaculé Conception, a quel suo vademecum di scarsa circolazione e limitata al Belgio: la ricerca, dunque, è stata ancor più difficile ma ne è valsa, davvero, la pena. Questo testo, in effetti, è impressionante:
il vescovo di Bruges ha firmato e datato la prefazione al 25 febbraio 1856, dunque a due anni esatti dalla nona apparizione, quella durante la quale Bernadette scoprì la fonte, su indicazione di Aquerò che ancora non aveva detto il suo nome. Insomma, solo 24 mesi dopo l’Immacolata si mostrava a Lourdes e la sua figura, i suoi abiti, i suoi gesti, la sua età, l’espressione del suo volto – tutto insomma – era in accordo a “come avrebbe dovuto essere” se avesse deciso di mostrarsi agli uomini. Mons. Malou non fu un profeta, nel senso di chi vede l’avvenire: fu, semplicemente, un teologo che applicò la dottrina e la Tradizione cattolica al dogma appena proclamato ad uso di coloro che avessero voluto rappresentarlo visivamente. Ciò che è ancor più straordinario è che Maria, mostrandosi come Immacolata Concezione, rispettò quel “modello” e – trascurando l’aspetto che le avevano dato artisti anche tra i più grandi – si adeguò a quanto gli esperti in queste cose si aspettavano da lei. C’è qui, tra l’altro, la conferma della completa “cattolicità” di Lourdes dove l’Apparsa rispetta il calendario liturgico della Chiesa, ma rispetta anche la teologia che ha portato alla proclamazione del dogma. Inutile dire che c’è pure una conferma che sembra definitiva della verità di quanto testimoniatoci da Bernadette, che nella sua breve vita non aveva visto che le immagini mariane della sua chiesa parrocchiale e di quella di Bartrès, dove era stata come pastorella. E quelle immagini erano del tutto diverse da quanto ci raccontò di avere visto alla Grotta. Diversa anche, come spiegheremo, dalla Vergine come è rappresentata nella Medaglia Miracolosa che la veggente aveva al collo, appesa a uno spago: unico “lusso” sotto ai suoi miseri stracci.
Vediamo, allora, nel dettaglio, le indicazioni di mons. Jean Baptiste Malou.
Primo punto: l’Immacolata va rappresentata in piedi (come a Lourdes) e non seduta su qualche trono o sedia dorata, come fanno molti artisti.
La liturgia della Chiesa la compara all’aurora che colora il cielo all’orizzonte e annuncia il sorgere del Sole- Cristo che da lei prenderà vita. Dunque, va rappresentata come all’inizio del cammino verso la redenzione.
Secondo punto: molti artisti, tra i quali il Murillo, hanno immaginato l’Immacolata come sospesa su una nuvola nel cielo: intendevano, così, significare che la Grazia che l’aveva avvolta sin dal concepimento la elevava al disopra della terra. Invece, i piedi della Vergine devono toccare il terreno per significare che il miracolo della Grazia si è operato nel mondo e per il mondo, attraverso una concezione apparentemente umana. In effetti, a Lourdes l’Apparsa tocca il suolo, la solida roccia della grotta. Dodici anni prima, nel 1846, c’era stata l’apparizione a La Salette e i due piccoli veggenti avevano descritto la Signora apparsa tra i pascoli delle Alpi di Grenoble come sospesa nell’aria a qualche spanna dalla terra In quella occasione, visto ciò che la Madonna lì si proponeva, ciò poteva essere giustificato, ma sarebbe un grave errore attribuire una simile “sospensione” alla Immacolata. Così ammonisce il teologo.
Terzo punto: trascriviamo le parole di mons. Malou: «Si è preteso da parte di molti cattolici – oltre che dagli iconografi delle Chiese ortodosse – che la Santa Vergine non deve essere mai rappresentata senza avere in braccio il bambino Gesù. Crediamo invece che, nel caso della Immacolata, la Madre debba apparire senza il Figlio. In effetti, il mistero ineffabile della Concezione Immacolata è stato operato da Dio prima che la nascita del Cristo fosse annunciata. La successione dei tempi che il Cielo stesso ha deliberato deve essere rispettata ». Qualcuno, a Lourdes – preti, soprattutto – guardò con sospetto Bernadette perché descriveva una Maria “da sola”. E invece, proprio così doveva essere.
Quarto punto: le mani. Qui, più che mai, constatiamo l’impressionante coerenza tra ciò che Bernadette ci ha detto e ciò che, due anni prima, consigliava l’esperto della Immacolata.
