La grandezza della Madonna è radicata nel Vangelo.
E’ Cristo che ci offre sua Madre come dono. Rifiutandolo, si rifiuta anche il Messia.
Intervista a Monsignor Angelo Comastri.
Mi sto sempre più convincendo che il tentativo di marginalizzare la Madonna non nasce dal desiderio di mettere Cristo al centro, ma da un subdolo complesso di gelosia nei confronti della Donna, chiamata da Dio a sostenere un ruolo particolarissimo accanto al Salvatore».
Così risponde in esclusiva al Timone Monsignor Angelo Comastri, Vicario Generale della Città del Vaticano, già Delegato Pontificio per il Santuario di Loreto. Monsignor Comastri, finissimo teologo, ha dato da poco alla stampa per le Edizioni Tau un pamphlet intitolato “La Madonna non è un optional”. Un titolo provocatorio e accattivante. Abbiamo rivolto all’autore alcune domande.
Ritiene che nella Chiesa vi sia una tendenza – da parte di alcuni – a considerare secondaria la figura della Mamma di Gesù? «È una tendenza che definirei “complesso di Napoleone”. Napoleone Bonaparte nacque il 15 agosto 1769, il giorno in cui la Chiesa da secoli ricorda l’Assunzione di Maria in cielo. Napoleone fu molto irritato per questa coincidenza, perché la grande festa mariana dirottava l’attenzione verso la Madonna, mentre lui voleva che in quel giorno tutta l’attenzione fosse rivolta alla sua persona. Non solo. Il 15 agosto la Chiesa legge il Vangelo del Magnificat, nel quale Maria di Nazareth ha il coraggio di dire: “Dio ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”(Lc 1,51-52). Era troppo! Napoleone non poteva sopportare che il giorno del suo compleanno qualcuno si azzardasse a ricordare che i troni dei potenti di questo mondo sono tutti tarlati. Napoleone abolì la festa dell’Assunta. Ma passarono pochi anni e, dopo la disfatta di Waterloo, il Magnificat di Maria tornò a essere letto dai pulpiti francesi, perché Dio non è un rivale dell’uomo ma è l’unico suo amico. E Maria non è una rivale di Gesù, ma è la via umile e obbediente che conduce a Lui».
Con vigore lei scrive che la devozione a Maria è nata col Vangelo. Su quali basi poggia questo convincimento?
«Quando è iniziata la devozione mariana? La domanda è legittima. La devozione a Maria inizia con il cristianesimo stesso. L’angelo Gabriele dice a Maria: “Gioisci, o piena di grazia! Il Signore è con te”(Lc 1,28). Con queste parole, inizia la devozione mariana. Chi può negare l’evidenza di questo fatto? E quando Maria si presenta ad Elisabetta dopo il lungo viaggio della Galilea verso la Giudea, accade un altro fatto singolare. Elisabetta sente il saluto di Maria e avverte che il bambino “salta” di gioia nel grembo, mentre un fremito di Spirito Santo la attraversa e le suggerisce parole di rara bellezza e di sorprendente impegno. È la seconda espressione di devozione mariana.
Non si venga allora a dire – come talvolta accade – che la devozione mariana è nata dopo tanti secoli, per una specie di infatuazione mariana della Chiesa Cattolica. No, questo non è vero. La devozione verso Maria è registrata nel Vangelo ed è nata con il Vangelo.
Il Suo rapporto con Maria è fatto di tenerezze, come quelle tra un figlio e la propria mamma. Quanto ha influito sua madre nella sua devozione mariana?
«Quando morì la mia mamma, il 5 maggio 1997, sentii un vivissimo desiderio di ringraziarla pubblicamente per avermi guidato nel cammino della fede e, in particolare, per avermi educato ad una autentica devozione mariana. Scrissi queste parole: “Mamma! Sei stata veramente mamma, totalmente mamma, meravigliosamente mamma, è per te la mia benedizione più cara, la mia benedizione più forte, la mia benedizione di figlio. Ti benedico, o mamma, perché mi hai dato la vita in tempo di guerra, in tempo di paura, in tempo di grandi dolori. Ti benedico, o mamma, perché mi hai guidato nella via della fede: tu, per prima mi hai parlato di Dio riempiendo la casa di luce e di preghiera. Vedrò sempre la corona del tuo rosario, il libro delle tue devozioni e sentirò sempre la tua “Ave Maria”, dolce colloquio di mamma con la Mamma, tenace preghiera di mamma per il figlio”. Attraverso la mamma ho capito la Madonna; sperimentando la tenerezza del cuore della mamma, ho intuito l’immensa riserva di bontà del cuore della Madonna. Ed ho capito perché l’ultimo dono di Gesù, prima di morire, sia stato proprio il dono della Sua Mamma. E ho anche capito che, rifiutando questo dono, si rischia di non capire più Gesù».
