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12.12.2024

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L’universo? E’ progettato a misura d’uomo!
31 Gennaio 2014

L’universo? E’ progettato a misura d’uomo!

 

 

 

La teoria fisica del principio antropico mostra che i valori delle costanti fisiche fondamentali sono gli unici che consentono la vita e l’origine dell’uomo ed esigono l’esistenza di un Progettista. Le teorie alternative incorrono in assurdità.

 

Circa quarant’anni fa alcuni scienziati, come Duke e Wheeler, si resero conto che alcune costanti fondamentali della fisica sono così finemente regolate tra loro, che una piccola variazione di una di esse renderebbe il mondo inospitale per ogni forma di vita. Divenne quindi evidente che dietro l’universo c’è un progetto intelligente e, quindi, un Progettista, autore dell’universo.
Come esempio di tale fine regolazione delle costanti, avvalendoci di una figura consideriamo due di esse: il rapporto R fra la massa dell’elettrone e quella del protone, e la costante di struttura fine ?, che sta alla base dell’interazione elettromagnetica. Nella figura, R è posto in verticale ed ? in orizzontale. Se i valori numerici di R ed ? fossero diversi da quelli effettivamente esistenti nel nostro universo, e se questi valori fossero compresi sotto la curva che parte dall’angolo in basso a sinistra della figura (da R = ? = 0) e che termina all’angolo in alto a destra della figura stessa (ad R = ? = ?; ? è il simbolo che indica l’infinito) non esisterebbero le stelle. Similmente, se i valori numerici di R ed ? fossero sopra la curva a partire dal punto E, non ci sarebbero atomi. Se fossero compresi tra BG e CH (zona azzurro chiara), non potrebbero formarsi strutture ordinate come i geni, i cromosomi e, quindi, il DNA che li contiene.
Secondo le attuali teorie scientifiche, la costante di struttura fine ? deve insomma essere compresa fra i punti I ed L, indipendentemente da R, altrimenti avverrebbero cose catastrofiche. Precisamente, i protoni decadrebbero prima che si possano formare le stelle. La zona entro cui il valore di ? non provoca cose catastrofiche si trova solo fra I ed L, e le zone consentite per R si trovano fra A e B, e fra C e D. Così, le zone dei valori numerici di ? ed R che permettono il mantenimento della vita nell’universo si riducono a due striscioline. Ma c’è ancora una condizione, scoperta da B. Carter, che limita ulteriormente le variazioni favorevoli alla vita dei valori numerici di R ed ?, indicata a tratteggio nella figura. Essa, entro un piccolissimo spessore, è quella che consente l’esistenza dei mondi in cui le stelle hanno delle regioni esterne, tali da consentire la formazione di un sistema planetario. La zona di ? ed R necessaria per permettere la vita si riduce, quindi, alla breve strisciolina indicata con M. Fu proprio Carter, giustamente impressionato dalla sua scoperta, ad enunciare il principio antropico in forma forte: «l’universo deve essere tale da ammettere la possibilità di esistenza di osservatori dentro di esso, almeno in qualche stadio della sua evoluzione», cioè è fatto in uno dei pochissimi modi che consentono l’esistenza dell’uomo.
Purtroppo, in seguito, lo stesso Carter e poi J. Barrow hanno vanificato il principio nella sua formulazione forte, enunciandone una versione debole: «quello che noi possiamo aspettarci di osservare è ristretto dalla condizione necessaria alla nostra presenza di osservatori». Il che significa che ci potrebbero essere a caso tanti indipendenti tipi di universo con costanti fisiche diverse una dall’altra, in alcuni dei quali, a caso, senza un Progettista, la vita potrebbe sorgere e mantenersi e quindi avere degli osservatori.
Per avvalorare questa versione debole e casualistica del principio antropico, sono state formulate sei ipotesi fantasiose, che sottendono una visione panteistica, prospettate da Vilenkin e Linde. Secondo questi ultimi infinite bolle universo sorgerebbero qua e là da un vuoto quantistico, con costanti fisiche casuali, e solo nei pochissimi casi di costanti aventi valori opportuni si svilupperebbe una qualche forma di vita. Sarebbe quindi solo in tali rarissime e casuali bolle universo, fra le infinite esistenti, che potrebbero esserci osservatori come noi.
L’ipotesi degli infiniti universi ha trovato la sua base nella teoria dell’universo inflazionario, proposta negli anni ‘70 da A.
Guth. Le ipotesi necessarie per sostenere tale teoria sono: 1) l’esistenza di un vuoto quantistico instabile; 2) la presenza di due stranissimi campi di forze; 3) una energia-materia tale da produrre sia forze di trazione sia una gravitazione repulsiva; 4) lo sforzo di trazione dovrebbe avere un’inerzia negativa tale da cancellare quella positiva, e permettere così un’espansione della bolla universo ben superiore a quella della velocità della luce. Queste quattro ipotesi valgono per ottenere una sola (o poche) bolla universo. Con un vuoto instabile, secondo questa teoria, le successive bolle dovrebbero compenetrarsi; ma, al contrario, bisogna ribattere che non si osservano galassie lontane che si avvicinano a noi. Se poi il vuoto quantistico esistesse da sempre, come ritiene la teoria che stiamo discutendo, la densità di materia ordinaria in ogni punto sarebbe infinita; ma anche questa cosa è assurda, e non si osserva assolutamente. Per correre ai ripari questi autori hanno allora dovuto aggiungere una ipotesi 5): il vuoto dovrebbe essere in rapidissima espansione, in modo che le successive bolle non si compenetrino mai. Ma non basta: l’espansione dovrebbe produrre una rarefazione del vuoto quantistico. Ecco allora che diventa necessario aggiungere l’ipotesi 6): bisogna che il vuoto quantistico si autoriproduca con una continua sorgente infinita. Ora, anche questa è una palese assurdità.
Del resto, è già possibile muovere una critica radicale all’ipotesi 1: la teoria quantistica è stata postulata perché nella fisica classica non era stato considerato il campo elettromagnetico irraggiato da tutte le particelle dell’universo, il quale produce gli stessi effetti del vuoto quantistico. Ora, questo campo ha cominciato ad esistere dopo l’esistenza delle particelle e non prima, come è invece richiesto della teoria inflazionaria. Pertanto quest’ultima scambia l’effetto (il vuoto quantistico) con la causa (le particelle elettricamente cariche ed accelerate a causa della loro mutua ed autointerazione).