Esperto che osserva come non sembri opportuna l’immagine della Medaglia Miracolosa (e di  anti dipinti e statue) con Maria Immacolata che stende le mani aperte, dalle quali escono dei raggi di sole, a significare le grazie sparse sulla terra. In effetti, come pochi sanno, se la Chiesa ha canonizzato Catherine Labouré, la veggente di rue du Bac, e ha confermato la verità delle apparizioni, la Congregazione dei Riti, pur esortando a portare con fiducia la celebre Medaglia, si è rifiutata di garantire ufficialmente l’immagine che vi è riportata. Anche perché sembra certo che la santa veggente preferisse non la Vergine con le braccia distese e i raggi che fuoriuscivano, ma quella con in mano un globo simboleggiante la Terra. A Lourdes, Maria aveva abitualmente le mani giunte a livello del petto, con il rosario appeso all’avambraccio destro: quando lo sgranava lo faceva con le dita incrociate, tenendolo tra le mani che restavano unite sotto il mento. Era, cioè, quasi sempre nella posizione indicata da mons. Malou. Sappiamo con certezza che due sole volte, e per pochi istanti, aprì le braccia, spalancandole in segno di accoglienza: fu nella prima apparizione per invitare Bernadette, spaventata, ad avvicinarsi e il 25 marzo, nel largo gesto che compì prima delle parole fatali: «Io sono l’Immacolata Concezione».
Ma perché sarebbero opportune le mani giunte e non le braccia aperte?
Perché, presentandosi a Lourdes con quel nome, la Vergine vuole ricordare anche con il gesto non tanto le infinite grazie che spande nel mondo (e che i fedeli, grati, ben conoscono) quanto
la Grazia dell’esenzione dal peccato che, gratuitamente, le era stata concessa.
È a se stessa, non a noi che in questo caso vuole rinviare. Bernadette conosceva, lo dicevamo, la Medaglia Miracolosa, eppure non si ispirò a quella: un altro, rilevante motivo per credere alla sua veridicità.
Quinto punto: gli occhi. Risentiamo il nostro vescovo: «Gli artisti potranno rappresentare gli occhi della Immacolata o modestamente abbassati verso la terra oppure elevati verso il Cielo».
Quanto a quest’ultima posa, il guardare in alto, sappiamo che fu assunta in quel 25 marzo di cui si è detto e anche in molte altre occasioni. Era tra gli atteggiamenti abituali, sotto la Grotta. Quanto agli occhi abbassati: è curioso ma l’Apparsa era obbligata a farlo, visto che parlava con la piccola Bernadette a quattro metri sotto la nicchia dove stava. Dall’alto ci sono state date le parole – ben poche – che Bernadette ci ha riferito. Quando l’Apparsa scendeva sul suolo e guardava negli occhi Bernadette («Parlava a me come una persona parla ad un’altra persona») era per colloqui amichevoli ed intimi, dei quali la veggente non ha voluto riferirci nulla.
Sesto punto: l’abito. Malou: «Gli abiti della Vergine Immacolata siano tali da darle un aspetto di grande modestia e di perfetta semplicità. L’artista la vesta in modo tale che gli abiti non catturino l’occhio di chi guarda: l’attenzione deve posarsi sul volto e sulla figura, che respirano una pietà tutta celeste e impongono il rispetto più profondo». Di questa semplicità, senza nulla di superfluo o di eccentrico, ci darà testimonianza Bernadette: e non era affatto scontato che così la descrivesse. A La Salette, ad esempio, i due veggenti ne descriveranno l’aspetto in questo modo: «Bella, imponente, regale, tanto risplendente da abbagliare gli occhi. Un abito bianco con un grembiule d’oro che la cinge sul davanti, mentre uno scialle avvolge le spalle, incrocia sul petto e si annoda dietro la vita. In testa una cuffia posta sopra un diadema di rose
di ogni colore che mandano raggi di luce. Intorno al collo una catenina d’oro trattiene sul petto uno splendidissimo Cristo, posto tra un martello e delle tenaglie. Ornano lo scialle sull’orlo esterno un gallone pesante come una catena, e un secondo giro di rose. Scarpini bianchi con fibbie d’oro e i piedi circondati da un altro giro di rose rosse e bianche. Qua e là, sul corpo, scintillano diamanti». Siamo, dunque, agli antipodi di ciò che il vescovo di Bruges giudicava necessario per l’Immacolata: e proprio la semplicità dell’abito di Aquerò sarà ciò che descriverà Bernadette, ancora una volta senza nulla sbagliare, limitandosi a descrivere Colei che vedeva davanti a se.
Settimo punto: il capo. Malou: «Considero il velo sulla testa e che scenda dalle spalle lungo la schiena come un attributo essenziale della Santa Vergine Immacolata, come segno di modestia, di verginità, di purezza ». Puntualmente, a Lourdes, è confermato quanto due anni prima era stato descritto come necessario: invece, non solo a La Salette ma in molte altre apparizioni, pur approvate dalla Chiesa, il velo è sostituito da altri copricapi, talvolta di forma inusuale, pittoresca. Ma in questo non c’è motivo per vedere contraddizioni: come dicevamo, ogni apparizione sembra adeguata, nell’aspetto esterno della Madonna, al motivo di quella specifica venuta tra noi. Il caso della Immacolata è in questa linea di congruità: e Bernadette – l’analfabeta che neppure aveva fatto il catechismo ed era incapace di inventare alcunché – ci ha descritto solo ciò che ha visto e che corrispondeva proprio a ciò che doveva essere.
