Fu uno spirito illuminato, magnanimo, generoso, amante del bene dell’uomo. Nessun teologo lo ha mai superato, eguagliato o corretto. Per questo è raccomandato dalla Chiesa. Intervista a un suo discepolo, il domenicano Giovanni Cavalcoli
Non c’è che dire: dev’essere un «difetto di fabbrica» di tutti i san Tommasi… Il primo, l’apostolo, non voleva credere finché non avesse visto; ma anche il secondo, il grande Aquinate filosofo e teologo della Scolastica, ha insistito tutta la vita a mettere il dito della ragione umana nelle pieghe più sottili della divinità, affinché la fede fosse sostenuta anche da tutti gli strumenti dell’intelligenza. Almeno questa è la tesi che ripete volentieri un suo discepolo, sia come domenicano sia in quanto teologo: padre Giovanni Cavalcoli, professore allo Studio Filosofico Domenicano di Bologna
Padre Cavalcoli, la Chiesa insiste a indicare san Tommaso d’Aquino come filosofo di riferimento; però anche tra gli ecclesiastici la sua stella sembra da tempo in declino. Del resto sono passati quasi mille anni: non è una pretesa eccessiva continuare a essere legati al suo sistema, visti i cambiamenti avvenuti?
«Il pensiero di san Tommaso, sia nel metodo che nei princìpi e nelle sue tesi di fondo, espone con obbiettività i metodi e molti contenuti (cioè molte delle verità) accessibili con la ragione umana come tale. Per questo, la Chiesa lo ha chiamato Doctor Communis Ecclesiae, ovvero «dottore ordinario della Chiesa». La sua dottrina ha un carattere di universalità e perennità indipendente dall’evolversi dei tempi e dalla varietà delle culture. La ragione umana funziona essenzialmente in tutti gli uomini allo stesso modo, al di là della differenza delle mentalità e delle varie filosofie. L’anatomia o la fisiologia o la neurologia umane sono quello che sono, sostanzialmente identiche, e funzionano allo stesso modo in tutti i soggetti sani, di qualunque razza o di qualunque tempo. Qualcosa di simile avviene per la ragione umana, e per i suoi metodi o contenuti fondamentali. Si tratta di realtà oggettive, dimostrabili ed universali. Merito di Tommaso è stato darci una visione d’insieme ordinata, perfetta e completa, una “mappa” della ragione, con i suoi orizzonti, i suoi princìpi, i suoi limiti, la sua struttura e funzionamento fondamentali. Per questo è raccomandato dalla Chiesa, non tanto perché la Chiesa sia una specie di accademia filosofica o psicologica, ma per la responsabilità che essa ha di custodire, interpretare, difendere e spiegare le nozioni fondamentali della rivelazione cristiana, nozioni certamente di fede, ma nel contempo espresse in concetti umani e razionali».
Ma non sarebbe ora di «aggiornarsi » un po’?
«Indubbiamente, come ci sono progressi nelle scienze umane e della natura, così avviene anche nella filosofia, nella morale, nella metafisica e nella teologia. Esiste e deve esistere un tomismo progredito, moderno ed aggiornato, come per esempio quello di un Maritain o di un Congar o di un Fabro e di molti altri. Ma le basi e i punti di partenza non possono che restare sempre quelli di san Tommaso, perché si tratta di un progresso nella conoscenza di verità e valori universali, oggettivi e immutabili. Il pensiero dell’Aquinate è tuttora di insostituibile attualità e mostra la saggezza della Chiesa, «colonna e fondamento della verità», nel raccomandarlo. Non esistono veri progressi nel pensiero cattolico che, almeno indirettamente o implicitamente, non possano rapportarsi al pensiero di san Tommaso, senza che ciò escluda l’importanza, benché minore, anche di altri grandi Dottori e teologi del passato. Non esiste oggi come oggi nessun teologo che abbia superato o corretto san Tommaso o anche gli stia alla pari. Gli unici grandi teologi sono oggi coloro che sviluppano il pensiero tomista assumendo criticamente, come prescrive il Concilio, quanto c’è di valido nella modernità».
Ma dove si trova – a suo modo di vedere – l’attualità di san Tommaso oggi?
In che senso sarebbe possibile un dialogo tra un pensiero moderno e il suo? «Si trova soprattutto nelle questioni che toccano il problema della verità, della conoscenza, della natura umana, della coscienza, della libertà, dei diritti umani, del dialogo interreligioso, della giustizia, della pace, dell’esistenza di Dio, del rapporto tra Dio e il mondo, dei fondamenti della morale, del rapporto tra grazia e libero arbitrio, tra ragione e fede, tra scienza e religione… Un dialogo col pensiero moderno è possibile sulla base della ragione, in quanto ogni uomo è caratterizzato dal suo possesso ed esercizio. Tommaso dimostra che i princìpi della ragione sono indistruttibili e che ogni uomo ha una coscienza che sempre lo richiama al vero e al bene. Per lui ogni uomo è capace, con la sua volontà e aiutato dalla grazia divina, di abbandonare il male e il falso e di convertirsi al bene e al vero. Su questa base di fiducia nell’uomo, il tomista di oggi è pronto al confronto e al dialogo con qualunque uomo di buona volontà, e con qualunque cultura e religione».
