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15.12.2024

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News dall’Italia e dal mondo
31 Gennaio 2014

News dall’Italia e dal mondo

 

 


Una lettera per smentire le menzogne contro Pio XII
C’è un tesoro da scovare negli archivi delle Curie italiane. A segnalarlo è il mensile edito in lingua inglese Inside the Vatican, in un articolo intitolato La lettera segreta, dove don Aldo Brunacci, sacerdote noto per aver salvato 250 ebrei durante la Seconda guerra mondiale, rivela l’esistenza di una lettera che il suo vescovo di allora, mons. Giuseppe Nicolini, gli lesse durante la Seconda guerra mondiale, e che era stata scritta da papa Pio XII per incoraggiare il clero a prestare aiuto agli ebrei che erano in Italia. Secondo il sacerdote, che ha compiuto 90 anni, la lettera fu inviata a molte diocesi italiane e prima o poi dovrà saltar fuori, insieme ad altri documenti che testimonieranno le azioni eroiche di papa Pacelli.
La scrittrice Susan Zuccotti, autrice di un’opera polemica nei confronti di Pio XII – dove sostiene che l’appoggio cattolico agli ebrei in Italia si realizzò senza l’intervento del Papa –, pur conoscendo il documento, lo scartò affermando che il vescovo aveva mentito «per far credere ai suoi collaboratori che stavano compiendo l’opera del Papa». Ma don Brunacci smentisce questa tesi, sostenendo che è «impossibile» che mons. Nicolini gli abbia mentito: «L’ho vista con i miei occhi, nelle mani del mio vescovo, mentre me la leggeva», ha spiegato, descrivendo il documento come «una lettera del Vaticano che chiedeva al vescovo di adoperarsi per proteggere gli ebrei. E noi ci adoperammo».
«Se la Zuccotti dubita che Pio XII possa aver mandato quella lettera», suggerisce don Brunacci, è «perché è stata influenzata dalla campagna lanciata contro il Papa nel 1963, piena di diffamazioni e calunnie»; al contrario, per il sacerdote va attribuito a Pio XII il merito della salvezza dell’85% degli ebrei romani durante l’occupazione tedesca e in proposito ricorda la celebrazione in Piazza San Pietro dopo la liberazione di Roma, in cui «vennero centinaia di migliaia di persone ad acclamare il Ponteifce e, tra loro, molti ebrei».

Meglio la morte del divorzio

Secondo uno studio dello University College di Dublino, gli effetti del divorzio sono più dannosi per i bambini della morte di uno dei genitori. Si è constatato infatti che i figli di padri divorziati o separati siano più propensi a cadere in stati depressivi, ad avere problemi scolastici e a sviluppare minori capacità sociali rispetto ad altri bambini. Ma il risultato più sorprendente è che la sensazione di perdita che si avverte come effetto di un divorzio è maggiore di quella sperimentata con la morte di un padre. Intervistata dalla rivista Irish Examiner, l’autrice dello studio, Patricia Casey, ha anche smentito la tesi secondo la quale il divorzio dopotutto sarebbe un’alternativa da prendere in considerazione, o quanto meno il male minore, in una situazione di conflitto, posto che i bambini soffrono di più quando i genitori si dividono: «Nessuno dovrebbe ingannarsi con l’idea che il divorzio è facile. Mantenere saldo un cattivo matrimonio è difficile, ma proteggere i figli dopo un divorzio può essere ancora più complicato. Le coppie devono rendersene conto». Altri studi, come quelli elaborati da Judith Wallerstein dell’Università della California a Berkeley confermano i risultati della sperimentazione irlandese. Su Internet è disponibile anche la ricerca curata nel 2000 dalla statunitense The Heritage Foundation su Gli effetti del divorzio in America, che rivela come i figli di divorziati presentano più problemi di salute, comportamentali ed emotivi e sono più inclini a commettere delitti e a fare uso di droghe. Lo studio si trova su: http://www.heritage.org/Research/Family/BG1373.cfm

Lula delude i vescovi brasiliani

Traditi dal candidato che avevano appoggiato alle elezioni. Succede a molti, ma quando il politico è il presidente socialista-noglobal del Brasile e i suoi sostenitori sono i vescovi cattolici, le cose cambiano. Parlando del governo di Ignacio Lula, l’arcivescovo di San Salvador e Presidente della Conferenza episcopale brasiliana, cardinale Geraldo Majella Agnelo, ha affermato che i vescovi speravano di più ed è arrivato perfino a evocare scenari di rivolta: «In altri Paesi, come nel caso dell’Argentina, si sarebbe già scatenata un’esplosione sociale». Se non si trattasse delle parole di un prelato, sarebbe naturale pensare a una minaccia di rivoluzione.
Invece sembra proprio lo sfogo di chi si era fatto troppe illusioni e ora deve affrontare altrettante delusioni: «Se lo stesso presidente dice di non aver rispettato nemmeno l’uno per cento delle sue promesse, chi sono io per contraddirlo?», si è chiesto il porporato, aggiungendo di aver detto personalmente a Lula che «Lavorare sul sociale è urgente».

