Regia: John Ford
Con John Wayne, James Stewart, Vera Miles, Lee Marvin.
1962 – 118’ minuti – B/N
Con “L’uomo che uccise Liberty Valance”, John Ford conclude, o forse meglio dire fa calare il sipario, su di un genere, quello western, che lo aveva visto non solo grande protagonista ma, senza dubbio, maestro di intere generazioni di registi. La scelta di chiudere con una forma narrativa tanto amata probabilmente fu dettata non tanto da una creatività che era venuta a mancare, ma piuttosto da un clima che ormai si stava odambrando all’orizzonte. Se i film western sono per antonomasia pellicole dove i valori sono asse portante della storia, non deve apparire un caso se lo stesso genere verrà “rivisitato” negli anni per mostrare tutto ciò che di più gretto umanamente sia possibile. “L’uomo che uccise Liberty Valance” vuole essere la chiusura di un periodo sia cinematografico che storico, e gli elementi proposti sono molti. Da un punto di vista formale, il ritorno al bianco e nero, l’uso degli interni, la ripresa di una vecchia colonna sonora già utilizzata da Ford in uno dei suoi primi film, sono segni inequivocabili. Dal punto di vista narrativo, invece, la contrapposizione di due eroi con il sacrificio totale di uno, che arriverà ad essere sleale per il bene assoluto degli altri, è il vero atto conclusivo di una grandissima stagione. Il giudizio finale, con tutte le sue implicazioni, è lasciato però allo spettatore. Il film, che fu osteggiato dalla critica per l’eccessivo uso dei flashback, è un meraviglioso connubio di malinconia, da intendere come definitivo saluto al passato, e poeticità, che invece ci mostra la vera speranza verso il futuro. Da vedere, sapendo che “se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda”.
IL TIMONE – N. 56 – ANNO VIII – Settembre/Ottobre 2006 – pag. 63