IL TIMONE n. 96 – anno 2010 –
CRESCE IN ITALIA LA MENTALITÀ ABORTISTA
L’annuale rapporto del ministero della Salute sul numero degli aborti in Italia dovrebbe suscitare rinnovati sentimenti di sdegno e di ribellione, soprattutto in chi è impegnato nella nobile causa della difesa della vita umana innocente. Circa 116.000 omicidi legalizzati nel 2009 ed un numero imprecisato di vittime causate dagli abortivi chimici e dalla cosiddetta contraccezione d’urgenza.
Gli aborti diminuiscono (di circa il 3%, pare, rispetto al dato dell’anno precedente) e la situazione italiana è in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei dove vigono legislazioni simili. La relazione del ministero della Salute mette in luce alcuni interessanti aspetti: sembra emergere l’infondatezza della tesi delle difficoltà economiche come causa principale del ricorso all’aborto; infatti, circa la metà degli interventi abortivi riguarda donne coniugate e con occupazione lavorativa, mentre oltre il 45% donne senza altri figli da mantenere. Curiosamente, il differente panorama della situazione italiana rispetto agli altri Paesi industrializzati viene considerato un chiaro segnale del fatto che l’aborto, almeno in Italia, non è mezzo per il controllo delle nascite.
Tale relazione di causalità è in realtà una contraddizione in termini dal momento che ogni aborto volontario è espressione diretta della volontà di impedire la nascita di un essere umano.
Lo scandalo principale di una legge come la 194 non è la perdita di vite umane innocenti ma il pervertimento delle coscienze da essa direttamente provocato, conducendo una moltitudine di anime (soprattutto giovani) a non discernere più il bene dal male, il lecito dall’illecito. Occorre ribadire il concetto che anche qualora, per assurdo, il numero degli aborti scendesse fino ad arrivare vicino allo zero, avremmo comunque l’obbligo di combattere e di denunciare l’intrinseca iniquità di leggi civili in chiaro contrasto con l’ordine morale naturale voluto da Dio ed inscritto nel cuore di ogni uomo. (Corrispondenza Romana del 28/8/2010).
GERMANIA, SORPASSO DEI CATTOLICI
«La salute della Chiesa cattolica in Germania è così e così – scriveil vaticanista Sandro Magister nel suo blog – intanto però cresce. Le statistiche ufficiali aggiornate al 2009 dicono che essa ha conquistato il primo posto a spese delle Chiese protestanti. Prendendo il 1950 come anno di confronto, il sorpasso ha del clamoroso.
I protestanti nel 1950 erano 42,2 milioni. Nel 2009 sono scesi a 24,2 milioni, con una diminuzione del 42,7 per cento.
Al contrario, i cattolici sono passati da 23,2 milioni nel 1950 a 24,9 milioni nel 2009, con una crescita del 7,3 per cento. Evidentemente, la cura modernizzante che le Chiese protestanti tedesche si sono imposta in dosi massicce, con le donne pastore, le donne vescovo e il via libera ad aborto, eutanasia, divorzio, matrimonio omosessuale, eccetera, ha prodotto questo bel risultato. E conclude Magister: «Ma nonostante ciò, per curare le magagne della Chiesa cattolica dottoroni tipo Hans Küng insistono a prescrivere la stessa ricetta.
E protestano perché il Papa tedesco non ne vuole sapere».
CINA: MUORE VESCOVO CORAGGIOSO
L’Agenzia AsiaNews riferisce che il 28 agosto è morto a Fuzhou (Fujian, Cina) monsignor John Yang Shudao. Il presule, di 91 anni, era Arcivescovo “sotterraneo” (cioè appartenente alla Chiesa cattolica non riconosciuta dal regime) di Fuzhou e ha trascorso gran parte della sua vita in carcere. Era entrato nel seminario diocesano di Fuzhou all’età di 14 anni ed era stato ordinato sacerdote nel 1947. Nel 1955, era stato condannato al carcere a vita dalle autorità comuniste in quanto sacerdote cattolico. Nonostante il suo rilascio avvenuto nel 1981, era stato condannato ad altri 5 anni di prigione. Ordinato Vescovo clandestino l’8 marzo 1987, le autorità lo avevano arrestato ancora nel 1988, condannandolo a tre anni di reclusione. Nominato Arcivescovo di Fuzhou nel 1995, nel 2001 era stato condannato per due volte a 91 giorni di prigione. Fuzhou è una delle Diocesi più problematiche della Chiesa cinese, da anni preda delle divisioni tra cattolici “ufficiali” e fedeli “sotterranei”.
INDIA: ANCORA PERSECUZIONI
A due anni dai pogrom anticristiani nello Stato indiano dell’Orissa, in 20 villaggi del distretto di Kandhamal più di 4.000 persone subiscono ancora discriminazioni sociali e conversioni forzate da parte degli indù. Oltre alla paura di minacce e alla totale esclusione dall’economia locale, ai cristiani è proibito anche usare l’acqua delle fontane pubbliche e raccogliere legna nella foresta. «La gente vive nella miseria. Hanno diritto a vivere una vita dignitosa e il Governo dell’Orissa ha l’obbligo di proteggere i cristiani da questi trattamenti disumani», ha affermato l’Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, monsignor Raphael Cheenath. Il presule ha invitato le autorità locali a risarcire le persone colpite dai pogrom, rimaste senza casa e ha denunciato l’insufficienza delle compensazioni erogate fino a questo momento: circa 800 euro per le case completamente distrutte e 300 euro per quelle parzialmente danneggiate.
