Che cosa sono i sacramentali? E tra essi le benedizioni? Quando anche i laici possono benedire? Ecco in sintesi l'insegnamento della Chiesa. Che i cattolici devono conoscere.
Questa volta ci occuperemo di un aspetto importante della pietà dei fedeli e forse non abbastanza conosciuto e praticato: le benedizioni.
Esse fanno parte (insieme con le consacrazioni per esempio di Chiese, altari, religiosi e con gli esorcismi) dei sacramentali. Che cosa si indica con questo termine? Prendiamola un po' alla lontana.
Sappiamo che la vita della Chiesa e di ogni cristiano si regge sui sette sacramenti, cioè su sette speciali azioni liturgiche capaci, attraverso segni, parole, gesti, elementi naturali come l'acqua, l'olio, il pane e il vino, di trasmetterci quella Grazia che sgorga in continuazione dalla redenzione operata da Gesù Cristo che ci immette nella salvezza, cioè nella vita divina.
Istituiti dallo stesso Redentore, essi sono, così, segni efficaci: cioè davvero trasmettono quello che promettono, non certo in forza dei gesti e delle parole di chi li amministra o dei poteri degli elementi naturali impiegati, ma, ben al di là di tutto ciò, in forza del potere salvifico che Gesù stesso ha collegato a questi segni. Così, per esempio, se il ministro che svolge l'azione sacramentale fosse indegno ma validamente ordinato e, rispettando il rito, celebrasse i sacramenti, questi resterebbero ugualmente efficaci per chi li riceve.
Seguendo le direttive di Gesù stesso, dunque, in ogni istante nel mondo, attraverso il linguaggio di alcuni segni particolari, la redenzione si rende disponibile per quanti vogliano sinceramente aderirvi. Ebbene, la Chiesa, attingendo proprio a questo capitale di Grazia del quale come Corpo mistico di Cristo viene continuamente colmata, soprattutto nella celebrazione eucaristica, la Chiesa, dunque, ha a sua volta istituito i sacramentali. Nel caso specifico delle benedizioni, essi mirano anzitutto a rendere gloria a Dio: cioè a benedirlo e insieme a invocare la Sua benedizione nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito perché avvenga in noi e nel mondo l'opera di santificazione.
Ogni benedizione, dunque, dalla più solenne a quelle private, è una azione di grazia e ci immette sempre più profondamente nel Mistero Pasquale. E che insieme ci ricorda e ci manifesta come esso penetri profondamente tutta la nostra realtà personale, ma anche la realtà del mondo materiale che ci circonda, e che, come dice san Paolo "geme anch'essa nelle doglie del parto in attesa della liberazione".
Così, il nuovo Benedizionale, cioè il libro liturgico nato in seguito alle disposizioni conciliari, prevede sì molte formule che riguardano la benedizione delle persone nelle diverse circostanze della vita (evangelizzatori a vario titolo, pellegrini, studenti, famiglie, malati e così via), ma anche altre benedizioni che si estendono e abbracciano tutto ciò che accompagna il nostro esistere come, per esempio, la casa, il lavoro, studio, la terra e i suoi frutti, gli oggetti che aiutano la nostra pietà.
Il quadro globale che ne esce è quello che risponde alla logica della Incarnazione: Gesù ha assunto in sé, nella sua carne, insieme il mondo e l'uomo come vertice del creato.
Così ora tutto è nostro, a patto però che noi siamo di Cristo come Egli è di Dio. Non, dunque, elementi sparsi e gli uni agli altri indifferenti, ma una catena di anelli, tutti tra loro strettamente collegati. Chiedere a Dio di benedire qualcosa o qualcuno significa chiederGli di aiutarlo a entrare sempre più dinamicamente in questa spirale di salvezza, cosicché un mondo reso sacro aiuti a sua volta l'uomo a santificarsi. Il tutto, al seguito di Cristo.
È bello, dunque, e utile, per un cristiano, non solo partecipare alle benedizioni più solenni che la sua Chiesa locale organizzi, ma nell'ottica che abbiamo descritto, farsene promotore appena sia possibile. Questo può avvenire in varie forme.
Il nuovo Benedizionale, infatti, prevede che alcune benedizioni solenni siano di competenza del Vescovo, altre del sacerdote o del diacono, altre di laici qualificati come possono essere gli accoliti e i lettori; anche semplicemente i padri e le madri di famiglia funzione della grazia che discende dal sacramento del matrimonio.
Così, noi laici possiamo e dobbiamo continuare a chiedere ai sacerdoti e ai diaconi benedizioni, per esempio per le nostre case, i nostri luoghi di lavoro, i nostri mezzi di trasporto (sì, anche l'automobile), la terra e i suoi frutti, i nostri oggetti di pietà come le immagini sacre, le medaglie, gli scapolari, le corone del rosario. Ma possiamo anche imparare a praticare quelle benedizioni di cui possiamo essere ministri. Sono, come abbiamo visto, quelle possibili in ambito famigliare: la benedizione della mensa, dei figli, dei fidanzati, dei nostri anziani, dei nostri malati.
Si tratta di finalità ottenibili anche con la semplice preghiera? Sì, certo. Però, non dimentichiamo che usare l'azione liturgica ufficiale in qualche occasione particolare prevista dalla Chiesa, Sposa del Cristo, carica l'evento di una solennità che non è solo formale.
Noi viviamo in un mondo di segni e di simboli. È con essi che il Divino, irraggiungibile, si fa a questo ne riparleremo (continua).
RICORDA
“Nella Liturgia della Chiesa, la benedizione divina è pienamente rivelata e comunicata: il Padre è riconosciuto e adorato come la Sorgente e il Termine di tutte le benedizioni della creazione e della salvezza; nel suo Verbo, incarnato, morto e risorto per noi, egli ci colma delle sue benedizioni, e per suo mezzo effonde nei nostri cuori il Dono che racchiude tutti i doni: lo Spirito Santo”.
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1082).
IL TIMONE N. 16 – ANNO III – Novembre/Dicembre 2001 – pag. 50-51
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