Due minuti al giorno è il tempo che alcuni giovani studenti universitari invitano a offrire proponendo una importante iniziativa di preghiera per la vita, iniziata il 7 ottobre 2005, in occasione della festa della Beata Vergine del Rosario. Nella preghiera saranno ricordate le donne che hanno abortito, quelle che stanno decidendo e sono ancora in tempo per tornare indietro e i loro rispettivi bambini. Con questo progetto si mira a trovare 150mila persone che ogni giorno recitino la Salve Regina, la preghiera finale dell’enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, l’Angelo di Dio e l’Eterno riposo.
Il numero di 150mila non è scelto a caso, ma corrisponde all’incirca con quello di aborti accertati – volutamente approssimato per eccesso – che ogni anno avvengono in Italia.
È possibile richiedere ulteriori informazioni e comunicare la propria adesione, sia da parte di movimenti e di associazioni, sia da parte di singoli, scrivendo a
preghieraperlavita@gmail.com; oppure telefonando o mandando un messaggio al numero 333.83.51.286.
Una storiografia cattolica per il XXI secolo
Ha preso avvio in ottobre il primo corso triennale di Laurea in Scienze Storiche, nato presso l’Università degli Studi Europea di Roma (UER), promosso dalla congregazione internazionale dei Legionari di Cristo e diretto dal professor Roberto de Mattei. Il programma (consultabile sul sito
www.unier.it) accosta le classiche materie di studio integrandole con insegnamenti nuovi, come la bioetica, utilizzando modalità didattiche innovative allo scopo di formare una nuova generazione di studiosi cattolici liberi dal cliché storiografico progressista e laicistico affermatosi dopo l’illuminismo. Sono numerose le ipotesi di lavoro che si possono evincere dalla
visione cristiana del mondo e nutrirsi non episodicamente delle indicazioni fornite dal magistero.
Più cattolici, meno infetti
Contro l’Aids il profilattico non serve. Il mezzo di prevenzione più efficace, secondo alcuni studi recenti, è la fede cattolica. Crollano così, rivelandosi prive di base scientifica, le più scontate accuse mosse contro la Chiesa e l’amministrazione statunitense guidata da George W. Bush, che ultimamente ha tagliato i fondi per l’acquisto di condom in Africa. Nonostante la decisione americana sia stata bollata come frutto di dogmi dall’inviato speciale del Segretario Generale dell’Onu per l’Hiv/Aids in Africa, Stephen Lewis, un’analisi statistica della situazione del Continente nero mostra invece che maggiore è la percentuale della popolazione cattolica in un Paese tanto più basso è il numero di malati di Hiv. Lo ha rivelato, con una lettera al British Medical Journal che l’ha pubblicata il 30 luglio scorso, l’esperto australiano di bioetica Amin Abboud. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che lo Swaziland, dove il 42,6% degli abitanti ha contratto il virus, ha soltanto un 5% di cattolici.
In Botswana, con il 37% della popolazione adulta infetta, i cattolici sono il 4%. I dati si ribaltano in Uganda, con un 43% di cattolici e il 4% di adulti infetti. Quest’ultimo Paese, infatti, è citato spesso come esempio dell’efficacia dei programmi che promuovono l’astinenza e la fedeltà coniugale. E il 13 settembre anche il Journal of Acquired Immune Deficienc Syndromes, rivista tutta dedicata all’Aids, ha ammesso che la diffusione dei profilattici non ha dato i risultati attesi.
La piscina di Siloe prova l’autenticità del Vangelo di San Giovanni
Sono venute alla luce ai primi di agosto le rovine della piscina di Siloe, dove il Vangelo di san Giovanni colloca la guarigione del cieco nato da parte di Gesù. Alcuni archeologi le hanno individuate nell’area della vecchia Gerusalemme, contribuendo così a fornire nuove prove della storicità del Vangelo. Una scoperta che dovrebbe mettere a tacere gli studiosi secondo i quali il luogo descritto dall’evangelista non esisteva nella realtà. In realtà, secondo il biblista James H. Charlesworth, del Seminario Teologico di Princeton, la piscina si trova esattamente «dove Giovanni disse che era» e fra l’altro permette di affermare che «un Vangelo di cui si diceva che era pura teologia è risultato essere una base storica».
Terrasanta: ingiustizie per i cristiani
Sono i cristiani le prime vittime del conflitto israelo-palestinese. In una recente intervista ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), padre Peter Madros, direttore del Centro Biblico Pastorale di Gerusalemme, si è scagliato contro i governi occidentali perché ignorano la difficile situazione in cui si trovano i cristiani a causa della rinascita della violenza. Padre Madros ha denunciato che l’assediata comunità cristiana della Palestina subisce ingiustizie come la confisca delle terre, l’accesso limitato alle autorizzazioni per viaggiare, l’impossibilità di influire sul governo e sporadici atti di violenza. «Il popolo e il governo ebraico israeliano ci rifiutano perché siamo arabi e il popolo musulmano della Palestina perché siamo cristiani», ha affermato il sacerdote palestinese, denunciando un’ipocrisia pericolosa: «L’Occidente parla sempre di diritti umani per la popolazione del Medio Oriente; concede sempre diritti a gruppi minoritari in Occidente, senza esigere lo stesso dai Paesi da cui provengono». Padre Madros ha anche accusato i governi occidentali di concentrare preferibilmente i loro aiuti sulla maggioranza musulmana, anziché appoggiare gruppi minoritari come i cristiani, che sono molto più bisognosi: «L’Unione Europea ha molta voglia di aiutare i palestinesi, ma la maggior parte del suo sostegno va ai musulmani, con poca considerazione verso i cristiani. Questo è ingiusto, perché i musulmani ricevono già molti aiuti dai Paesi arabi del Medio Oriente». Tanto più che, come ha spiegato Padre Artemio Vítores, superiore della custodia francescana in Terrasanta, tra i musulmani «è venuta a mancare la capacità critica», anche perché «le scuole non hanno fatto quel che dovevano e, invece della tolleranza e del dialogo, hanno inoculato odio». Parlando con il quotidiano spagnolo El Norte de Castilla, padre Vítores ha attribuito le difficoltà attuali a tre cause principali. In primo luogo gli attentati commessi dai palestinesi, che hanno provocato le successive rappresaglie da parte degli ebrei. Inoltre, ha influito molto l’assedio della Basilica della Natività di Betlemme, nel 2001, che ha portato con sé distruzione, attentati e violazioni di ogni diritto. Infine, il muro di divisione, che sta creando durissime situazioni di conflitto: «Betlemme oggi è come una prigione, un muro alto quasi nove metri, ma c’è un muro più grande che è quello dell’odio che si sta creando, un muro che non si può demolire facilmente e che manifesta la mancanza di dialogo».
IL TIMONE – N. 47 – ANNO VII – Novembre 2005 – pag. 6 – 7