Specialmente a partire dal 1700, e di recente con un’accelerazione dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, risuona spesso l’equazione tra religione e degenerazione umana e/o violenza: il terrorismo, le violenze, le divisioni tra i popoli, ecc. vengono frequentemente attribuiti alla religione e molti asseriscono che l’ateismo è la condizione di possibilità di un vero umanesimo. Come valutare l’equazione religione = oscurantismo e/o violenza?
Il mondo precristiano: violento e senza dignità umana
Innanzitutto, bisogna dire che ci sono molte e differenti religioni, che hanno diverse dottrine intorno al divino e alla violenza, diversi atti di culto e condotte di vita.
Nell’Islam, ad esempio, c’è una possibile interpretazione (non è l’unica possibile, ma, purtroppo, è quella maggioritaria ed è legittima, cfr. G. Paolucci – C. Eid, Cento domande sull’Islam. Intervista a Samir Khalil Samir, Marietti, 2002, pp. 29-43) del jihad che impone come dovere la guerra santa, i cui fini sono la distruzione o la sottomissione dell’infedele (fini radicalmente diversi da quelli della guerra giusta – di cui parlano gli autori cristiani – il cui scopo è la legittima difesa da un’aggressione).
Per fare un altro esempio, le religioni precolombiane sacrificavano ai loro dèi innumerevoli uomini, donne e bambini (per esempio, gli Aztechi ne sacrificavano, in modo atroce, più di 20.000 all’anno). Ma i sacrifici umani avvenivano anche nella Grecia micenea, nonché (sia pur più raramente) anche nella Grecia dell’età della polis, nell’epoca di Roma, ecc.
Il punto è che prima del cristianesimo la dignità umana non era riconosciuta né sul piano teorico né (di conseguenza) su quello pratico. Per esempio: il padre, in molte culture, aveva la totale padronanza sulla moglie e sui figli; la schiavitù era legittima; l’infanticidio era molto frequente; erano spesso giustificati “divertimenti” sanguinari (come i giochi con i gladiatori); venivano appunto praticati dei sacrifici umani, ecc. Insomma, il mondo precristiano giustificava moltissime e atroci forme di prevaricazione e di violenza.
Il disprezzo precristiano della donna
Anche il disprezzo o almeno la svalutazione della donna sul piano teorico e (di conseguenza) pratico erano quasi universali. Per esempio: il già citato infanticidio riguardava soprattutto le bambine; la donna (come abbiamo detto) era quasi ovunque considerata una mera proprietà dell’uomo, che aveva spesso il potere di vita e di morte su di lei; in generale era considerata radicalmente inferiore all’uomo.
L’uomo pagano era spesso infelice
Inoltre l’uomo pagano era spesso infelice: infatti (come ricostruisce sinteticamente – con citazioni significative – C. Gnerre, cfr. bibliografia), egli non si considerava libero bensì una rotella nell’ingranaggio inesorabile del Fato (cfr., in bibliografia, il classico testo di C. Moeller) sottoposto ai capricci degli dèi, da questi manovrato come un burattino anche a compiere delitti orrendi (e nondimeno ritenuto colpevole, pur non essendo libero), esposto all’influsso di una miriade di entità negative latenti in ogni luogo, ossessionato da molteplici superstizioni, e provava spesso terrore perché credeva a un’atmosfera di oscura misteriosità che attribuiva a molte divinità.
Certo, se questa percezione della vita vigeva per i seguaci delle credenze religiose greche e romane, bisognerebbe fare delle precisazioni per quanto riguarda i seguaci delle dottrine filosofiche. Ma questi erano pochi rispetto ai seguaci delle credenze religiose: dunque la percezione della vita dell’uomo greco e romano era molto più spesso plasmata dalla religione che non dalla filosofia, e quindi era spesso quella di cui abbiamo poc’anzi parlato.
Alcuni lasciti del cristianesimo
Rispetto a questa prospettazione assolutamente incompleta del paganesimo, il cristianesimo svolge una rivoluzione straordinariamente preziosa e incommensurabile, cosicché può respingere a pieno diritto l’equazione tra religione, pessimismo esistenziale, oscurantismo, violenza, ecc.
