Spesso i miracoli, anche se autentici, sono seguiti da episodi di fanatismo popolare che giustamente la Chiesa cerca di contenere, soprattutto quando la curiosità dei fedeli si rivolge più verso il miracolismo in sé che verso una sana e ben formata pratica della fede. Altre volte però il fanatismo si manifesta al contrario, e accanimenti di vario tipo vengono rivolti nei riguardi di chi si trova a ricevere il dono di eventi mistici che si manifestano in modo visibile. Finché Dio rimane nascosto fra le nubi tutto scorre liscio, ma se appena la grazia soprannaturale irrompe nel quotidiano, il panico si diffonde a tutti i livelli, e s’assiste ad una frenetica agitazione, come quando una pietra viene alzata all’improvviso scoperchiando ai raggi del sole la vita di insetti troppo a lungo abituati al buio.
Ciò accadeva ai tempi di Gesù, ma è continuato ad accadere lungo i secoli, e le cronache delle vite dei santi ce lo testimoniano. Santa Veronica Giuliani, per le sue estasi, fu denunciata al Sant’Ufficio; san Giovanni della Croce fu riempito di percosse dai confratelli ed imprigionato; santa Maria Margherita Alacoque fu malmenata e tirata per i capelli dalle consorelle; suor Maria Serafina de la Croix, fondatrice delle Adoratrici dell’Eucaristia, per i suoi doni mistici venne rinchiusa nell’Ospedale Fatebenesorelle di Milano, tenuta sotto sorveglianza e costretta ad ingerire farmaci al mercurio che la facevano stare malissimo, ma siccome le sue estasi non s’interrompevano la ustionarono alle mani per tre mesi. Teresa Neumann, che per decenni si nutriva di sola eucaristia, fu sottoposta dalla curia ad ogni tipo d’esame senza il suo consenso, perfino quello umiliante della verginità, tanto che il padre dovette scrivere al vescovado: «È inaudito e vergognoso sotto ogni aspetto che, da parte della Curia, sotto il titolo di “osservazione del mancato nutrimento” si concedano pieni poteri ad un medico, e per di più a un medico protestante; poteri che gli consentano di visitare e trattare una ragazza illibata come una prostituta alla sezione di polizia… Stimmate e digiuno non autorizzano in alcun modo tale incredibile impudenza». In una lettera al suo direttore spirituale, la Neumann dichiara di aver sofferto per dieci anni a causa di tali esami, e aggiunge: «Vorrei soltanto che i miei cari genitori ed io stessa fossimo trattati come l’ultimo dei diocesani». Analogo destino fu subito dalla Beata Anna Caterina Emmerich, e solo troppo tardi il vicario generale si accorse che la responsabilità della teologia era stata assegnata alla mera medicina. La Beata Alessandrina Maria da Costa fu fatta ricoverare dalla curia di Lisbona nell’ospedale di Foce di Duro, per capire come fosse possibile che la mistica si cibasse solo dell’ostia consacrata; esposta alle irrisioni dei medici increduli e privata della presenza dei familiari e dei suoi effetti personali, fu controllata giorno e notte da un’infermiera che fu «il mio tormento per tutti i giorni che passai alla Foce», come ella stessa scrive, sottoposta a «una pioggia costante di umiliazioni e sacrifici». Delle tribolazioni subite da San Pio da Pietrelcina è perfino inutile raccontare: segregato per due anni, visitato da tre medici, e sottoposto a dolorosi esperimenti sulle stimmate. Anche le vite dei tre pastorelli di Fatima e di Santa Bernadette di Lourdes sono costellate, almeno all’inizio, di accanimenti note a tutti. Ha fatto anche molto discutere il caso di Adelaide Roncalli, la veggente delle ghiaie di Bonate: indipendentemente dalla autenticità delle apparizioni, non riconosciute dal vescovo, desta perplessità il metodo d’indagine del teologo incaricato: fece segregare la bambina, di solo sette anni, presso le suore di Gandino, costringendola per anni a stare lontano dalla famiglia e spingendola, sotto la minaccia dell’inferno, a scrivere una lettera in cui dichiarasse di non essere certa di aver visto la Madonna.
Il biasimo verso le persecuzioni non ci deve però far condannare la tradizionale prudenza, perché non sono certo mancate le false manifestazioni: nelle scorse settimane il vescovo di Oria ha promulgato gravissime sanzioni verso Debora Moscogiuri, la “veggente” di Manduria, e perfino verso i pellegrini che incorrono nella scomunica se si recano ancora alle sue “apparizioni”.
Tuttavia il rischio di mancato riconoscimento del soprannaturale quando è autentico rimane, come nel caso di molte guarigioni riconosciute come inspiegabili dalla scienza e mai autenticate come miracoli dalla curia locale. Ben noto è il caso avvenuto nella diocesi di Milano durante l’episcopato del cardinal Martini: quello di Erminia Pane, deceduta nelle scorse settimane, che recandosi a Lourdes nel 1982 fu guarita da paralisi e cecità: esaminata dai medici del Bureau Medical e da quelli del Policlinico di Milano fu riconosciuta sana e capace, sebbene avesse difficoltà a farsi togliere l’invalidità perché vedeva ma…senza retina. Un altro caso è quello di Diana Basile, anche lei paralizzata a causa della sclerosi multipla che la rendeva inoltre cieca da un occhio: recatasi a Medjugorje nel 1984, guarisce nell’arco di un istante. I familiari che l’avevano imboccata a letto per anni non credevano ai loro occhi, e tanto meno i medici che l’avevano avuta in cura ricovero dopo ricovero. Qui non si vuole anticipare il giudizio della Chiesa sui noti eventi di Medjugorie, ma il fatto della guarigione inspiegabile rimane.
IL TIMONE N. 113 – ANNO XIV – Maggio 2012 – pag. 61
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