La sera del 24 aprile 2010 si è spento, ormai anziano e malato, il p. Valfredo Zamperini, toscano e fondatore di una famiglia religiosa “doppia”, i Missionari di Maria. La particolarità di essa consiste nel fatto che i consacrati, uomini e donne, vivono nello stesso complesso e condividono sia la mensa che gli atti propriamente religiosi, come la messa quotidiana, il rosario e la recita dell’ufficio divino.
Di monasteri cosiddetti “doppi”, cioè con monaci e monache dimoranti nello stesso complesso di edifici, si hanno esempi nel VII e nell’VIII secolo, al tempo delle invasioni barbariche e delle incursioni dei saraceni. La presenza di religiosi maschi accanto alle monache aveva innanzitutto lo scopo di proteggere queste ultime dai malintenzionati. Poi, gli uomini, col lavoro dei campi, provvedevano anche all’autosufficienza economica del monastero. Questa speciale forma di vita comunitaria venne gradualmente abbandonata man mano che la vita in Europa diventava sempre più sicura. Quando il Continente fu interamente cristianizzato, essa risorse in Francia, nel 1101, per opera di un personaggio straordinario, il b. Robert d’Arbrissel, che il grande filosofo Abelardo chiamava «l’araldo di Cristo».
Nato nei paraggi di Rennes, benché figlio di povera gente aveva potuto studiare a Parigi prima di diventare il braccio destro del suo vescovo. Morto quest’ultimo, la sua intransigenza gli aveva causato la cacciata dalla città. Si fece allora eremita nella foresta di Craon. Ma in breve tempo la sua incredibile eloquenza cominciò ad attirare gente, e si giunse al punto che folle strabocchevoli venivano a sentirlo. Robert d’Arbrissel divenne così famoso che anche il papa Urbano II, arrivato in Francia per lanciare la prima crociata, volle ascoltarlo. Nel 1101 l’eremita radunò tutti i suoi discepoli, maschi e femmine, a Fontevrault, in un monastero “doppio” che era all’inizio solo un insieme di capanne ma, nel tempo, divenne una delle abbazie più grandi e potenti d’Europa. Separati da rigorosa clausura, monaci e monache condividevano il medesimo sistema di edifici. Già sappiamo che la formula non era nuova ma il Beato vi introdusse una novità: il superiore doveva essere una donna, per giunta scelta tra le vedove e non tra le vergini; una, insomma, che avesse esperienza di vita nel mondo. Il Fondatore stesso le era sottomesso.
L’ordine di Fontevrault ebbe un’espansione eccezionale nei secoli XII e XIII. Nel 1189, a partire da Enrico II il Plantageneto, la sua chiesa abbaziale fu scelta per la sepoltura dei re d’Inghilterra. Ciò dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la supposta misoginia della Chiesa, specialmente di quella medievale, è una fola. Semmai, fu il “magnifico” Rinascimento a emarginare le donne. Infatti, con la grande riscoperta della cultura antica tornarono in auge anche gli aspetti di tale cultura che il cristianesimo aveva espunto: il paganesimo e il maschilismo (per non parlare della magia e della schiavitù). Partì proprio dalla Sorbona di Parigi la progressiva svalutazione delle donne, a cui finirono vietate le università e molte professioni (tra cui quella medica). E per quelle sposate divenne obbligatorio assumere il cognome del marito (ricordiamo l’importante studio di Régine Pernoud La donna al tempo delle cattedrali e anche Donne col pastorale di Dante Gemmiti, Ler 2000). Di lì a poco scoppiò la rivoluzione protestante col suo puritanesimo sessuale. La Chiesa, accusata di immoralità specialmente nei suoi monasteri e conventi, dovette sterzare in senso più rigoroso e la comunità “doppia” diventò un lontanissimo ricordo medievale. Ma rimaneva un’idea intelligente e occorse attendere che i tempi fossero di nuovo maturi per riesumarla, pur in formula aggiornata. Fu nel 1967, un anno prima del fatidico Sessantotto, che il p. Valfredo Zamperini cominciò la raccolta delle vocazioni per l’opera che aveva in mente. Circolano leggende sulla sua figura e sul suo passato (ma fu sempre molto abbottonato al riguardo, almeno col sottoscritto): studente di ingegneria, sportivissimo e fegataccio, ebbe qualche problema, come tanti, durante la guerra civile (non ho mai saputo se quelli che lo cercavano per fargli la pelle fossero i fascisti o i partigiani). Si dice che abbia avuto un’apparizione della Madonna, la quale gli avrebbe dato istruzioni circa la creazione di una nuova famiglia religiosa. Per tal motivo – pare – entrò fra i Servi di Maria, i quali lo tennero un po’ in disparte per via dei suoi trascorsi. Quando giudicò giunto il momento, ne uscì e mise mano alla fondazione dei Missionari di Maria, per i quali il vescovo di Massa mise a disposizione una vecchia villa signorile. Il p. Zamperini (che chi scrive ha personalmente conosciuto) era un direttore spirituale molto richiesto – e non solo in Italia – anche perché dotato di carismi – secondo me – soprannaturali (seppi anche che per un certo tempo aveva personalmente seguito la veggente viareggina Maria Valtorta, l’autrice del famoso Poema dell’Uomo-Dio). La sua specialità, se così possiamo chiamarla, era questa: gli bastava guardare in faccia una persona o la sua fotografia per inquadrarne perfettamente il carattere. Difficilmente sbagliava (per non dire mai). Se gli si chiedeva un consiglio, di qualunque tipo, lo si vedeva fissare un momento lo sguardo nel vuoto e poi rispondere. E i suoi consigli erano immancabilmente profezie.
Esperto grafologo, gli era sufficiente una lettera per un giudizio sicuro. Ma se pensate a un religioso emaciato e consumato dall’ascesi vi sbagliate: era tarchiato, massiccio e forte come un toro (una volta gli scappò in mia presenza che da giovanotto era solito farsi a nuoto il Golfo di La Spezia andata e ritorno), guidava moto di grossa cilindrata (se veniva qualche visitatore motorizzato gli chiedeva di poter fare un giro: infilava i lembi della veste nella cintura e partiva) e l’auto a velocità pazzesche. Le vocazioni tra i Missionari e le Missionarie di Maria sono, a mia scienza, tutte adulte: gli ex professionisti (non pochi ex atei) vi abbondano. Le suore conservano il lavoro che avevano, se lo avevano, prima di consacrarsi e tornano in convento a fine orario. Gli uomini sono tutti sacerdoti, addestrati alla direzione spirituale. Il loro abito è lungo, senza collarino e interamente nero, stretto da una fascia alla vita. Quello delle suore è un tailleur blu scuro, tipo hostess. Lo stemma, una croce attorniata dalle dodici stelle che nell’Apocalisse circondano la Madonna (le suore lo portano sul bavero come distintivo). La casa-madre è a Marina di Massa (via Fenice 34). Altre case si trovano a Siena, Minerbe (Verona), Avenza (Massa). Per il momento.
IL TIMONE N. 99 – ANNO XIII – Gennaio 2011 – pag. 20 – 21