Il Timone n. 24 – anno 2003 –
Un anglicano in Vaticano
Era il 1965, e Harold Wilson, allora primo ministro inglese, tornava a Londra tenendo tra le man i un rosario donatogli da Papa Paolo VI nel corso della sua visita a Roma. Da quella data nessun primo ministro britannico aveva più messo piede in Vaticano. Dopo quasi 40 anni c’è andato Tony Blair, da capo del governo. Venerdì 21 febbraio è stato ricevuto in udienza da Giovanni Paolo Il per parlare della crisi irachena. Ma a questo importante e storico evento, ne è seguito un altro ancora più significativo per la fede. L’anglicano Tony Blair, ha fatto visita, nel pomeriggio e privatamente, alla Basilica di San Pietro con l’intera famiglia (la moglie Cherie, cattolica, e i 4 figli, di educazione cattolica), ed è poi sceso nelle grotte vaticane fino a raggiungere gli scavi sotterranei, cioè il punto dove è stata individuata la tomba con le reliquie di San Pietro: un luogo immensamente importante per la Chiesa Cattolica e per i fedeli. Esattamente sopra quel punto sta “La Confessione” (la memoria del martirio di Pietro) e l”’ Altare Papale” della Basilica, poco più dietro l”’ Altare della Cattedra” di San Pietro, la cui festa è celebrata dalla Chiesa proprio il 22 febbraio cioè poche ore dopo la visita di Blair. Una coincidenza significativa per noi cattolici. Solo una coincidenza?
Fame
Emergenza alimentare in Africa. 30 milioni di persone rischiano di morire di fame nei prossimi mesi a causa di care, stie, siccità ma anche malgoverno e corruzione. A dirlo è l’agenzia di stampa Fìdes (8/1/03) che ha elaborato la “mappa I della fame” in quel continente.
l La mancanza di piogge ha danneggiato gravemente l’agricoltura. In Etiopia la produzione agricola, in alcune zone, è calata dell’81%. Qui sono oltre 11 milioni le persone a rischio.
Analoga situazione in Eritrea, dove la produzione alimentare è calata del 60% e il raccolto è in grado di sfamare solo il 15% della popolazione, mentre 10.000 bambini stanno – morendo di fame. In Angola, – dove una guerra civile quasi trentennale ha distrutto il – paese, il terreno coltivato è – solo il 3% di quello utilizzabile, perché la presenza di 15 milioni di mine disseminate l nei campi impedisce il loro sfruttamento agricolo. Sono invece, complessivamente, 14 milioni le persone che rischiano di morire di fame nello Zimbabwe, Malawi, Leshoto, Zambia. L’Africa attende, quindi, nel 2003 cospicui aiuti dalla comunità internazionale. Essi sono stati già stanziati e stannno affluendo in quei paesi. Ma tutto ciò sicuramente non basta. Quel continente ha bisogno primariamente di un sistema educativo e formativo che sappia incidere soprattutto in settori vitali come l’agricoltura oggi particolarmente arretrata.
“L’autentico sviluppo umano deve affondare le sue radici in una evangelizzazione sempre più profonda. Ma lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro né dagli aiuti materiali, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi” [Redemptoris Missio, 58].
Africa
Un gruppo di scienziati e agricoltori africani, diretto a Bruxelles per partecipare alla conferenza “Verso un’agricoltura sostenibile per i paesi in via di sviluppo”, ha fatto sosta a Roma per incontrare i deputati della Commissione Esteri della Camera. Ecco alcune loro dichiarazioni riportate dall’agenzia Green Watch News (n. 4/2003): “In Africa 1,80% della popolazione lavora in agricoltura, dice Bintony Kutsaira, deputato del Malawi ed esperto di botanica. Si tratta di una agricoltura biologica, perché non ci sono soldi per acquistare né antiparassitari né· fertilizzanti. I risultati sono miseri e non abbiamo ancora raggiunto la sicurezza alimentare.
Per questo motivo non possiamo non utilizzare gli ogm (organismi geneticamente modificati) che ci permettono di migliorare la quantità e la qualità dei nostri prodotti”. Secondo Luke Mumbe, dell’Università dello Zambia, “pur non essendo una panacea per tutti i guai dell’agricoltura zambiana, le biotecnologie possono servire per ottenere coltivazioni con determinate proprietà, come la resistenza ai parassiti, la tolleranza alla siccità e migliori caratteristiche nutrizionali”. Ricordiamo che l’anno passato aveva destato stupore la decisione del presidente dello Zambia, Lewy Mwanawasa, di rifiutare 100.000 tonnellate di mais, in parte biotech, offerti dagli USA (dove da anni il cibo biotech viene consumato senza problemi da milioni di persone) con il beneplacito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La scelta è risultata irresponsabile, considerato che oggi in Zambia 2,4 milioni di persone rischiano di morire di fame.
Aids o aborto?
