L’Europa vuole imporre l’aborto
A Bruxelles non sopportano l’autodeterminazione dei popoli e bocciano il progetto di trattato tra Repubblica Slovacca e Santa Sede, in corso di elaborazione fin dal 2003, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento dell’obiezione di coscienza per motivi religiosi rispetto alle pratiche abortive e alla fecondazione assistita. Un comitato di giuristi comunitari sostiene che la firma del trattato limiterebbe i diritti di quanti vogliano accedere in Slovacchia a tali servizi, pur garantiti dallo Stato. Nella Repubblica Slovacca, nazione per il 70% cattolica, l’aborto è legale fino alla 12/ma settimana di gravidanza. Il progetto di trattato con la Santa Sede – che si dichiara fondato sul «riconoscimento della libertà di coscienza nella difesa e promozione dei valori intrinseci al significato della vita umana» – potrebbe permettere al personale ospedaliero di rifiutare per motivi religiosi di praticare aborti o trattamenti per la fertilità.
Sempre in base alla bozza di concordato, la Repubblica Slovacca «si impegna a non imporre obblighi agli ospedali e ai servizi sanitari fondati dalla Chiesa cattolica per eseguire procurati aborti o fecondazioni assistite». In altre parole, essendo garantito il «libero e illimitato» esercizio della libertà di coscienza basata sugli insegnamenti cattolici, un medico cattolico avrebbe il diritto di non sottostare a leggi slovacche in contrasto con la dottrina della Chiesa. Proprio questo è l’aspetto che suscita i rilievi del Network europeo di esperti indipendenti sui diritti fondamentali, tramite il comitato di giuristi guidato dal professor Olivier De Schutter, che sottolinea come le strutture sanitarie in Slovacchia siano in larga maggioranza cattoliche e quindi «potrebbero esercitare il loro diritto di obiezione di coscienza», senza peraltro alcun obbligo specifico di rinviare gli utenti ad altre strutture sanitarie.
È il Corano a dettar legge
Piacciano o non piacciano le invettive della scrittrice Oriana Fallaci, il pericolo Eurabia è una realtà estesa. Dallo scorso settembre, sulla tratta aerea tra Londra e Riad le hostess della compagnia British Midland International devono indossare un abito che le copra dalla testa ai piedi, camminare rigorosamente dietro i loro colleghi maschi e a tutto il personale di bordo sarà proibito portare con sé bibbie o crocifissi. A deciderlo, non è stata la famigerata polizia religiosa detta Muttawa, ma gli stessi vertici aziendali britannici allo scopo di «non offendere i musulmani del Paese» perché, hanno spiegato, la pratica pubblica del cristianesimo e le rappresentazioni di figure di animali non sono tollerate nel Regno saudita.
Nonostante le proteste dei sindacati, ai lavoratori non sarà permessa l’“obiezione di coscienza”. Pertanto tutti coloro che prestano servizio sulle tratte internazionali dovranno rendersi disponibili ai viaggi in Arabia. Chi rinuncerà, sarà automaticamente trasferito alle tratte interne, con una pesante decurtazione del salario di circa 30mila sterline l’anno. Per questo motivo una quarantina di lavoratori hanno già abbandonato la compagnia.
Intanto, il gruppo islamico scozzese The Campaign for Muslim Schools ha invitato i dirigenti della scuola elementare cattolica di Sant’Alberto, a Glasgow, a seguire gli insegnamenti del Corano, considerato che il 90 per cento degli studenti sono musulmani.
Chi crede in Cristo finisce in tribunale
Il parroco di Bagnoregio, don Enrico Righi, non si è prestato alla farsa giudiziaria. L’ing. Luigi Cascioli, ex seminarista ora ateo militante e autore del volume “La favola di Cristo”, lo ha trascinato in giudizio per abuso di credulità popolare dopo averlo udito affermare ripetutamente nelle prediche che Gesù Cristo è veramente esistito. Il 27 gennaio scorso, all’udienza fissata al Tribunale di Viterbo, che lo ha iscritto sul registro degli indagati, il sacerdote ha ritenuto più opportuno incaricare di rappresentarlo il suo avvocato difensore. Di fronte alla iniziale volontà del magistrato di archiviare il caso, la Corte d’appello di Roma si era pronunciata nel dicembre 2005, sostenendo che le accuse di Cascioli erano sufficientemente argomentate. Quanto alle tesi ritenute sufficienti dai giudici per aprire un fascicolo, don Righi replica sconcertato in un breve scritto e le liquida così: «Cascioli sostiene che Cristo non è mai esistito. Se non vede il sole a mezzogiorno, non può denunciarmi perché lo vedo io. Dovrebbe denunciare tutti i vedenti».
