Quanto è distante da noi la figura di Maometto. La sua è una religione senza libertà, che non tiene conto della ragione e del cuore dell’uomo.
Il contrario del cristianesimo.
Si parla sempre più spesso di una sostanziale equivalenza fra le tre grandi religioni monoteistiche: ebraismo, cristianesimo ed islamismo: così si pensa, sempre più spesso e sempre più erroneamente, ad un islam caratterizzato da un complesso scritturistico e dogmatico molto vicino alla tradizione ebraica ed a quella cristiana. Le osservazioni che seguono intendono contribuire ad una chiarificazione, che si rende tanto più necessaria quanto più si vive in una situazione in cui il confronto con il mondo islamico tende a diventare necessità quotidiana. Innanzitutto la figura di Maometto, l’ultimo e più grande “profeta” di Dio. La sua vicenda personale può essere riassunta da una cronologia abbastanza scarna che lega la sua personalità esclusivamente alla lotta contro la idolatria presente nella stragrande maggioranza delle tribù ed allo sforzo di unificare queste stesse tribù in una dottrina comune: l’lslam, appunto.
Lotta contro l’idolatria e la rozzezza dei culti spesso caratterizzati da sacrifici umani cruenti: la dottrina del “profeta” sconfigge questo particolarismo cultuale ed avvia il grande processo della unificazione delle tribù arabe, che è insieme religiosa e politica. Non si riesce, pertanto, a superare la legittima impressione che l’ispirazione religiosa sia sostanzialmente in funzione di una operazione di carattere nazionale e politico. La dottrina è peraltro estremamente generale, fa leva sulla assoluta signoria di Dio e sulla rivelazione definitiva della sua potenza: potenza che si esercita nei confronti di un uomo pensato senza una adeguata libertà al quale si chiede il riconoscimento formale e quasi meccanico di tale signoria religiosa. Al fedele è chiesto un atto di assoluta sotati tomissione a Dio: ma tale sottomissione rimane un fatto custodito formalistica mente da gesti di preghiera, massivi, da compiere secondo un rituale fissato e mai evoluto.
Non c’è nessun “dramma” nel rapporto tra il credente e Dio: non certo il dramma della libertà umana che da un lato desidera una partecipazione sempre più profonda al mistero di Dio e dall’altra fa esperienza quotidiana del proprio limite di fronte ad una potenza che, nel caso del cristianesimo, è una misericordia che ritrova e rigenera ogni giorno questa libertà debole e limitata.
È una religione senza libertà: è una religione senza nessun lIl.. dinamismo etico, ascetico, mistico. Come sottolinea Solov’ev: “la religione resta soltanto il fondamento incrollabile e la cornice sempre identica della esistenza umana e non diventa mai invece il suo contenuto interiore, il suo senso ed il suo fine”.
Come è lontana la religione del cuore, del grande profetismo ebraico, come è lontana la drammatica esperienza della fede cristiana che, nonostante l’esperienza del peccato quotidiano, percorre la via di una sempre più profonda immedesimazione nel mistero di Cristo crocifisso e risorto per arrivare, in non pochi casi, ad una vera e propria convivenza con Lui, nell’esperienza mistica.
Su questo fondamento, così radicale e statico, l’unico dinamismo è quello della dilatazione massiva dell’islam ai popoli circostanti. È la creazione di quella straordinaria esperienza di unità religiosa dei popoli arabi che diviene, senza soluzione di continuità con il fondamento religioso, compagine teocratica in cui la legge religiosa è legge civile e la massa dei credenti viene considerata in blocco e nella quale l’individuo vive senza una ultima libertà, con una responsabilità che è verificata solo negativamente (accertando le trasgressioni e punendole esemplarmente di fronte alla massa).
Se c’è una teologia coranica, una ascesi coranica e, come spesse volte si è detto, una mistica coranica, sono episodi assolutamente individualistici, mediati dalla sensibilità e dalla cultura dell’individuo, che non esprimono la vita di un popolo e, meno che mai, rifluiscono nella vita del popolo.
Per secoli i cristiani hanno avuto di fronte, ed oggi hanno di fianco, un islam che è compagine socio-politica: se si deve dialogare con esso non è certo sulla base dei presupposti teologici, che sono lontanissimi, ma sulla base della vivibilità del progetto islamico di società e soprattutto sul senso dell’uomo, dei suoi diritti e del suo destino.
