Non so se quando questa puntata vedrà le stampe a Genova sarà già stato inaugurato il monumento a Carlo Giuliani, martire dei caramba, la targa a Pinelli «ucciso» dalla pula sarà stata corretta e il busto del «massacratore» Calabresi abbattuto (nihil novi sub sole: i piemontesi riempirono l'Italia di Vittorii Emanueli, Garibaldi, Mazzini, Crispi e vie XX settembre; i fascisti di piazze Tripoli, Adua, Bengasi e aquile e littori).
Ma giunti al Terzo Millennio noi italiani ci dobbiamo chiedere dov'è finito il marxismo, quello che voleva liberare i proletari dalle loro catene e garantire pane e lavoro a tutti. Ci rispondiamo subito: giacché il marxismo ai proletari ha dato solo catene e lavoro (mentre il pane lo ha fornito l'odiato capitalismo, insieme a case, benessere, vacanze e divertimenti), del marxismo non è rimasta che la variante leninista, quella che insegna come si prende il potere e a non mollarlo più. Questa variante, com'è noto, in Italia è stata ulteriormente variata da Gramsci, il quale ha suggerito di rovesciare la strategia: non più prendere il potere per cambiare la società in senso marxista, ma prendere la società per installare un potere alla marxista. E non mollarlo più alla lenin-stalinmaoista.
E come si fa a conquistare una società intrinsecamente cattolica come quella italiana? Semplice: basta fare il contrario di quel che dice la Chiesa. La quale sa bene che, dal Peccato Originale in poi, l'uomo è diviso tra due forze, una che lo tira verso il Cielo e l'altra che cerca di fargli strofinare il muso per terra. Video meliora, deteriora sequor, diceva l'antico poeta, che s'era ben accorto di un tratto umano di evidenza palmare. L'Apostolo aveva chiarito il concetto («…ahimé, chi mi libererà da questo corpo di morte?…») e l'iconografia aveva plasticamente ribadito, nei secoli, mostrando le anime tirate di qua e di là da un angelo e da un diavolo. In fondo, la tentazione (in senso religioso) è liberale: nessuno è obbligato a consumare pornografia, nessuno è obbligato a consumare droga; nessuno deve vietare ad alcuno di mettere sotto il naso di qualcun altro alcunché di titillante.
La storia insegna, però, che il liberalismo può diventare obbligatorio (e in tal caso ritorna ad essere giacobinismo), così che la società finisce col dividersi in due parti ineguali: quelli che scelgono di lottare contro gli istinti primari (A) e quelli che scelgono di assecondarli (B).
Il guaio è che la seconda opzione è molto dispendiosa e per giunta aggravata dall'istinto primario che tutti gli altri presuppone: l'ozio (proverbialmente il padre dei vizi). In tal modo tutti coloro che praticano questa opzione vivono di fatto a carico degli altri, cioè del contribuente o Pantalone che dir si voglia.
L'opzione «mantenuta», la B, si è organizzata nei cosiddetti centri sociali, per gli addetti ai lavori «Taz» (Zone Temporaneamente Autonome), veri e propri monasteri dove si pratica l'ascesi rovesciata di chi coltiva non l'anima (alla cui esistenza non crede) fino alle vette più angeliche ma il corpo fino agli abissi più grevi. In cambio di questi circenses, protetti e garantiti in sede politica dagli ex (di nome) marxisti, tali «centri» devono fornire contingenti di truppe alla bisogna, cioè quando certa sinistra ha bisogno di mostrare i muscoli in piazza per ottenere con le cattive quel che non riesce a ottenere con le buone. Ovviamente, pure gli eventuali danni sono a carico di Pantalone. In caso di problemi, sanitari o giudiziari, il «soccorso rosso» mette a disposizione anche medici, avvocati, giornalisti, infermieri, hackers e quant'altro serva. Gli emolumenti a tali professionisti, del resto, possono essere corrisposti in natura dai centri sociali stessi (leggi sex & drugs & rock'n'roln).
Insomma, non deve stupire detta metamorfosi del marxismo, perché lo stupore implica l'ignoranza della storia e del marxismo stesso: come l'Apostolo, che diceva di essersi «fatto tutto a tutti pur di conquistarne qualcuno», così, per diametrum, il marxismo è un Proteo che cambia continuamente forma, avendo come unico scopo la conquista del Potere. Solo dopo applicherà i dettami della sua dottrina e si mostrerà col suo vero volto. Non a caso Lenin studiava attentamente gli Atti degli Apostoli. Non a caso Gramsci studiava attentamente" Principe di Machiavelli. Nella scalata al Potere il marxismo si adatta, si allea con chicchessia, usa letteralmente ogni mezzo: in Russia i bolscevichi si allearono col liberale Kerenskij, poi ricorsero al golpe; in Cina non c'erano operai ma solo contadini; a Cuba i barbudos si presentavano col rosario al collo; in Cile venne operato un «compromesso storico» coi democristiani; in Vietnam si procedette alla guerra civile; in Libano i fedayn erano marxisti; in Sudafrica venne «dialettizzata» la realtà bianchi-neri; in Italia le hanno provate tutte, anche l'alleanza con la Lega (il famoso «ribaltone» del primo governo Berlusconi). E si potrebbe continuare.
Certo, a volte non è facile far capire ciò neanche agli stessi marxisti: Stalin, per esempio, fece eliminare Trotzkij, che non voleva sentir parlare di «socialismo in un solo paese», e a quei giornalisti occidentali che gli facevano notare la contraddizione del patto con Hitler, rispondeva: «Non sapete che la realtà è contraddizione?». Esatto: il marxismo è sinistra hegeliana, deve «dialettizzare i contrasti» tra «tesi» e «antitesi» perché scaturisca la «sintesi». Verità e menzogna sono «sovrastrutture» culturali, concetti religiosi, categorie estranee al marxismo. Dovunque ci sia un dualismo (destra-sinistra, bianchineri, credenti-atei, uomini-donne, etero-omo eccetera), anche se armonico e pacificamente convivente, là il marxista deve intervenire per trasformarlo in «contrasto» da «dialettizzare» e far sì che la «lotta di classe» inveri quel «materialismo storico» che, in realtà, esisteva solo nelle fantasie ottocentesche di Marx, Engels e forse Darwin.
La storia, quella vera, insegna che i marxisti sono maestri nell'egemonizzare, da posizioni di minoranza, gli schieramenti più vasti ed eterogenei; anzi, più eterogenei sono e meglio è. Poi, una volta preso il Potere, il variopinto diventa grigio e su tutto si stende la cappa, sempre uguale e monotona, del socialismo reale, fatto di povertà, repressione e paura. Dunque, il marxismo italiano non si è spostato di una virgola. E (mi si passi l'espressione) bisogna essere preti per non accorgersene.
IL TIMONE – N. 54 – ANNO VIII – Giugno 2006 – pag. 20 – 21