La seguente prospettiva è quella della storia delle idee, da cui si evince che il cristianesimo è la linfa vitale dei più importanti valori e delle più importanti conquiste culturali e sociali dell’Occidente. Vediamo dunque di seguito un inventario – minimo e necessariamente incompleto – di quei valori che quasi tutti, anche i non credenti, ritengono decisivi e irrinunciabili e che dobbiamo a questa religione, anche se molti non se ne ricordano. Insomma, il cristianesimo è come l’ossigeno: perlopiù non ci accorgiamo della sua esistenza, ma, non appena esso si esaurisce, il risultato è la morte. Se si esaurisce il cristianesimo, i valori che esso ha generato corrono un pericolo mortale. Certo, siamo debitori anche dei Greci e dei Romani (e dei Germani, in misura minore), ma il lascito più importante è quello cristiano.
La vita umana è cosa buona
Il cristianesimo (in questo preceduto dal giudaismo, ma con un maggior approfondimento rispetto a quest’ultimo) ha affermato la dottrina della creazione del mondo da parte di un Dio che è unico, che è buono e non malvagio, che crea volutamente ogni singolo uomo e lo crea libero. Pertanto, l’uomo non deve più temere una miriade di forze latenti, può comprendere sia di essere voluto singolarmente per una vita eterna di comunione felicitante con Dio (e a questo scopo Cristo è morto in croce per ogni singolo uomo!), sia che un disegno provvidenziale guida in modo benigno la sua vita, rispettando però la sua libertà.
Le sventure non sono rimosse dalla sua esistenza, ma il credente, se ha una profonda vita interiore di fede, può riuscire (è un dato di fatto, non una teoria) addirittura a essere interiormente contento persino in condizioni di grave malattia: il cristianesimo aiuta a sopportare persino le sofferenze più grandi (per mancanza di spazio non posso argomentare questa tesi, perciò rimando a Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, www.vatican.va).
2. Per la dignità umana, anche delle donne
Inoltre, il cristianesimo ha operato una rivoluzione inestimabile perché ha sancito in modo chiarissimo la doverosità assoluta di rispettare la dignità di ogni essere umano. Perciò, quei cristiani che l’hanno calpestata (meno spesso di quanto affermino certe accuse), hanno trasgredito l’insegnamento cristiano.
Nella storia delle idee, i Greci hanno introdotto la dignità del cittadino, ma l’hanno negata alle donne, ai bambini, agli stranieri, e giustificavano la schiavitù. Gli stoici, soprattutto quelli romani, hanno riconosciuto l’uguaglianza di ogni uomo; però ne hanno sminuito la dignità, sia perché gli hanno riconosciuto una differenza solo quantitativa, non qualitativa, rispetto agli esseri inferiori, sia perché gli hanno negato la libertà e la spiritualità.
Il senso della dignità umana si affievolisce quando si nega il Dio cristiano: i genocidi moderni e i totalitarismi, che hanno cercato di cancellare il Dio cristiano dalla storia, hanno dimostrato che le ideologie anticristiane producono le più grandi e mostruose carneficine.
Che il cristianesimo e la sua visione (religiosa ma anche filosofica) siano strettamente connessi all’affermazione della preziosità incommensurabile dell’uomo ce lo conferma un autore insospettabile (perché feroce avversario del cristianesimo) come Nietzsche. Egli sosteneva una concezione evoluzionista secondo cui il genere umano deve progredire verso l’Oltreuomo attraverso l’eliminazione dei deboli e, pertanto, accusava il cristianesimo di essere uno pseudoumanesimo, che si opponeva alla vera (secondo lui) filantropia, proprio per avere sempre difeso ogni uomo, nessuno escluso: «La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie. […] E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo, vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato ».
2.1. Cristianesimo e amore del prossimo
Insomma, la tesi: cristianesimo = antiumanesimo può essere decisamente smentita. Infatti, dal punto di vista teorico (che si contrappone ai tradimenti pratici da parte di alcuni cristiani) esso:
2.1.1. considera, come detto, ogni uomo dotato di una dignità incommensurabile, che è assolutamente doveroso non violare (mentre, ancora oggi, nelle aree dove predominano induismo, islamismo e buddismo la vita vale poco);
2.1.2. prescrive l’amore del prossimo. Infatti, la sintesi dell’etica cristiana è il comandamento dell’amore: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore […] e il prossimo tuo come te stesso» (Mc 12,29-31).
3-9. Altri 7 preziosissimi lasciti
Dalla proclamazione sia della dottrina della creazione, che implica la positività della vita, sia della dignità assoluta di ogni persona discendono altri importanti valori che solo il cristianesimo ha introdotto, per esempio quelli seguenti, su cui posso soffermarmi solo in breve. 3. La libertà individuale di ogni persona, che è:
– libera rispetto agli altri, e ciò comporta la condanna della schiavitù (questa condanna è avvenuta nel modo spiegato da G. Brienza, Chiesa contro schiavitù, “il Timone”, 121 [2013], pp. 26-27, www.iltimone.org);
– libera addirittura di fronte a Dio, che ci lascia liberi di amarlo o vilipenderlo.