Una parte dei 15 miliardi di dollari, destinati dal presidente Bush ai programmi per combattere la diffusione dell’Aids in Africa, starebbe finanziando le organizzazioni non governative che favoriscono l’aborto. A lanciare l’allarme è Steven Mosher, presidente del Population Research Institute (PRI), che sul bollettino del PRI del 31/1/2003 ha scritto: “Mentre si sa che una parte fondamentale del pacchetto contro l’Aids consisterà in aiuti essenziali e anche nella promozione dell’astinenza sessuale, quello che non si dice è che anche i preservativi fanno parte di questo piano e che molti gruppi che promuovono l’aborto sarebbero i responsabili dell’attuazione del programma” (ACI, 3/2/03). Mosher, a questo proposito, cita l’organizzazione non governativa “Family Health International” operante in Kenia che “solo marginalmente nei suoi programmi parla di astinenza, promuovendo invece con forza la diffusione e la distribuzione di contraccettivi tra donne e adolescenti”. È noto come l’Amministrazione Bush abbia tolto i finanziamenti ai gruppi pro-aborto. Ma il veto non si riferisce, giustamente, ai programmi che combattono l’Aids. Ecco quindi la corsa delle associazioni abortiste a promuoversi come esperte nella prevenzione dell’Aids per ottenere i fondi che altrimenti verrebbero loro negati. È il caso del Population Council che ha recentemente ricevuto un finanziamento di 65 milioni di dollari. È auspicabile un intervento della Amministrazione americana, e il Segretario di Stato Colin Powell sembra pronto a farlo, che impedisca questi ignobili “trucchi” (CWNevl6, 13/2/03).
Vita umana
Due studi pubblicati recentemente dimostrano gravi rischi di affezione di malattie genetiche per i bambini nati con l’utilizzo di tecniche di fecondazione assistita.
L’American Journal of Human Genetics di gennaio informa che ricercatori della John Hopkins University di Baltimora e della Washington University di S.Louis hanno scoperto che la probabilità di sviluppare la sindrome di Beckwith-Wiedemann (rara malattia che provoca malformazioni fisiche e forme tumorali) è di 6 volte più alta per i bambini nati da fecondazione in vitro rispetto a quelli nati naturalmente.
Secondo il quotidiano britannico The Guardian (24/1/03), un’altra ricerca, condotta da studiosi della VU Medicai Centre University di Amsterdam e pubblicata anche dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, ha provato che la probabilità aumenta fino a 7 volte nel caso di un’altra grave malattia chiamata retinoblastoma (forma di cancro agli occhi).
Oggi, quindi, già la natura sembra rifiutare le manipolazioni che la superbia umana intende attuare. Ma a parlare è anche la morale cristiana: come ha ricordato il Papa all’Angelus del 2 febbraio: “Della vita umana non si fa mercato!
Una certa logica mercantile, alleandosi con moderne tecnologie, può talvolta approfittare di desideri umani in sé buoni, come quello di diventare madre e padre, per spingere a volere un figlio ad ogni costo. In realtà, la vita umana non può mai diventare un ‘oggetto’: dal concepimento alla morte naturale, l’essere è soggetto di inviolabili diritti, di fronte ai quali la libertà deve sapersi fermare”.
Rinnovamento nello Spirito
di Salvatore Martinez, Coordinatore nazionale.
“Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne séntito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene” (Rm 10, 14-15). Il richiamo epigrafico di san Paolo qui riportato rappresenta una sorta di “percorso della fede”, di “processo dell’evangelizzazione” in noi attraverso cui si rende manifesta la vita nuova in Cristo che abbiamo abbracciato. Come non benedire Iddio per la grazia del Rinnovamento nello Spirito che, a partire dalla preghiera per una nuova effusione dello Spirito, ci permette di esperimentare nei gruppi e nelle comunità la bellezza del Vangelo e l’urgenza di comunicarlo al mondo! La XXVI Convocazione Nazionale, prevista a Rimini dal 24 al 27 aprile, vuole essere uno strumento potente nelle . mani dello Spirito, perché ci convinca quanto alle nostre omissioni nel testimoniare Gesù, ci guarisca e ci liberi dalle infermità fisiche e spirituali che ci impediscono di evangelizzare, ci conceda nuova forza carismatica per riportare il Vangelo in tutte le situazioni di sofferenza e di morte che invocano e attendono salvezza. A Rimini si prepara una meravigliosa esperienza dello Spirito, un’occasione di grazia da non perdere: lo Spirito manifésterà ancora una volta la gloria di Dio, perché abbiamo a diventare noi stessi gloria vivente di Dio nel mondo! È previsto l’intervento di ospiti qualificatissimi, tra i quali il card. Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna, il card. Crescenzio Sepe, Presidente della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e il vescovo di Rimini, Mons. Mariano de Nicolò.
(Per informazioni e prenotazioni tel. al n. 06/23239914)
IL TIMONE N. 24 – ANNO V – Marzo/Aprile 2003 – pag. 8 – 9