Maria e l’Immacolata Concezione: un Dogma non sempre compreso, ma Lei parla di tre indizi nelle Sacre Scritture. Può illustrarceli?
«Primo indizio: il racconto del peccato originale termina con un annuncio: “Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua discendenza e la sua discendenza: essa ti schiaccerà il capo mentre tu lo insidierai al calcagno”(Gn 3,15). Come mai si parla di inimicizia tra il demonio e la donna? E perché il Messia (“la discendenza della donna”) viene presentato in stretta unione con la donna? Questo legame tra la donna e il Salvatore è inspiegabile senza un ruolo e una posizione straordinaria di questa donna. Secondo indizio: le parole dell’Annunciazione. L’Angelo si presenta a Maria e dice: “Rallegrati o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1,28). Come era possibile chiamare Maria “Piena di grazia”, se in lei ci fosse stata una minima ombra di peccato? Le parole dell’Angelo esprimono una posizione di singolarità della Vergine di Nazareth. Terzo indizio: il saluto di Elisabetta e la risposta di Maria. Elisabetta la saluta così: “Benedetta tu tra le donne” (Lc 1,42). Se Maria è benedetta fra le donne, non può esserci altro motivo se non quello di una straordinaria adesione alla Volontà di Dio.
E infine le parole profetiche di Maria: “Dio ha guardato la piccolezza della sua serva, grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente… d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,46-50). Sono parole straordinariamente impegnative ed inspiegabili con una normale santità: in Maria c’è qualcosa di unico. Per questo la Chiesa ha definito verità di fede la Concezione di Maria senza ombra di peccato originale».
Il silenzio di Maria è ancora oggi una lezione?
«Maria appare una donna silenziosa, ma Maria ascolta. Ascolta perché è umile. Ascolta perché il suo cuore è libero, è puro. Notate: nell’Annunciazione Maria dice poche ed essenziali parole; a Betlemme nessuna parola; a Cana pochissime parole; nella vita pubblica e ai piedi della croce nessuna parola. Perché? Perché Maria è una donna attenta a cogliere tutti i segnali della volontà di Dio per rinnovare quotidianamente il sì gioioso della sua obbedienza. Maria obbedisce a Dio. Che grande lezione di sapienza. Maria ha veramente scelto la parte migliore. Sarà una grande grazia anche per noi se riusciremo a fare altrettanto.
Lei parla di Maria come del “primo fiore della primavera del mondo”. Cosa intende?
«Gesù ritornerà! Sarà una festa stupenda per tutti i figli di Dio. Come sarà il popolo dei redenti? Come saranno i nuovi cieli e la nuova terra? È impossibile dirlo. Accanto a Gesù, ci è stato fatto dono di vedere Maria. Ella è il primo fiore della primavera del mondo: è la prima creatura. Perchè tutto questo? Perché Maria è – per usare un’espressione cara a san Francesco – “la Vergine fatta Chiesa”. Voglio azzardare una domanda: “Che cosa fa ora Maria in Cielo?” La risposta non può essere che questa: “Maria fa la Madre” E la Madre non può fare altro che pensare ai figli; la Madre, infatti, non può avere altra gioia all’infuori della gioia dei suoi figli.
Quanto è decisivo per la Chiesa riscoprire sempre più l’importanza e la grandezza di Maria?
«Dopo la resurrezione, troviamo Maria al centro della comunità dei discepoli. Come caratteristica di questa primordiale comunità cristiana si legge che: “erano assidui e concordi nella preghiera” Chi li rendeva assidui e non permetteva che si disperdessero? Chi li rendeva concordi nella preghiera per prepararsi a ricevere il “Dono” promesso da Gesù? Certamente era Maria: Maria, donna di fede (Lc 1,45) li contagiava con la sua fede. E la Chiesa è chiamata a ritornare nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo; ed è spinta fuori dal Cenacolo, dopo aver ricevuto lo Spirito Santo. Tutto questo non può avvenire senza Maria».
IL TIMONE – N. 56 – ANNO VIII – Settembre/Ottobre 2006 – pag. 52 – 53