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14.12.2024

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Marsilio Ficino
31 Gennaio 2014

Marsilio Ficino

 

 

Fu uno dei protagonisti dell’umanesimo, a cui diede un indirizzo cristiano. Cristo è ricapitolatore e sintesi di ogni verità e sapienza del passato. Il suo pensiero non fu immune da cedimenti al sincretismo, alla magia e all’astrologia.
Ha scritto Cleto Carbonara, storico della filosofia nato a Potenza nel 1904 e a lungo docente nell’Università di Napoli: «Il Ficino è profondamente cristiano, ma è stanco degli schemi dell’aristotelismo in cui si era irrigidita la Scolastica, dogmatizzando e ponendo la filosofia in una posizione di dipendenza dalla teologia. Questa stanchezza rivela uno stato d’animo comune a molti studiosi del suo tempo; ma egli è il primo che, dopo la polemica tra platonici e aristotelici, vede la possibilità del rinnovamento della teologia, come della filosofia, in un ritorno a Platone e al neoplatonismo e imbocca coraggiosamente questa via. Ma il suo ritorno è, in realtà, nella storia della cultura, un progredire, perché Platone e Plotino sono ripensati dal Ficino attraverso il filtro della sua coscienza cristiana, cosicché la loro dottrina si spiritualizza in lui, e si vivifica». In queste parole è sintetizzata la concezione filosofica di Marsilio Ficino, uno dei maggiori protagonisti dell’Umanesimo, certamente il più insigne tra coloro che indirizzarono il grande movimento umanista in senso cristiano, secondo una prospettiva che tendeva a fare del Cristo il ricapitolatore e la sintesi di ogni verità e di ogni sapienza del passato.
Ficino nacque a Figline Valdarno, non lontano da Firenze, nel 1433; l’evento che impresse una svolta decisiva alla sua vita fu rappresentato dall’incontro con Cosimo de’ Medici che, distogliendolo dagli studi di medicina caldeggiati dal padre, lo indirizzò verso quelli umanistici promettendogli un adeguato sostegno economico. Ficino cominciò dunque ad approfondire la conoscenza della lingua greca e, sistematosi, per volere di Cosimo, in una bella villa a Careggi, nei pressi di Firenze, nel 1462 cominciò a tradurre gli scritti di Platone, radunando attorno a sé una schiera di dotti, che andarono a costituire una sorta di nuova Accademia, la quale, fin dal nome, volle collocarsi nell’alveo della grande tradizione risalente al sommo pensatore ateniese.
E fu in questo contesto che maturò il platonismo cristiano di Marsilio Ficino, che, anche dopo essere stato ordinato prete nel 1473, non smise di lavorare sui testi platonici, di cui nel 1477 completò la monumentale traduzione che verrà pubblicata sette anni più tardi. Sarà poi la volta delle Enneadi di Plotino, la cui traduzione egli condusse a termine nel 1486 e pubblicò nel 1492, sette anni prima che la morte lo cogliesse.
Lo studio dei maestri della filosofia classica non fu per Ficino un’opera di pura erudizione, ma rappresentò una risposta a profonde esigenze spirituali. Egli era convinto che esistesse una tradizione filosofica ininterrotta, secondo la quale la sapienza è un dono divino e l’unico mezzo concesso all’uomo per elevarsi sino a Dio, che si era dipanata a partire dall’antichissima saggezza orientale e aveva trovato poi nei pensatori greci degli anelli di insostituibile importanza e nei filosofi cristiani un coronamento di straordinario valore. Secondo Ficino, all’interno di questa catena Platone occupa un posto assolutamente privilegiato ed egli si accosta a lui con l’animo del credente che va a incontrare non soltanto un filosofo, ma anche un eccelso teologo. Ficino vide infatti nel platonismo una sorta di teologia razionale i cui principi basilari risultavano coincidenti con quelli del cristianesimo, cosa che, ai suoi occhi, conferiva a quest’ultimo una posizione di eccellenza rispetto a tutte le altre religioni. A questo proposito, Eugenio Garin ha osservato che Ficino «alla filosofia platonica si avvicinerà sempre come a una rivelazione compiuta e perfetta, come alla teologia in cui velatamente sono già adombrate tutte le verità cristiane». Il filosofo fiorentino seppe comunque conferire tratti decisamente cristiani al suo pensiero, trasformando l’impersonale Uno neoplatonico nel Dio biblico, persona autocosciente che crea e ama il mondo.
E proprio intorno all’amore Ficino elaborò una suggestiva dottrina nella quale andarono a confluire elementi propri della filosofia di Platone che, come è noto, aveva scritto cose bellissime sull’eros, ed elementi tipici del messaggio cristiano, tutto imperniato sull’amore.
Scrive Ficino: «Così nel tempo presente, ameremo Dio in tutte le cose: acciò che finalmente amiamo tutte le cose in lui.
Imperocché, così vivendo, perverremo a quel grado che noi vedremo Dio e tutte le cose in lui. E ameremo lui in sé e tutte le cose in lui: qualunque nel tempo presente con carità si dà tutto a Dio, finalmente si ricompera in esso […]. Io voglio che voi sappiate che il vero uomo, e la Idea dell’uomo [che si trova nella mente di Dio, ndr], è tutto uno. E però nessuno di noi in terra è vero uomo, mentre che da Dio siamo separati: perché siamo disgiunti da la nostra idea: la quale è nostra forma. A quella ci riducerà il divino amore con vita pia. Certamente noi siamo qui divisi e tronchi: ma allora congiunti per amore a la nostra idea ritorneremo interi: in modo che apparirà che noi abbiamo prima amato Dio nelle cose, per amare poi le cose in lui: e che noi onoriamo le cose in Dio, per ricomperare noi soprattutto: e amando Dio, abbiamo amato noi medesimi».
Non immune da cedimenti al sincretismo, alla magia e all’astrologia, Marsilio Ficino appare comunque un notevole pensatore cristiano, capace, in un contesto culturale particolarmente complesso e variegato, di sviluppare un’opera apologetica di rilevante importanza.

RICORDA
«Riproponendo temi classici della filosofia plotiniana, il Ficino contrappone alla derivazione universale delle cose da Dio un “ritorno” a Dio stesso, che egli identifica con l’amore; nel concetto ficiniano di amore coincidono la nozione platonica di tendenza verso il Bene e il Bello e la nozione cristiana di “carità” come rapporto personale con Dio; ma l’interpretazione platonica fu poi di gran lunga quella più divulgata, soprattutto ad opera di umanisti posteriori […]. Sulla base di questa nozione di amore universale il Ficino sostiene che la religione è l’istituto comune e naturale di tutti gli uomini, e proprio per questo tutti, in ogni luogo e in ogni tempo, concepiscono ed adorano una Provvidenza che governa il mondo».
(Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Dante Alighieri 1996, vol. II, p. 25).
BIBLIOGRAFIA
Marsilio Ficino, La religione cristiana, Città Nuova, 2005.
Marsilio Ficino, Teologia platonica, Zanichelli, 1965.
Marsilio Ficino, Sopra lo amore o ver’ Convito di Platone, Celuc, 1973.
Paul Oskar Kristeller, Il pensiero filosofico di Marsilio Ficino, Sansoni, 1953.

IL TIMONE – N.51 – ANNO VIII – Marzo 2006 – pag. 30-31
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