Film, telefilm, fiction, serie televisive… una sola missione: demolire la famiglia. Credendo di essere trasgressivi. Ma oggi, la vera “trasgressione” è la fedeltà al coniuge e la cura dei figli
Qualche tempo fa la mamma di un amichetto dei miei figli mi ha incautamente detto della sua decisione di separarsi. Non sapeva che non sono capace di farmi i fatti miei, e che le missioni impossibili mi conquistano immediatamente alla loro causa. Non sapeva che da allora in poi avrei cominciato a tormentarla.
Per prima cosa, visto che la notizia non era segreta, ho cominciato a dirlo alle amiche comuni, a quelle che mi sembravano affidabili. A telefonare. A strattonarle, a fermarle per strada. Mi sembrava impossibile che non si potesse fare niente, e così pensavo che formando un cordone sanitario intorno alla nostra amica, non so, offrendole consigli non richiesti (la mia specialità) e serate gratuite di baby sitting per permetterle di uscire sola col marito, avremmo certamente impedito questa separazione, non motivata da un evento serio e irreparabile. E invece mi sentivo rispondere «Deve trovare se stessa», «meglio per i bambini avere una madre realizzata», «si può rimanere buoni amici», «i bambini non soffrono». Quasi nessuna condivideva il mio zelo da venditrice di aspirapolvere.
Pensavo che cose simili le potesse dire magari chi attraversa un periodo difficile del proprio matrimonio, obnubilato forse dal dolore, dalla difficoltà, dallo scoraggiamento. Invece ho dovuto constatare che dopo anni di bombardamento da tutti i mezzi di comunicazione possibili, cinema e tv in testa, giornali e radio a seguire, questa è diventata la mentalità dominante. La missione, azzerare la famiglia, è stata compiuta, nel pensiero comune. Come è potuto verificarsi un ottundimento tanto globale delle menti? Un oscuramento tanto evidente della verità? Chi ha manipolato tanto le menti, così da mettere in discussione le più pacifiche verità, cioè tanto per cominciare che i bambini hanno bisogno di due genitori che stanno stabilmente insieme, che dormono sotto lo stesso tetto, che sanno superare, se ci sono, anche i momenti di dubbio e di stanchezza? Chi ci ha convinti che «realizzare noi stessi» è il primo nostro dovere? Chi ci ha detto che tutto quello che ci viene spontaneo dal cuore è comunque buono, e non va vagliato?
Io ho idea che una buona parte l’abbia fatta non la propaganda diretta, come quella che possono mettere in campo i giornali, magari schierandosi su temi sensibili quali quelli dei pacs o, all’epoca, del divorzio. Credo che più di tutto abbiano potuto i film e i telefilm, le serie, le fiction che propongono in continuazione modelli “alternativi” di famiglia, non solo come se fossero anche quelli accettabili, ma anzi come se quelli fossero più allegri, più sani, più moderni, più giusti. È un modo di comunicare subdolo e potentissimo, proprio perché indiretto. «Lo diamo per scontato, che va bene. Lo vedete come sono felici? Non sono rimasti insieme ma sono amici!».
Non sono una buona spettatrice di fiction, ho poco tempo e ogni volta che mi siedo mi addormento (a onore della fiction devo dire che mi addormento ovunque, mica solo davanti alla tv: in metro, in auto ai semafori, in chiesa, in fila alle poste). Però qualche volta mi capita di accendere la televisione, e di fermarmi a guardare qualche pezzo di puntata (soprattutto se devo stirare, cosa che rende meno agevole l’addormentamento). Beh, sarò poco intelligente, sarò poco allenata a cogliere gli intrecci, ma quando vedo, per esempio, Tutti pazzi per amore non capisco mai chi sta con chi, anche se è stato con qualcun altro, e gli piace un’altra, e anche lei, ma vuole un figlio dall’ex che però deve farlo di nascosto dal figlio grande, che convive con un’amica, ma non si sa se è un’amica proprio o un’amica di letto, che aspetta un bambino ma non si ricorda esattamente da chi, ecc. Quando comincio a intuire la storia, la puntata finisce.
Mi è capitato anche di vedere Un medico in famiglia, e anche lì, se non sbaglio, papà e mamma non stanno insieme, ma qualche nuova fidanzata, sempre giovane e rigorosamente carina, fa capolino, e i figli fuori dal matrimonio sono la norma. In questa fiction e nella maggior parte, non c’è quasi traccia di una famiglia normale. Un uomo e una donna che si sposano e fanno figli. Punto.
Deve essere che non è attraente. Non c’è brivido. Sceneggiatori pigri e conformisti evidentemente pensano, tutti in blocco compatto, che la novità stia nel cambiare persone con le quali avere a che fare; certo, così è più facile creare il brivido, piuttosto che cercare l’unica novità possibile, quella che cambia noi stessi, che ci converte, che ci rende amabili sempre alla stessa persona, nonostante la ripetitività. Non devono avere capito che la vera trasgressione è essere fedeli, perché essere infedeli è la cosa più semplice e facile, e quindi non è trasgressione, ma un semplice assecondare il flusso delle cose. Non deve essergli arrivata la notizia che l’amore è una meravigliosa fatica che ti fa snidare il bello nascosto tra le pieghe del quotidiano.
Certo, ci vorrebbe un piccolo sforzo di scrittura in più, una recitazione più raffinata, forse, una regia più sapiente che sappia stupire facendo vedere squarci di eterno in quella che da fuori sembra solo l’ennesima cena in famiglia, con i soliti capricci e la stanchezza, ma a quel punto uno dei familiari sa mettere una pietra sul suo orgoglio, venire incontro, mettere da parte la sua convinzione, dire un altro sì e spalancare una nuova luce su quello che sembrava solo l’ennesimo scambio di battute sulle solite posizioni. La vera trasgressione è trovare nuove strade per l’amore, inventarlo, portare i pesi gli uni degli altri, non scaricare i propri cambiando “partner” perché non ci piace più l’immagine che l’altro ci rimanda.
La vera trasgressione è anche stare al proprio posto di combattimento per i figli, perché sì, a volte può anche capitare di rimanere per loro, e non c’è niente di irragionevole. E nemmeno cento puntate di telefilm mi convinceranno che i bambini quando il padre e la madre non stanno più insieme non soffrono, non si sentono strappare la loro stessa carne, non si sentono privi di punti di riferimento saldi e certi partendo dai quali affronteranno il mondo sapendo che, per quanto le cose possano andare male, qualcosa di sicuro c’è. Un padre e una madre che sono solo figura del Padre eterno e di sua Madre, che ad essi rimandano, e a loro ci accompagnano.
Per saperne di più…
Franco Olearo, Serie TV (purtroppo) di successo, «il Timone», 106 (2011), pp. 16-17.
Per saperne di più sui serial TV cfr. www.familycinematv.it, dove sono reperibili le analisi, per esempio, di Dawson’s Creek, High Scool Musical, Everwood, One Tree Hills, Joan of Arcadia, Non smettere di sognare, Liceali 3.
Gianfranco Bettetini – Armando Fumagalli, Quel che resta dei media. Idee per un’etica della comunicazione, nuova edizione rivista, Franco Angeli, 2010.
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