Torna la musica sacra, va in pensione la chitarra
Papa Benedetto XVI è notoriamente appassionato di musica, ama ascoltarla e suonarla al pianoforte. E sta per mandare in pensione le chitarre e le orchestrine improvvisate che avevano occupato le chiese negli ultimi quarant’anni. Prima di partire per la Turchia alla fine di novembre, secondo l’agenzia Aci Prensa, il Santo Padre visiterà l’Accademia musicale di Santa Cecilia, a Roma, dove potrebbe pronunciarsi sulla necessità di recuperare la qualità della musica sacra nella vita liturgica della Chiesa. La festa di santa Cecilia, patrona della musica, si celebra il 22 novembre e il Pontefice ha annunciato in prossimità di quella data un suo intervento, che ambienti vaticani ritengono potrebbe prendere la forma di un Motu Proprio o di un documento ufficiale d’iniziativa pontificia e che dovrebbe mettere a tema la tradizione del canto gregoriano e polifonico.
Più moschee che chiese
Negli ultimi trent’anni sono sorte in Francia più moschee e centri di preghiera islamici di quante chiese siano state costruite nell’ultimo secolo. Lo sostiene il settimanale spagnolo Alba, in un servizio che dà conto del boom islamico nella nazione ritenuta figlia primogenita della Chiesa cattolica. Secondo il periodico, «l’immigrazione in Francia ha portato a un forte aumento della creazione di moschee e luoghi di culto evangelici, parallelamente alla riduzione della chiese cattoliche. Il Paese conta ormai 2.150 moschee, più o meno tante quante ne esistono a Istanbul, la città più grande della Turchia». Allo stesso tempo, «negli ultimi cinque anni la Chiesa cattolica ha costruito 20 chiese, per la maggior parte a Parigi, Pontoise e Nizza, mentre 60 chiese sono state sconsacrate». La tendenza è in progressione, visto che «la popolazione musulmana nell’Unione europea cresce di un milione di persone all’anno e, a questo ritmo, l’Ue avrebbe almeno 40 milioni di musulmani nel 2025. E la Francia è il Paese con la maggior percentuale di fedeli dell’islam: un 10 per cento», aggiunge l’organo di stampa.
La Malaysia indaga in camera da letto
La Federazione dei cristiani di Malaysia (Cfm) chiede al governo di Kuala Lumpur di adottare ogni misura necessaria a garantire il rispetto della privacy di cittadini e turisti minacciata dai controlli della “polizia religiosa”. Asia News riferisce che le comunità non musulmane nel Paese sono allarmate dopo la notizia che il 22 ottobre scorso funzionari del Dipartimento affari religiosi dello Stato di Kedah hanno fatto irruzione in piena notte nella stanza di una coppia di 60enni americani chiedendo loro certificato di matrimonio e spiegazioni sul perché dormissero insieme. Randall Barnhart e sua moglie Carol, sposati da più di 42 anni, hanno detto agli agenti di essere cristiani, sottolineando l’inopportunità di tale intrusione nella loro vita privata. Ma non è servito ad interrompere il comportamento intimidatorio dei funzionari del Dipartimento. Il Cfm mette in luce il problema più grave: che anche i non musulmani siano ormai oggetto degli abusi dei funzionari degli Affari religiosi. Per questo la Federazione dei cristiani chiede con urgenza al governo malaysiano di esaminare la vicenda e prendere le misure necessarie a garantire la privacy di tutte le persone nel Paese. I cristiani riuniti nella Cfm invitano, inoltre, il Dipartimento affari religiosi di Kedah a porgere scuse ufficiali alla coppia statunitense e il ministero del Turismo ad assicurare i turisti e tutti i malaysiani che non saranno oggetto dei controlli morali degli agenti della polizia religiosa.