Tra il dicembre 2007 e l’agosto 2008, gli estremisti indù hanno ucciso 93 persone, bruciato e depredato più di 6.500 case, distrutto oltre 350 chiese e 45 scuole. I pogrom hanno provocato lo sfollamento di più di 50.000 persone. Gran parte degli autori dei crimini è a tutt’oggi in libertà, e al processo presso il tribunale di Kandhamal i testimoni sono stati messi a tacere con minacce e discriminazioni. (Zenit, 7 settembre 2010).
A DIO, GIORGIO
Il 1° settembre ci ha lasciati un grande amico del Timone, Giorgio Salina, che da anni ci aiutava a comprendere quanto sta avvenendo nelle istituzioni europee. Già ingegnere dell’Ansaldo, una volta in pensione Salina ha messo la sua professionalità e la sua passione per l’uomo a disposizione delle necessità della Chiesa universale. Dopo essere stato direttore generale della Compagnia delle Opere ha risposto perciò con la solita disponibilità e passione alla richiesta di andare a Bruxelles per aiutare la nunziatura apostolica presso l’Unione Europea nel lavoro di collegamento con le istituzioni comunitarie, e ha collaborato anche con la Missione permanente della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra. Dalla sede privilegiata di Bruxelles per 15 anni è stato una preziosa fonte di informazioni sull’evoluzione delle politiche della UE, ma anche un instancabile tessitore di rapporti per rendere unitaria ed efficace la voce dei cristiani all’interno dell’Europa. Per questo ha anche fondato l’Associazione per la Fondazione Europa e ha accettato la presidenza di Paneuropa. Con la stessa passione era stato tra i fondatori del Centro Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo (Cespas), di cui era vicepresidente, e collaborava a diverse testate cattoliche, come Zenit, Cultura cattolica, Svipop e Radio Formigoni. Ma per tutti quanti l’hanno conosciuto e apprezzato, Giorgio Salina, era soprattutto un amico, una persona semplice che si distingueva solo come esempio di amore e dedizione alla Chiesa.
100 ANNI DI MADRE TERESA
Uno Speciale di 36 pagine e una Mostra fotografica sulla Beata di Calcutta, a cento anni dalla nascita di Madre Teresa. A proporli è Mondo e Missione, mensile del Pime, che, nel numero di ottobre, pubblicherà uno Speciale che esplora aspetti meno noti, ma decisivi, di questa grande figura. In che senso Madre Teresa è un modello per la missione di oggi? Perché la sua figura è oggetto di devozione intensa anche presso indù e buddisti?
Come mai Madre Teresa è riuscita a incarnare il messaggio cristiano in un contesto dove tanti altri tentativi di inculturazione sono andati falliti?
Queste e altre domande sono al centro dello Speciale, che contiene riflessioni, interviste, testimonianze e reportage da varie parti del mondo con il contributo di missionari del PIME e di firme importanti, tra cui il vescovo indiano Thomas Menamparampil, autore dei testi della Via Crucis al Colosseo del 2009 e padre Piero Gheddo, tra i primi a far conoscere Madre Teresa in Italia. Tra i servizi, anche un’intervista al vescovo di Scutari sull’eredità di Madre Teresa in Albania e la testimonianza del dr. Billotta, medico personale della Madre. Mondo e Missione propone, inoltre, una Mostra fotografica sulla Beata di Calcutta, dal titolo “Lo facciamo per Gesù. Madre Teresa, la mistica dei poveri”: 15 pannelli cm. 70 x 100 che ripropongono alcune frasi-chiave della sua spiritualità.
Per informazioni:
segreteriariviste@pimemilano.com – tel. 02.43822317.
FOCUS
No al relativismo (Papa Benedetto XVI)
Ricevendo l’8 settembre il Bureau dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, in occasione del 60mo anniversario della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, Benedetto XVI ha lanciato un forte monito contro il relativismo imperante: «Come potrebbe esserci un dialogo fecondo tra le culture senza valori comuni, diritti e principi stabili, universali, intesi allo stesso modo da tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa? ». E dopo aver ribadito che valori, diritti e doveri sono radicati nella dignità naturale di ogni persona, dunque non sono a disposizione di nessuno, il Papa ha ricordato che «la fede cristiana (…) è un invito cercare una base soprannaturale per questa dignità». Perché senza Dio non reggono né diritti né doveri.
Contro il peccato (Charles J. Scicluna)
Nell’intervista sullo scandalo della pedofilia che ha coinvolto alcuni sacerdoti, rilasciata a Fox News verso la fine di agosto, da monsignor Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, c’è un passaggio importante per capire la visione non solo di monsignor Scicluna ma di Benedetto XVI sulla questione: «Si tratta certamente di una crisi per la Chiesa, ma è anche un’opportunità. È l’occasione per guardare in faccia il “peccato” e fare qualcosa al riguardo. È un’opportunità per la Chiesa di mostrarsi a sua volta determinata nella lotta contro il peccato e contro la criminalità ». Accompagniamo questa battaglia del Papa con la nostra preghiera.
Il comunismo non funziona (Fidel Castro)
Intervistato dal giornalista statunitense Jeffrey Goldberg, il dittatore cubano Fidel Castro, alla domanda se l’assetto del regime cubano fosse esportabile anche in altri Paesi, ha risposto che «il modello cubano non funziona nemmeno da noi», e ha specificato che «sotto il modello cubano lo Stato ha assunto un ruolo troppo forte nel controllo dell’economia». Se anche il “padre” del regime social-comunista in salsa latinoamericana ha qualche dubbio sulla bontà dei frutti del comunismo, sarebbe curioso conoscere che cosa hanno da dire quanti – e sono tanti anche in Italia – hanno esaltato, senza alcun pentimento, le “magnifiche” conquiste della rivoluzione castrista.
IL TIMONE N. 96 – ANNO XII – Settembre/Ottobre 2010 – pag. 10 – 11