Arriva “il principe Caspian”, il secondo film di Narnia
“Le cronache di Narnia” avranno un seguito al cinema. Il regista Andrew Adamson, reduce dal successo internazionale al box officecon “Il leone, la strega e l’armadio”, ha annunciato che la seconda puntata di “Narnia” sarà tratta dal romanzo “Il principe di Caspian”,uno dei testi della saga scritta dall’inglese Clive Staples Lewis. Le riprese sono previste nel prossimo autunno e la pellicola sarà suglischermi per il Natale del 2007. Il romanzo “Il principe Caspian” si apre con il pacifico regno di Narnia che è stato conquistato dagliumani. Gnomi, folletti, giganti, centauri e tutti gli altri antichi abitanti si sono nascosti, assieme agli animali parlanti, nel fitto delle foreste,fra gli alberi amici. Molti sono rassegnati alla loro triste sorte, ma molti tengono viva la fiamma della riscossa. Nel mondo degliumani, nessuno parla di loro, nessuno vuole ricordare. Ma il giovanissimo Caspian, l’erede al trono, scopre l’antico mondo di Narniae decide di guidare la riscossa del popolo nascosto. Al suo fianco avrà anche i quattro ragazzi che un tempo erano stati saggi sovranidi Narnia. Ma la lotta non sarà facile.
Polemica in Francia per il “revisionismo” sulla tratta degli schiavi
Il successo del corposo libro su Le tratte negriere, scritto dallo storico Olivier Pétré-Grenouilleau, pubblicato presso unaprestigiosa collana della casa editrice Gallimard, ha rianimato in Francia la polemica sulla letteratura “revisionistica” riguardoil colonialismo e la relativa tratta degli schiavi, anche perché questo saggio ha ricevuto il Premio del Libro Storicoassegnato dal Senato francese, di fronte al quale l’autore ha tenuto un discorso. Il libro in questione sostiene che il problemastorico della tratta degli schiavi è stato finora trattato in modo semplificatore e settario, ignorandone le motivazioniprofonde, trascurandone le caratteristiche geografiche e soprattutto censurandone i principali responsabili. SecondoPétré-Grenouilleau, quel dramma non fu un semplice atto di crudeltà ma una necessità storica e geopolitica, la cui responsabilitànon va attribuita solo né principalmente al colonialismo delle potenze europee cristiane, ma anche e soprattuttoai potentati arabi e africani, di religione musulmana, che per primi, più a lungo e più ampiamente, praticarono la schiavitùe la tratta degli schiavi, sia per proprio uso che a beneficio dell’Europa e delle Americhe. I Paesi musulmani promosserola tratta di ben 17 milioni di schiavi, come già da tempo accertato dallo storico Ralph Austen. Questa responsabilità èstata tenuta il più possibile nascosta dagli stessi storici, per motivi di “correttezza politica”, anche durante le celebrazionidell’anno internazionale per la commemorazione delle vittime della schiavitù, stabilito dall’ONU per il 2004. La reazioneal successo del libro non si è fatta attendere e, come spesso accade in questi casi, non è stata una confutazione scientificanell’ambito di un dibattito culturale, ma una denuncia per “revisionismo” presentata alla magistratura. Il libro infatti sarebbecolpevole di violare la legge Taubira-Delannon, che nel 2001 ha definito la schiavitù come “crimine contro l’umanità”e ne punisce non solo l’apologia ma anche il tentativo di sminuirne la gravità. La denuncia è stata avanzata dal Collettivodegli Antillesi, Guyanesi e Riunionesi, per iniziativa della loro Commissione per la Cultura, animata dallo storicoClaude Ribbe. Costui ha chiesto pure che il Senato ritiri il premio dato a Pétré-Grenouilleau e il Ministero dell’Istruzionelo sospenda dall’insegnamento, anche per punirlo per aver criticato la legge in questione in una intervista al Quotidiendu Dimanche, nella quale obietta che la tratta degli schiavi non può essere qualificata come «genocidio». (Corrispondenza
Romana, 927/07 del 31/12/2005).
La “cultura del preservativo”
Con l’approssimarsi del Carnevale, il ministero della Sanità brasiliano ha annunciato che nel 2006 distribuirà gratuitamente fra la popolazione un miliardo e mezzo di profilattici, con il pretesto della lotta all’Aids. «Se riusciremo a diffondere una solida cultura del preservativo, arriveremo al controllo effettivo della malattia» ha detto Pedro Chequer, direttore del Programma nazionale di lotta all’Aids.
Errata Corrige
Nel numero di febbraio è stata data notizia, erroneamente, della preparazione di un film offensivo su S. Tresa del Bambino Gesù. In realtà si tratta di S. Teresa d’Avila.