La Cina copre d’oro l’Africa
Non si è chiusa la fase espansiva del totalitarismo comunista. Secondo l’agenzia Bloomberg del 3 novembre, la Cina è destinata a diventare il principale finanziatore delle nazioni africane, minacciando di vanificare gli sforzi del presidente della Banca mondiale, Paul Wolfowitz, per utilizzare gli aiuti internazionali come incentivo per eliminare la corruzione dal continente. La Cina si è impegnata ad erogare 8,1 miliardi di dollari nel 2006 a Nigeria, Angola e Mozambico, secondo i dati della Banca mondiale. Questo a fronte dei 2,3 miliardi di dollari promessi dalla Banca mondiale all’Africa sub-sahariana. La Cina si oppone all’establishment che tradizionalmente gestisce gli aiuti internazionali, rifiutando di imporre condizioni in cambio del finanziamento a progetti riguardanti aeroporti, uffici pubblici e centrali elettriche. Questo consente ai governi africani di ottenere prestiti all’estero evitando le condizioni imposte dalla Banca mondiale, come garanzie contabili e misure per proteggere i lavoratori e l’ambiente. «C’è il rischio che alcuni governi in Africa usino il denaro avuto dai cinesi in modo sbagliato per evitare le pressioni dei paesi occidentali per il buongoverno», ha detto Papa Kwesi Nduom, direttore del ministero della Riforma del settore pubblico in Ghana, che cerca di avere un prestito di 1,2 miliardi di dollari dalla Cina per una diga idroelettrica e l’elettrificazione delle zone rurali. La Cina ha un programma più improntato al commercio, rispetto alla Banca mondiale, agli Usa e alla Francia, cioè i principali donatori occidentali, e le condizioni di alcuni suoi prestiti sono meno favorevoli. Gli Usa hanno fornito complessivamente una cifra netta di 3,5 miliardi di dollari tra prestiti e donazioni all’Africa sub-sahariana nel 2004, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. La Francia ha erogato 3 miliardi di dollari.
Il Papa ammonisce i cristiani alla coerenza in politica
È passata inosservata la visita ad limina fatta al Papa dai vescovi canadesi dell’Ontario, avvenuta l’8 settembre 2006 nella residenza pontificia di Castel Gandolfo. Eppure, nel discorso pronunciato per l’occasione, Benedetto XVI ha ribadito un punto importante sui rapporti tra fede, cultura e politica. Il Papa ha innanzitutto denunciato «la marcata presenza sociale di un relativismo che, non riconoscendo niente come definitivo, lascia come ultimo criterio solo l’io con i suoi desideri». Le conseguenze psicologiche e sociali di questo soggettivismo sono devastanti: «Per il poco interesse che dedicano all’amore che rivela la pienezza della verità dell’essere umano, molti uomini e molte donne continuano ad allontanarsi da Dio per vivere nel deserto dell’isolamento individuale, della frattura sociale e della perdita dell’identità culturale». Riduzionismi, equivoci e false dicotomie sono presenti ed operanti anche all’interno della comunità cristiana. Ad esempio, «bisogna riconoscere che ogni riduzione del messaggio fondamentale di Gesù, vale a dire il “regno di Dio”, a vaghi discorsi sui “valori del regno”, indebolisce l’identità cristiana e debilita il contributo della Chiesa alla rigenerazione della società». Ma soprattutto, «al giorno d’oggi, gli impedimenti alla diffusione del Regno di Cristo si realizzano nel modo più drammatico nella frattura tra Vangelo e cultura, con l’esclusione di Dio dalla sfera pubblica». Questa frattura si manifesta anche «quando i leader civili cristiani sacrificano l’unità di fede e sanzionano la disgregazione della ragione e dei principi dell’etica naturale, cedendo ad effimere tendenze sociali e a fuorvianti richieste emerse dai sondaggi d’opinione». Il Papa fa l’esempio della legalizzazione delle coppie omosessuali e dell’aborto: «in nome della “tolleranza”, il vostro Paese ha dovuto subire la follia della ridefinizione del coniuge e, in nome della “libertà di scelta”, affronta la quotidiana eliminazione dei bambini non nati». Il politico cristiano deve invece ricordare sempre che «la democrazia ha successo solo finché è basata sulla verità e su una corretta comprensione della persona umana. (…) L’impegno cattolico nella vita politica non può scendere a compromessi su questo principio: altrimenti, la testimonianza cristiana dello splendore della verità nella vita pubblica verrebbe messa a tacere e si proclamerebbe l’autonomia dalla morale» (Corrispondenza Romana del 07/10/06).
IL TIMONE – N. 58 – ANNO VIII – Dicembre 2006 – pag. 8 -9