Ottavo punto: i capelli. Molti artisti ce li hanno dipinti o scolpiti come sciolti e lunghi. L’esempio più famoso è quello della peraltro splendida tela del Murillo cui già abbiamo accennato e che ricordiamo perché è stata modello per altre, innumerevoli opere d’arte. «Di nuovo un errore!», rimarca severo il vescovo di Bruges: «Nel rappresentare l’Immacolata è opportuno che la capigliatura sia coperta in gran parte dal velo». Esattamente come fu, al solito, a Massabielle. Alla piccola veggente fu chiesto più volte di che colore fossero i capelli di Aquerò.
«Non lo so», fu la risposta costante, «Erano coperti dal velo, tranne pochi che uscivano, ma non si distinguevano ». Interessante notare che nel suo libro “demitizzatore” Emile Zola fa dire a Bernadette che, malgrado il velo, si scorgeva che i capelli erano biondi.
Anche questo rappresentante del verismo positivista cede al gusto romantico di una Maria bionda, come se quel colore fosse possibile in Palestina, dove ogni donna ha la sua foggia di capelli, ma ciascuna con una diversa sfumatura di nero. Interessante, dicevo, la falsa notizia di Zola perché anche in questi dettagli si constata come le parole della figlia dei Soubirous siano sempre lontane da ogni sospetto di invenzione: una Madonna bionda non sembra più, come dire, nobile di una bruna? Le fate non hanno i capelli color dell’oro? Così è nella favole, ma l’evento di Lourdes è una realtà, non una fiaba.
Nono punto: l’Immacolata dovrebbe portare una corona? Decisa, come al solito, la risposta di monsignor Marou: «Non credo proprio! Alcuni lo hanno sostenuto, ma io penso che sia necessario rappresentarla senza corona e anche senza quello scettro che qualche artista le mette in mano. Maria è incoronata dal Figlio come Regina del Cielo soltanto dopo l’Assunzione. Non si può certo darle i segni della regalità sin dal momento del concepimento!». Ma replicano alcuni: «D’accordo, niente corona regale ma almeno quella verginale, di rose e di gigli bianchi». Il nostro teologo non approva neppure questa: «Nient’affatto, la verginità è già simbolizzata dal velo candido che copre il capo!». Come, tutti lo sappiamo, fu a Massabielle.
Decimo punto: i colori. Impressionante  più che mai la coincidenza tra quanto pensato a Bruges e quanto visto 24 mesi dopo sotto i Pirenei. Come poteva sapere Bernadette che, all’inizio del Cinquecento, Giulio II era stato richiesto di stabilire l’abito di una nuova congregazione femminile sorta sotto il nome di “Figlie dell’Immacolata Concezione” e che quel Papa aveva stabilito che vestissero di bianco e di azzurro con, addirittura, il divieto esplicito di ogni altro colore? La piccola veggente di certo non aveva mai scorto alcuna religiosa abbigliata con quelle tinte né alcuna statua tra le pochissime da lei viste a Lourdes e Bartès le aveva.
Vediamo le parole di Giulio II: «Che  l’abito e lo scapolare delle religiose della Immacolata Concezione siano di color bianco per attestare la purezza verginale dell’anima e del corpo della beata Vergine Maria e che il loro mantello sia del colore blu del Cielo, per attestare che la sua anima è tutta celeste, tutta degna del paradiso dal primo istante della sua creazione ». L’apparizione vista da Bernadette era di un tale biancore che quando, l’11 febbraio, la sorella Jeanne le chiese che cosa avesse visto rispose semplicemente: «Ho visto del bianco! ». Su questo ben si staccava l’azzurro della grande fascia attorno alla vita: questa la sola discrepanza con quanto stabilito dal Papa, che voleva il color cielo sul mantello. Ma l’Apparsa,
forse per maggiore semplicità, non lo portava, ed ecco l’obbligatorio azzurro apparire sulla fascia che stringe ai fianchi a tunica. Importante quanto concede mons. Malou: «Per completare la simbologia del bianco e dell’azzurro, si potrebbe aggiungere qua e là qualche fiore d’oro per ricordare l’abbondanza dei doni celesti di cui quella Donna è stata colmata». Ecco allora, a Lourdes, il grande rosario che l’Immacolata teneva tra le mani giunte e nel quale i grani erano legati da una catena che la veggente disse «di un giallo lucente, come l’oro». Dello stesso oro erano le rose sui piedi. Delle quali parleremo subito qui sotto.
Undicesimo punto: le rose… Eh, no: purtroppo il computer mi segnala che sto superando lo spazio che mi è assegnato. Ci sono molti punti importanti da esaminare, con altre, forse ancor maggiori, sorprese.
Spiace davvero interrompere. Ma, Deo adnuente, completeremo il prossimo mese. â–
 
Il Timone – Marzo 2015

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