Europa: vita proibita
Se c’è odio per Dio, ce n’è anche per le sue creature. E per chi le difende. A metà novembre – riporta la newsletter del Cespas – è finito in una colluttazione il tentativo di impedire al Parlamento Europeo di Bruxelles una mostra fotografica intitolata “Vita e bambini in Europa”, organizzata dalla Lega delle Famiglie Polacche (LPR) e da alcuni eurodeputati polacchi. La mostra presentava fotografie con testi che riportavano frasi dei Papi e di Madre Teresa di Calcutta in cui si sostiene che «l’aborto è la maggiore minaccia alla pace mondiale: se a una madre è consentito di uccidere suo figlio chi ci impedirà di ucciderci l’un l’altro?».
Al fianco di alcuni eurodeputati socialisti, che hanno ottenuto la rimozione della mostra, si sono schierati attivisti dell’International Planned Parenthood Federation (IPPF) e dei Catholics For a Free Choice (organizzazione abortista sedicente cattolica) che hanno raccolto firme tra gli eurodeputati per un documento di protesta da presentare al presidente del Parlamento Europeo, iniziativa chiaramente intimidatoria nei confronti di chiunque voglia difendere il diritto alla vita nelle sedi istituzionali europee.
Un secondo caso riguarda il deferimento all’ufficio di presidenza del Parlamento europeo dell’ex eurodeputato polacco Wojciech Wierzejski, membro della Lega delle Famiglie Polacche (LPR) e tra gli organizzatori lo scorso giugno – quando era ancora
eurodeputato – di una “Marcia della Normalità” a Varsavia in risposta a una marcia dell’orgoglio gay svoltasi la settimana prima.
A Wierzejski, attualmente deputato al Parlamento polacco, si contesta sia l’organizzazione della marcia sia alcuni giudizi negativi da lui dati pubblicamente sulle pretese di uguaglianza delle relazioni omosessuali. In questo caso è da notare la determinazione con cui – su questi argomenti – l’Europarlamento persegue i deputati per opinioni espresse al di fuori delle sedi istituzionali europee. L’ufficio di presidenza dell’Europarlamento si è già occupato della vicenda lo scorso 4 luglio, ma ha ritenuto di procedere impegnando i servizi della Direzione generale a stendere una relazione che viene discussa in questi giorni.
Il ricatto
L’ex funzionaria del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), divenuta in seguito leader pro-vita in Ecuador, Amparo Medina, ha denunciato che il requisito imposto alle ONG che presentano domanda di finanziamento all’organismo dell’Onu è che includano la salute sessuale e riproduttiva e l’«ideologia di genere» nei loro progetti di sviluppo. Parlando all’agenzia ACI Prensa, la Medina ha rivelato che «la maggioranza delle ONG sognano un finanziamento dell’UNFPA per dare avvio a progetti di sviluppo, ma purtroppo in questo procedimento vengono ingannate perché per ottenerlo debbono accettare politiche antinataliste».
Dietro le scelte forzate, vi sono i finanziamenti alle Nazioni Unite, che provengono per la maggior parte da aziende farmaceutiche e dalla International Planned Parenthood Federation (IPPF), la più grande organizzazione mondiale di propaganda all’aborto procurato.
E si utilizza un metodo ricattatorio: «Molte ONG, per denaro o per ignoranza, si vedono costrette ad applicare le proposte, molto ben elaborate razionalmente, se si assicura loro che la realizzazione dei loro progetti è legata alla distribuzione di contraccettivi e all’introduzione dell’aborto nella legislazione dei loro Paesi». Contrariamente a quanto promesso, però, le campagne antinataliste non ottengono gli effetti sperati. Anzi, se alcuni anni fa «le gravidanze di adolescenti in America Latina non superavano il 3 per cento, a partire dal 1998, quando è iniziata l’applicazione delle politiche di salute sessuale e riproduttiva, la percentuale è salita al livello allarmante del 23 per cento». Infine, «l’Aids che alcuni anni fa era qualcosa di lontano, che aveva a che fare esclusivamente con i Paesi europei, ora è sul punto di trasformarsi in un’epidemia nella regione proprio per la distribuzione indiscriminata di contraccettivi e profilattici ai giovani».
“Cristo” con la minuscola in Belgio e Olanda
Dal mese di agosto 2006 la lingua neerlandese avrà una nuova regola grammaticale che si applicherà ai Paesi Bassi e al Belgio fiammingo: il nome “Cristo” sarà scritto con la “c” minuscola. Secondo l’agenzia Kath.net, si tratta di una delle variazioni stabilite nel nuovo manuale ortografico “Il libretto verde” (Het Groene Boekje), che allo stesso tempo dispone che la parola neerlandese “ebrei” (joden) sia scritta con la “J” maiuscola quando usata come sostantivo riferito al popolo, mentre andrà con la minuscola quando si riferirà alla denominazione religiosa.
