Quel “totus tuus” rivolto alla Madre di Dio è al centro del pontificato di Giovanni Paolo II.
Ne parliamo con il direttore di Radio Maria, padre Livio Fanzaga. Che spiega: «Questo Papa ha fatto riscoprire alla Chiesa il volto materno di Maria»
Ha messo la sua «M» sullo stemma, facendo arrabbiare gli esperti perché in araldica le lettere non si dovrebbero mai usare.
Ne ha scovato i santuari in tutti i cantucci del pianeta, non mancando di visitarli a dispetto dei programmi ufficiali. Ha dichiarato in pubblico di essere «tutto suo», Totus tuus, per sempre e fino in fondo… «E la Madonna ha ricambiato Giovanni Paolo II mostrando in lui tutta la sua gloria. Secondo me, il motivo per cui Karol Wojtyla è stato un Papa così amato e il suo pontificato si è rivelato forse il più riuscito della storia è aver mostrato che cosa sa fare la Madonna di una vita quando
questa è tutta dedicata a lei».
Padre Livio Fanzaga non trova affatto contraddizione nella circostanza che l’ultimo Pontefice sia stato fin dall’inizio fortemente rivolto al Figlio di Dio («Spalancate le porte a Cristo», Redemptor hominis e quant’altro) e nello stesso tempo assolutamente devoto alla sua Madre. Forte nell’affermare la verità della Chiesa e insieme tenero nell’affidarsi alla Vergine. Anzi, per il direttore di Radio Maria, una cosa è la conseguenza dell’altra.
Com’è possibile, padre Livio?
«Perché il motto di Giovanni Paolo II, quel Totus tuus che gli è stato inciso persino sulla bara, deriva dalla dottrina di san Luigi Maria Grignion de Montfort; il Papa stesso lo dichiara, chiamandolo “teologo di gran classe”. Ebbene, per il santo francese degli inizi del Settecento la figura della Madonna è tutta orientata a Cristo, secondo la formulazione classica di san Bernardo: ad Jesum per Mariam, “verso Gesù attraverso Maria”. La Vergine dona Cristo al mondo, ed è anche colei che porta gli uomini a Cristo».
Mi scusi, padre: ma non si fa prima a rivolgersi direttamente a Cristo?
«Questa è l’impostazione dei protestanti, che però proprio in questi tempi stanno riscoprendo la Madonna… Si può arrivare a Cristo senza Maria? Ma Dio stesso nell’opera della redenzione non l’ha fatto, ha deciso di mandare il suo Verbo attraverso Maria. Quanto al movimento inverso, ovvero quello che fa arrivare gli uomini a Dio con la mediazione di Maria, il Papa trova appoggio biblico nel Vangelo, dove Cristo in croce affida Giovanni (che rappresenta l’umanità) alla Madre. Oppure fa riferimento alle nozze di Cana, quando fu la Madonna a suscitare la fede dei discepoli chiedendo il primo miracolo come mediatrice tra noi e Cristo. La Madonna è dunque serva e strumento che porta verso il Signore; in questo senso ogni vera mariologia è cristocentrica».
Questa è anche la dottrina classica della Chiesa, da san Bernardo in poi. C’è qualcosa in più in Giovanni Paolo II?
«Grignion de Montfort parla di consacrazione a Maria come di un modo per rinnovare il battesimo. Il Papa usa invece la parola “affidamento”, perché fa riferimento a Gesù che appunto “affida” Giovanni alla Madre. Il contenuto è lo stesso, però l’accento è più affettivo.
Del resto lo si vede da come Wojtyla si rivolgeva alla Madonna: era commovente, come un figlio che chiede le cose più umanamente impossibili a una madre viva… A mio parere questo aspetto rende più moderna la mariologia di Giovanni Paolo II: il suo merito è infatti di aver praticato egli stesso l’affidamento a Maria nei momenti difficili della vita, diffondendone poi la pratica nella Chiesa e aiutando a scoprire il lato materno della Madonna nei nostri confronti. Se Maria Madre della Chiesa è una delle grandi affermazioni del Concilio Vaticano II, il Papa ne ha ampliato ancor più gli orizzonti chiamandola Madre dell’umanità».
Quel Papa l’abbiamo conosciuto anche come combattente. Possiamo dire che le devozione mariana fosse un necessario complemento «femminile» alla sua personalità?
«Se leggiamo la biografia del Papa, vi scopriamo una vera preparazione della Madonna; il giovane Karol ha perso molto presto la madre e tutti i familiari e la Vergine ha giocato un ruolo fondamentale nella sua vita affettiva. Poi Giovanni Paolo II ha vissuto i primi anni di pontificato come una grande lotta spirituale, nella quale ha usato spesso la virtù della fortezza. E una delle figure profetiche della Madonna nella Bibbia è Giuditta che taglia la testa a Oloferne… Perché la Madonna è materna, sì, ma di una maternità forte; lei è quella che schiaccia la testa al serpente, colei che “rovescia i potenti dai troni”… Nella storia della Chiesa, tutti i figli di Maria sono stati guerrieri coraggiosi, pronti anche a morire per la fede».
Dunque è ben giusto che Giovanni Paolo II abbia messo la sua «M» sullo scudo, a mo’ di difesa… Ma non l’ha sconcertata l’audacia mostrata da Giovanni Paolo II nell’aggiungere cinque misteri al rosario, modificando una preghiera radicata da secoli nella tradizione popolare?
«Sì, è stato proprio un gesto di audacia. Ma la circostanza rafforza l’idea che la mariologia di Giovanni Paolo II è stata in funzione di Cristo: la parte pubblica della vita di Gesù, infatti, non era presente nel rosario e il Papa ha ritenuto giusto che con gli occhi di Maria noi vedessimo anche la parte dei Vangeli fin allora non considerata dalla corona».
Se dovessimo dichiarare le principali devozioni mariane del Papa polacco, dovremmo snocciolare tre luoghi: Czestochowa, Lourdes e Fatima. È d’accordo?
«Mettere in evidenza i grandi santuari, soprattutto Fatima, è giusto; ma è difficile trovare un luogo mariano di qualche importanza dove quel Papa non sia stato. Ho saputo che da vescovo di Cracovia aveva fatto un voto: sarebbe andato a visitare ogni anno un santuario se il suo seminario avesse avuto vocazioni. Così anche da Papa in ogni viaggio ha cercato d’includere una località mariana.
Dopodiché la Madonna per lui è sempre quella, ovunque la si veneri. Certo, Czestochowa: essendo la fortezza che ha resistito all’assalto dei nemici che volevano sottomettere la Polonia, il santuario rappresenta l’aspetto militante di Maria, il suo potere contro il male: la Madonna Nera è una guerriera corazzata.
A Lourdes invece Giovanni Paolo II ci è andato come malato, perché la Grotta è il luogo della santificazione della sofferenza: e infatti il Papa ci ha meravigliato per la pazienza con cui ha sopportato la malattia. Fatima, infine: lì il Pontefice si è visto raffigurato nel segreto, si è sentito salvato dalla mano della Madonna portoghese; non solo, ha usato le rivelazioni di suor Lucia per leggere la storia del secolo scorso alla luce della fede e di Dio che trionfa sul male. Non dunque un fatto devozionale, bensì la Madonna stessa che interviene nella vita dei popoli».
Dossier: Giovanni Paolo II: punti fermi
IL TIMONE – N. 43 – ANNO VII – Maggio 2005 – pag. 42-43