Dobbiamo umilmente riconoscere i nostri limiti, senza timore. Ci sono cose che non capiamo. Sarà perché abbiamo studiato poco e male, sarà che i geni dell’intelletto risiedono in altre teste, sarà che siamo distratti, ma ci sono cose che oltrepassano le nostre capacità di comprensione. E sono tante.
Una, per esempio, è raccontata da La Bussola Quotidiana (www.labussolaquotidiana.it) del 27 dicembre 2011. Lì troviamo un elenco, addirittura non completo, di parlamentari che si definiscono cattolici (e tali certamente sono) i quali avanzano a gran voce richiesta allo Stato perché sovvenzioni Radio Radicale, in perenne crisi e dunque in procinto di fallire. Ma tutti sanno (o dovrebbero sapere) che il Partito promotore della suddetta emittente è fierissimo avversario del Dio cristiano, della Chiesa, del Papa e vede come fumo negli occhi il mondo cattolico. A chi legge gli eventi sub specie aeternitatis, cioè con criteri di giudizio che nascono dalla fede, non può sfuggire anche l’aspetto demoniaco, realmente satanico che caratterizza l’odio di questa forza politica e culturale nei confronti di Dio e della Chiesa.
È davvero un peccato che questa chiave di lettura sia oggi quasi del tutto trascurata in casa cattolica. Altrimenti, non sarebbe possibile ignorare che nella battaglia – qui tante volte ricordata – tra la “Donna e il serpente”, il bene e il male, la vita e la morte, la “cultura della vita” e la “cultura della morte”, Radio Radicale è indubitabilmente ed apertamente schierata per l’esercito del serpente, del male, della morte. Può, allora, un cattolico sperare che sopravviva? E pretendere che sia aiutata? E preoccuparsi della sua sorte? Anche solo a lume di buon senso, la risposta è scontata. Eppure, non emeriti ignoranti, non menomati mentali, non ingenui sprovveduti, non (si spera) traditori o scaltri agenti del nemico, ma una lunga sfilza di deputati cattolici ha chiesto allo Stato di tenere in vita, con un finanziamento milionario, questa centrale del male. Cosa che è, tra l’altro, puntualmente avvenuta.
Sarà politicamente scorretto, ma a me, francamente, che una emittente di tal fatta venga a morire non dispiace proprio. Anzi, ne sarei felice. Dovendo distinguere tra peccato e peccatore, spero ovviamente che quanti vi lavorano trovino altri modi di guadagnarsi il pane, ma che quella radio, al servizio di una causa avversa, chiuda i battenti a me non turberebbe il sonno.
E magari fosse tutto qui! Macché. Vengo a sapere che nella home page di un sito di una diocesi italiana, figura in bella vista l’appello lanciato per la sopravvivenza del quotidiano “Il Manifesto”. Giornale che – bontà (?) sua – si dichiara fieramente “comunista”.
Ma quest’aggettivo dovrebbe evocare al cattolico ciò che il termine “nazionalsocialista” evoca per gli ebrei. Perché ovunque il comunismo s’è realizzato, ha sparso sangue dei fratelli nella fede. Ce la vedete voi una sinagoga ospitare appelli a favore d’un giornale nazionalsocialista? No, è chiaro. Invece, il sito di una diocesi cattolica augura lunga vita a un quotidiano comunista.
Mistero!
Capiremo mai qualcosa? Chissà. Forse, quando cotanta “intelligenza” strategica, così diffusa in “casa nostra”, dovrà render ragione a Colui che da quelle realtà è odiato e combattuto.
Ci piacerebbe essere presenti per capire. A chi dovrà spiegare, per ora facciamo tanti auguri…
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