La chiesa più antica della Terrasanta e l’Apocalisse
Alcuni archeologi israeliani hanno scoperto i resti di quella che potrebbe essere la chiesa cristiana più antica finora ritrovata in Terrasanta in un carcere di massima sicurezza nella località di Meghiddo. Il penitenziario è situato su una strada che scende dal monte Armaghedòn, cioè il luogo dove nell’Apocalisse (16,16) si ritiene che saranno sterminati i nemici di Dio. L’autorità carceraria israeliana non ha ancora deciso cosa fare al proposito, nonostante che secondo uno degli studiosi, Yardena Alexandre, si tratti di «una delle scoperte più importanti sugli inizi del cristianesimo» perché riguarda «un periodo di transizione, l’inizio delle chiese, quando non c’era un progetto unico per la loro costruzione». Il direttore degli scavi, l’archeologo Yotam Tepper, non ha dubbi: «Questa è, certamente in Israele, la chiesa più antica», e ha aggiunto che «erano già stati scoperti luoghi di preghiera in Terrasanta che potevano essere più antichi delle rovine della prigione, ma nessuno è stato classificato come una chiesa». Secondo gli specialisti, i resti corrispondono a un periodo tra la metà del III secolo e l’inizio del IV. Tra le rovine si trova un mosaico pavimentale sul quale sono riportate iscrizioni in greco antico che fanno riferimento a “Dio Gesù Cristo” e potrebbero fornire informazioni sul culto cristiano di quei tempi, disegni geometrici e la raffigurazione di un pesce, simbolo cristiano delle origini. Un’iscrizione indica che un soldato romano contribuì a pagare i mosaici, mentre un’altra dedica una messa alla memoria di Gesù.
Omosessualismo e natura umana
Un pastore evangelico, Stephen Boissoin, è l’ennesimo ministro di culto cristiano denunciato davanti alla Commissione dei diritti umani di Alberta (Canada) per essersi espresso contro lo stile di vita omosessualista. Boissoin è stato incriminato per aver pubblicato una lettera nella quale ha denunciato l’omosessualismo [cioè il tentativo di presentare l’omosessualità come condizione naturale, secondo quanto proposto dal movimento gay, ndr] come immorale e pericoloso, sostenendo che, da quando è stato approvato il cosiddetto “matrimonio omosessuale”, i temi omosessualisti sono stati inclusi nei programmi educativi e scolastici. «I bambini di 5-6 anni soffriranno un danno psicologico e fisiologico forse irreparabile per le letture e le immagini che dovranno vedere a causa di questi nuovi diritti», ha affermato il pastore nella lettera. Boissoin, sposato e con 2 figli piccoli, si difende da solo perché non ha soldi per pagare un avvocato. Gli attivisti gay esigono una ritrattazione sullo stesso organo di informazione. Il pastore non è disposto alla ritrattazione e rischia di essere condannato al carcere. Tra le altre cose, quello che gli attivisti gay non perdonano al pastore è che per causa sua vari adolescenti abbiano abbandonato l’omosessualità e la bisessualità. Il tribunale, che non ha ancora ascoltato la sua difesa, ha già condannato il pastore a pagare 5.000 dollari a un omosessuale che si «è sentito ferito dalla sua lettera » e altri 2000 dollari al gruppo pro gay Egale Canada. Boisson, perseguitato per difendere la verità, ha dichiarato alla stampa: «confido in Dio, sicuramente sarò condannato, ma nonostante ciò sono molto felice per quello che sta succedendo». In Italia se il Pontefice, e con lui i fedeli cattolici, non vengono oggi incriminati è perché, con la caduta del Governo D’Alema, nel 2000, è stato accantonato il progetto di legge n. 6582, presentato il 23 novembre 1999, primo firmatario proprio l’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema insieme al Ministro per le Pari Opportunità Laura Balbo, affiancato dal Testo Unificato del 1° luglio 1999 riguardante le Disposizioni per la prevenzione e la repressione delle discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale. Questi disegni di legge prevedevano sanzioni penali non solo per chiunque esprimesse pubblicamente critiche su una qualunque pratica sessuale, ma anche per chi partecipasse ad «associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alle loro attività» ritenute «incitamento alla discriminazione per motivi di orientamento sessuale», che deve essere punito «per il solo fatto della partecipazione all’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni» (art. 2 del Testo Unico). (Corrispondenza Romana del 12/11/05)
IL TIMONE – N.49 – ANNO VIII – Gennaio 2006 – pag. 8-9