Se dovesse scegliere due soli punti forti del tomismo, uno come teologo e uno come filosofo, lei cosa indicherebbe e perché?
«In teologia, indicherei il concetto di Dio e dei suoi attributi, nonché le prove dell’esistenza di Dio, con la conseguente critica dell’ateismo e del fideismo. Quest’ultimo appare errore in quanto Tommaso dimostra che si giunge alla fede non in modo immediato, ma partendo dai dati dell’esperienza e della ragione ed applicando il principio di causalità. Quanto all’ateismo, Tommaso lo dimostra erroneo perché assolutizza ciò che dev’essere spiegato, ossia il mondo, il quale pertanto prende il posto di Dio, diventando così una divinità illusoria e tale da condurre la vita umana al fallimento. In filosofia, indicherei invece la visione realistica del conoscere, per cui il pensiero umano è ordinato all’essere, con la conseguente critica dell’idealismo che riduce l’essere al pensiero. Tommaso sa bene che solo in Dio l’essere s’identifica col pensiero. Il realismo riconosce l’oggettività dei valori morali e consente la sottomissione a Dio, creatore dell’essere».
Diciamo la verità: san Tommaso come filosofo è stato snobbato anche perché era un cristiano inossidabile, anzi un frate; e riconduceva sempre tutto a Dio. Ma in che cosa anche un “laico”, un non credente, potrebbe accettare la sua lezione?
«Tommaso era certo un credente e un frate, ma fu anche un grande umanista, proprio per il suo rispetto sincero per la dignità della ragione, che ogni uomo possiede, anche il non credente. Ciò, anche per la sua grande carità, lo spinge a non imporre niente a nessuno, ma a richiamarsi sempre alla benevolenza, al metodo della persuasione e alla tolleranza. Certo riconduceva tutto a Dio, ma per la mediazione della ragione e sulla base della ragione, non in modo fideistico o irrazionalistico come fanno i protestanti. Tommaso sa che anche la ragione è una traccia di Dio nell’uomo, una luce che, se seguita con onestà e costanza, conduce a Dio e a Cristo, somma divina Ragione. Un non credente potrebbe quindi accettare da lui il grande rispetto che aveva per i valori della ragione, della natura umana e della storia, anche a prescindere dalla luce della fede. Indubbiamente, occorre che questa persona sia animata da amore per la verità e sia leale nella ricerca del bene. In queste condizioni essa non può non ritrovarsi nell’universalità del pensiero dell’Aquinate, accogliente ed ospitale come un grande e comodo albergo nel quale c’è posto per tutti e tutti possono trovarsi a loro agio, senza subire alcuna pressione ma solo con quel fascino che viene da uno spirito illuminato, magnanimo, onesto e generoso, amante del bene dell’uomo e della salvezza di ogni uomo».
Tommaso d’Aquino nasce nel 1225 nel castello di Roccasecca. Inizia gli studi sotto la guida dei Benedettini e li prosegue presso l’Università di Napoli. Superando gli ostacoli posti dalla famiglia, entra a far parte dell’Ordine dei Domenicani. Completa gli studi a Parigi e a Colonia formandosi alla scuola di Alberto Magno. Grazie al suo particolare genio speculativo, diventa il massimo esponente della Scolastica. Egli libera la dottrina di Aristotele dalle erronee interpretazioni e pone la verità contenuta nel suo pensiero a servizio della rivelazione. Materia e spirito, natura e soprannatura, ragione e fede, libertà e grazia trovano perfetta armonia nella visione dell’Aquinate.
Nel solco da lui tracciato procede da secoli il Magistero della Chiesa (San Tommaso è l’unico autore citato espressamente nei documenti del Concilio Vaticano II e nel nuovo Codice di Diritto Canonico). Si distingue per santità di vita, vastità e profondità di cultura, acutezza e rigore logico, numero e mole delle opere. Tra queste non si possono tacere la Summa Theologiae (mirabile sintesi teologica), la Summa contra Gentiles (difesa delle verità di fede contro le false dottrine), il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, le Quaestiones disputatae.
Muore a Fossanova nel 1274, mentre si reca a Lione per il Concilio, dopo una vita relativamente breve ma tutta dedita allo studio, all’insegnamento, alla contemplazione e alla preghiera. Canonizzato nel 1323, nel 1567 fu dichiarato Dottore della Chiesa. Papa Leone XIII lo proclamò patrono di tutte le scuole cattoliche e di tutti gli studenti e studiosi cattolici. È onorato con i titoli di Dottore Comune e Dottore Angelico.
Dossier: SAN TOMMASO D’AQUINO IL PIÚ GRANDE TEOLOGO E FILOSOFO DI SEMPRE
IL TIMONE N. 110 – ANNO XIV – Febbraio 2012 – pag. 38 – 39
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