 

 

RICORDA

 

“Se il rapporto tra il numero totale di protoni e di neutroni «fosse stato leggermente superiore, tutto l’idrogeno (protoni) si sarebbe trasformato in nuclei di elio, con conseguenze facilmente immaginabili (impossibilità di avere mai acqua, né composti dell’idrogeno); se fosse stato invece leggermente inferiore non vi sarebbe stata alcuna percentuale di elio cosmologico, con conseguenze negative sui tempi di evoluzione termodinamica delle stelle, perché sarebbero divenuti incompatibilmente bassi rispetto a quelli richiesti per lo sviluppo della vita sui pianeti» […] Questo valore «regola inoltre anche il tasso di espansione iniziale dell’universo: un suo valore anche assai poco più alto avrebbe implicato il collasso quasi immediato dell’universo»”.
(G. Tanzella-Nitti, voce Principio antropico, in G. Tanzella-Nitti – A. Strumia [a cura di], Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, Urbaniana University Press – Città Nuova 2001, vol. I, p. 107).

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

G. Tanzella-Nitti, voce Principio antropico, in G. Tanzella-Nitti – A. Strumia (a cura di), Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede. Cultura scientifica, Filosofia e Teologia, Urbaniana University Press – Città Nuova 2001, vol. I, pp. 102-120.
G. Samek Lodovici, L’esistenza di Dio, Quaderni del Timone, Edizioni Art 2004, pp. 39-47, specialmente pp. 46-47.

 

 

 

IL TIMONE – N. 33 – ANNO VI – Maggio 2004 – pag. 50 – 51
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