l cristianesimo ha ispirato autori di opere d’arte straordinariamente belle. Che tutti ammirano
«Bellezza è conoscenza, certamente una forma superiore di conoscenza poiché colpisce l’uomo con tutta la grandezza della verità»: lo ha ripetuto più volte Benedetto XVI. Forse è per questo che non si può rimanere indifferenti davanti al Giudizio universale di Michelangelo o alla Cattedrale di Chartres. Dei tanti lasciti del Cristianesimo, il più indiscutibile è forse quello che interessa il mondo dell’arte. Uno sguardo al paesaggio che ci circonda è sufficiente a rivelare una costellazione di chiese, campanili, conventi, santuari, abbazie. La stessa fisionomia del territorio e del contesto urbano è profondamente segnata dalla presenza dei segni artistici della cultura cristiana, dalla grande cattedrale alla semplice edicola devozionale collocata all’angolo delle strade.
Gli edifici religiosi costituiscono il più delle volte il cuore di piccoli borghi come di grandi città: intorno ad essi nei secoli sono fioriti i centri abitati e, con essi, le attività culturali e produttive.
All’arte cristiana, dunque, dobbiamo in primo luogo il volto del nostro “tessuto civico”: l’architettura è stata la forma artistica attraverso cui il cristianesimo ha definito lo spazio urbano, coniugando senso estetico e percezione del Mistero di Dio. Nei secoli l’arte cristiana ha espresso crescente consapevolezza dell’immutabile realtà divina e, al contempo, notevole sensibilità al mutare dei tempi: dalla semplice forza delle cattedrali e dei complessi abbaziali romanici all’aspirazione ascensionale del gotico, dall’imponenza del rinascimento alle bizzarrie del manierismo, fino al fantasioso tormento del barocco, al rigore neoclassico e al nostalgico eclettismo ottocentesco.
La preziosa eredità del cristianesimo si svela ancora di più all’interno di questi edifici, magnifici scrigni di opere d’arte di ogni tipologia ed epoca, senza contare le innumerevoli opere disseminate nei più disparati edifici pubblici e privati.
Il fervore della fede ha spinto generazioni di artisti, artigiani e maestri costruttori a sperimentare tecniche nuove, ideare soluzioni architettoniche, realizzare capolavori di pittura, scultura, artigianato artistico di ogni tipo, coniugando iconografia, iconologia e teologia. La volontà dei papi e dei potenti del tempo, ma soprattutto la fede di un intero popolo, hanno sostenuto generazioni di artisti nella realizzazione di opere senza uguali. Come affermava Giovanni Paolo II, «dentro queste forme non c’è solo il genio di un artista, ma l’animo di un popolo». In periodi di scarsissima alfabetizzazione, attraverso quel potentissimo strumento visivo costituito dalla Biblia pauperum narrata dagli affreschi nelle chiese, sono state trasmesse la memoria del fatto storico di Cristo e le fondamenta teologiche della fede della Chiesa. La rappresentazione del Dio vicino, presente qui ed ora (al contrario dell’iconoclastia, che rifiuta la rappresentazione del sacro per immagini) è stata resa possibile proprio in virtù dell’intrinseca certezza – caratteristica solo del Cristianesimo – che Dio si sia incarnato in un momento preciso della storia e abiti tuttora in mezzo a noi.
Per secoli, anche laddove l’arte ha scelto temi profani o, comunque, prodotto opere “civili”, essa è rimasta intrinsecamente cristiana e ha espresso una concezione del mondo non solo improntata a un profondo senso religioso, ma intimamente determinata dall’avvenimento cristiano. Enumerare l’immensa mole di opere create dalla fede è impresa impossibile a realizzarsi: i musei, le biblioteche, gli archivi di tutto il mondo possono darne testimonianza.
Lo stupore che conquista i visitatori – anche quando vengono da paesi lontani e culture diverse – conferma quanto la bellezza dell’opera cristiana sia segno di una Presenza, a volte compresa, a volte solo intuita, ma pur sempre percepita come carica di fascino e, anche solo inconsapevolmente, di risposte alle attese dell’animo umano («la vera apologia della Fede cristiana, la dimostrazione più convincente della sua verità contro ogni negazione, sono da un lato i santi, dall’altro la bellezza che la fede ha generato», Benedetto XVI).
Ancora oggi l’arte ispirata dalla fede rimane un ineludibile termine di paragone e confronto per qualsivoglia creazione artistica: anche laddove le opere contemporanee si abbandonino alla contestazione, al dileggio, persino alla blasfemia, esse presuppongono sempre, inevitabilmente, quel dato storico straordinario che tentano di demolire, l’imponenza della creatività cristiana.
Per saperne di più…
Karol Wojtyla, Lettera agli artisti, 1999, www.vatican.va Joseph Ratzinger, La bellezza. La Chiesa, Itaca, 2005.
Jospeh Ratzinger, Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza. Messaggio per il Meeting di Rimini 2002. Timothy Verdon, L’arte nella vita della Chiesa, LEV, 2009.
IL TIMONE N. 128 – ANNO XV – Dicembre 2013 – pag. 46
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