Cronologia di Maometto
570 d.C. Nasce alla Mecca, poco dopo fa morte di suo padre
576 Morte della madre Amina
595 Sposa Cadigia
610 Prima “rivelazione” e inizio della missione profetica
619 Morte di Cadigia
620 Viaggio notturno a Gerusalemme e visione del settimo cielo
621 Egira o emigrazione dalla Mecca a Medina, inizio dell’era islamica
624 Battaglia di Badr: i pagani della Mecca sconfitti dai musulmani di Medina
627 “Guerra della fossa”: i pagani della Mecca si ritirano sconfitti
627 Tribù ebraica di Medina sconfitta: 800 ebrei decapitati Tregua di 10 anni con i pagani della Mecca
629 Scrive ai re di Persia, Yemen, Abissinia e Bisanzio invitandoli a convertirsi all’lslam
630 Conquista della Mecca; gli abitanti si convertono. La pietra nera diventa cuore dell’lslam
631 “Anno delle ambasciate”; le tribù dell’ Arabia si convertono
632 Pellegrinaggio di addio alla Mecca; tre mesi dopo muore
Vladimir Solov’ev e L’Islam
di Adriano Dell’Asta
Nel panorama dei giudizi sull’islam, spicca la posizione di Vladimir Solov’ev, che ha il merito di mostrarci come sia possibile evitare la contrapposizione tra chi demonizza l’islam e chi lo vede come una vittima dell’occidente cristiano. Solov’ev parte dalla rilevazione della positività di Maometto per l’Arabia del suo tempo, dove l’islam rappresentò il superamento di un paganesimo rozzo e crudele, che si macchiava di sacrifici umani. Un nuovo Dio e una nuova unità tra gli uomini: questo venne offerto da Maometto agli arabi. Ma questo, agli occhi di Solov’ev, non basta, occorre qualcosa capace di liberare l’umano dai suoi limiti e di garantirgli un autentico progresso, qualcosa che l’uomo stesso non può darsi, anche quando quest’uomo è un genio religioso. Questo cuore essenziale che l’uomo non può darsi da solo è la divino umanità di Cristo, alla cui luce si può cogliere il limite dell’islam che, per Solov’ev, è dato dal fatto di essere una religione nella quale la creatura, abbandonata alle sue sole forze, è privata di qualsiasi libertà di fronte a un Creatore che le chiede soltanto un atto di devozione cieca: tale è, appunto, ricorda Solov’ev, il significato della parola islam, e tale è il contenuto della sua dottrina che è come il condensato di due eresie cristiane, “l’una delle quali (quella dei monoteliti) negava indirettamente la libertà umana, mentre l’altra (quella degli iconoclasti) rifiutava implicitamente l’incarnazione divina. L’affermazione diretta ed esplicita di questi due errori costituì l’essenza religiosa dell’islam, che vede nell’uomo una forma finita senza alcuna libertà e in Dio una libertà infinita senza alcuna forma. Una volta che Dio e l’uomo siano stati così fissati ai due poli dell’esistenza, non vi è più alcun nesso fra loro, e ogni realizzazione discendente del divino al pari di ogni spiritualizzazione ascendente dell’umano resta del tutto esclusa; e la religione si riduce a un rapporto puramente esteriore tra il creatore onnipotente e la creatura che è privata di qualsiasi libertà e non deve altro al suo signore se non un semplice atto di devozione cieca”. Al di là del suo contenuto, questo giudizio, ci offre uno spunto metodologico essenziale: il limite fondamentale dell’islam è per Solov’ev un’occasione di ripensa mento e di critica della stessa posizione dei cristiani che, in questo modo, pur non rinunciando a pronunciare un giudizio assolutamente chiaro in nome della verità che li ha investiti, non possono pretendere di fare di questa verità uno strumento per affermare una propria superiorità egoistica e aggressiva: di fronte a questa verità sono chiamati a convertirsi esattamente come coloro di cui, grazie ad essa, hanno potuto rilevare i limiti.
BIBLIOGRAFIA
Vladimir Solov’ev, Islam ed ebraismo, La Casa di Matriona, Seriate (BG), pp. 200, € 18.08
GLOSSARIO
Allàh. Nome arabo di Dio. Lo si trova 2697 volte nel Corano.
Ayatollah. Colui che spiega i segni, i miracoli di Dio.
Corano. Testo base dell’islam.
Fàtvva. Decisione giuridica emanata dal muttì, il quale è capo religioso.
Egira. Esodo di Maometto dalla Mecca a Medina (622 d.C.]. Inizio del computo cronologico dell’era musulmana.
Imam. Colui che dirige la preghiera.
Islam. Abbandono dell’uomo alla divinità.
Mullà. Uomo di religione, insegnante.
Ramadàn. Mese del digiuno.
Sciarìa. La legge musulmana.
Umma. Comunità musulmana sparsa per il mondo.
Dossier: I cristiani e l’islam: la difficile convivenza
TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 40 – 41