4. La premura verso tutti i malati (tutti, non solo verso quelli del proprio gruppo, religione, ecc.). Non a caso, l’ospedale, come luogo dove curare gratuitamente tutti, è un’invenzione della Chiesa cattolica, che fino al 18o secolo li ha fondati e gestiti.
5. La solidarietà verso tutti i poveri. Presso le altre culture e religioni tali atti di solidarietà, quando vengono compiuti, avvengono a titolo personale, non perché indicati dalla cultura di appartenenza o dalla religione.
6. La sollecitudine verso tutte le vittime, cioè nei riguardi di coloro che si trovano in condizioni di oppressione, di persecuzione, di ignoranza, di ingiustizia e quindi il senso di colpa per gli eventuali crimini verso altre culture. Come dice Girard (pp. 212- 219, cfr. bibliografia), «la vera origine della nostra moderna sollecitudine verso le vittime […] è chiaramente cristiana. Umanesimo e umanitarismo sono nati in terra cristiana».
7. La sensibilità ecologica (che è diversa dall’ecologismo), che condanna le devastazioni della terra, dato che l’uomo è l’essere più alto del creato, ma deve custodirlo e rispettarlo perché non gli appartiene, bensì appartiene a Dio, rispetto a cui l’uomo è solo un amministratore.
8. La separazione tra religione e politica («date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»), la quale significa che:
8.1. le leggi religiose non devono essere tutte (per es. quelle che condannano l’ateismo, la lussuria, la gola, ecc.) leggi dello Stato (come invece avviene in alcune teocrazie islamiche);
8.2. lo Stato non è la fonte della verità, del bene e della salvezza (come affermano i totalitarismi).
9. La dignità di ogni lavoro, perché presso i Greci e i Romani solo l’attività intellettuale era stimata, oppure erano apprezzati solo alcuni lavori manuali, ma non quelli umili. Per contro, il Dio cristiano crea l’universo e interviene nel mondo, cioè è un Dio lavoratore, che, inoltre, come falegname presso la bottega paterna a Nazareth, nobilita anche i lavori umili (persino pulire le latrine).
Così, non è un caso che la scienza e la tecnologia si siano inizialmente sviluppate più velocemente dopo l’avvento del cristianesimo, mentre i Greci e i Romani non trassero dalla scienza particolari applicazioni tecnologiche. Del resto, non ne avevano bisogno, perché sfruttavano gli schiavi (ma sul rapporto scienza-cristianesimo cfr. l’articolo di F. Agnoli in questo dossier).
Una fede che è dono inestimabile all’uomo
Insomma, alla luce degli elementi del dossier (che non può essere esaustivo, per ragioni di spazio) sul cristianesimo di questo numero del “Timone” che il lettore ha in mano si può davvero convenire con uno dei più prestigiosi intellettuali cinesi contemporanei (citato da R. Stark, cfr. bibliografia, a p. 346), un non cristiano (lo si noti) a cui è stato affidato il compito di guidare un gruppo di studio sull’Occidente: «una delle cose che ci è stato chiesto di indagare è che cosa ha permesso il successo, o meglio, il primato dell’Occidente su tutto il resto del mondo. […] All’inizio abbiamo pensato che fosse perché voi avevate armi più potenti delle nostre. Poi abbiamo ritenuto che voi aveste un sistema politico migliore. Poi ci siamo concentrati sul vostro sistema economico. Ma negli ultimi vent’anni abbiamo compreso che il cuore della vostra cultura è la vostra religione: il cristianesimo. Ecco perché l’Occidente è così potente. […] Non abbiamo alcun dubbio in proposito ». Neanche io.
Per saperne di più…
Cristopher Dawson, Religione e cristianesimo nella storia della civiltà, Paoline, 1984.
René Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, 2001, pp. 211-236.
Corrado Gnerre, Come rispondere alla menzogna secondo cui il mondo pagano sia stato più umano di quello cristiano, www.ilgiudiziocattolico.it
Charles Moeller, Saggezza greca e paradosso cristiano, Morcelliana, 1951.
Gianfranco Morra, Sorgenti culturalidell’Europa, “Studi cattolici”, 489 (2001), pp. 756-764.
Rodney Stark, La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza, Lindau, 2006.
Dossier: DAL CRISTIANESIMO VIENE LA GRANDEZZA
IL TIMONE N. 128 – ANNO XV – Dicembre 2013 – pag. 36 – 38
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