Terminator sul banco di prova

Doppio banco di prova per il neo governatore della California Arnold Schwarzenegger. Dopo aver incassato il voto dell’elettorato conservatore, “Terminator” si è trovato di fronte alla sfida di centinaia di coppie omosessuali che pretendevano di sposarsi civilmente.
E ora, accanto alla battaglia politico-legale per negare gli inesistenti diritti gay, dovrà di nuovo schierarsi a favore dei diritti veri, in un’aspra contesa morale che oppone la Chiesa e il potere pubblico. Infatti, una sentenza emessa dalla Corte Suprema dello Stato della California obbliga l’organizzazione non governativa Catholic Charities a pagare per i programmi di informazione sulla contraccezione svolti dagli impiegati statali. La Conferenza episcopale della California in una dichiarazione ha ripudiato la decisione perché il finanziamento è contrario alla dottrina della Chiesa. Ma non basta: la Corte infatti non riconosce a Catholic Charities nemmeno lo status di organizzazione religiosa e perciò non le concede il diritto all’obiezione di coscienza. Quindi, secondo i vescovi è in pericolo anche la libertà religiosa perché il caso non riguarda i contraccettivi, «ma la nostra stessa capacità di praticare la nostra religione – offrendo aiuti alimentari, protezione e rifugio ai più bisognosi – come un’organizzazione religiosa che fa parte della Chiesa cattolica».

Le istituzioni davanti alla verità

Anche nel resto del mondo le istituzioni fanno a gara per negare i diritti della Chiesa. Se nella Costituzione europea non riesce a passare il riferimento alla tradizione cristiana, nessuno si stupirà se anche nello Statuto regionale della Toscana in via di approvazione si minimizza e si distorce l’importanza della religione. A fare la differenza non è solo la dimensione del territorio, ma anche l’intensità dell’affronto. A Bruxelles, i governi europei – la Francia in primis, ma non l’Italia – fingono addirittura l’inesistenza delle radici cristiane dell’Europa. A Firenze, per usare le parole di un documento della Conferenza episcopale toscana: «è necessario che sia anche esplicitato il ruolo “alto” della dimensione religiosa e spirituale, considerato invece dalla bozza di Statuto solo in senso negativo, ovvero come possibile fattore di discriminazione sociale». In pratica, prevale l’eredità marxista della maggioranza degli amministratori regionali, che vede la religione come l’oppio del popolo. Più che naturale il giudizio dei vescovi toscani: il testo «non valorizza adeguatamente l’umanesimo che contraddistingue la società toscana, e che è stato qualificato dal senso della persona umana vista nella interezza delle sue dimensioni».
Quell’ideologia che schiaccia la cultura è la stessa che sopprime gli uomini.

Conversione, la risposta alle crisi
Da quando la Chiesa anglicana ha accelerato il suo processo di autodistruzione, ordinando donne prete e omosessuali vescovi, sono sempre più numerosi anche gli abbandoni, o meglio i ritorni alla Chiesa di Roma. Edward Norman, cancelliere della Cattedrale di York Minster, ha annunciato la propria conversione al cattolicesimo, dicendo di considerarla «un raggio di luce prima che il sole tramonti». Storico di professione, il canonico Norman nella sua ultima opera, Difficoltà anglicane: una nuova guida di errori, ha criticato radicalmente l’organizzazione di cui faceva parte: «Non credo che sia veramente una Chiesa. È più una società religiosa ». Un tempo favorevole alle ordinazioni femminili, ora si pente di quella scelta «basata su un razionalismo liberale», convinto «dall’evidenza» che Nostro Signore ha affidato il sacerdozio agli uomini. Ora ha iniziato ad assistere alla santa Messa e lascerà la Chiesa anglicana in maggio, al momento delle sue dimissioni dalla carica che ricopre. Alla fine del 2004 sarà ricevuto nella Chiesa cattolica a Birmingham.

New Global: l’indigenismo risveglia antichi mostri
La Sinistra new-global è assai impegnata, su un piano non solo culturale ma anche politico, nella rivalutazione dei popoli indigeni del Terzo Mondo, visti non solo come “proletariato sotto sfruttamento”, secondo le categorie del comunismo sovietico del secolo scorso, ma anche e soprattutto come portatori di una “saggezza” tradizionale superiore alla retta ragione europea. In particolare gli indigenisti rimproverano alla Chiesa Cattolica di aver compiuto, tramite i suoi missionari, un vero e proprio “genocidio culturale”, sostituendo l’immagine del Crocifisso e la teologia tomista agli idoli e alle possessioni sciamaniche. I frutti di questa offensiva politica e culturale, che ha trovato udienza anche in alcuni ambienti cattolici, cominciano a maturare: in Perù, la terra degli Incas debellati dai Conquistadores, riproponendo un agghiacciante rito, ben presente nelle tradizioni precolombiane, alcuni contadini della regione di Puno, vicino al lago Titicaca, hanno decapitato un bimbo di sette mesi, a cui poi hanno strappato il cuore per chiedere agli antichi dei “fertilità per la loro terra”.
La polizia è stata portata giorni fa sul luogo del sacrificio, dove giaceva il cadaverino orrendamente mutilato, da abitanti della zona in disaccordo con queste pratiche. (CR 845/02 del 21/02/04)
IL TIMONE – N. 32 – ANNO VI – Aprile 2004 – pag. 6 – 7
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