IL TIMONE n. 101 – anno 2011 –
NELL’UTERO I GEMELLI SI ACCAREZZANO
Dicono che con l’aborto non si eliminano vite umane, esseri viventi, persone. V’è da chiedersi allora come considerare quei gemellini che, ancor prima di venire alla luce, nel grembo materno si accarezzano dolcemente. Lo dimostra una equipe di scienziati italiani delle Università di Padova, Torino e Parma, in collaborazione con l’Istituto pediatrico Burlo Garofalo di Trieste. «Gli scienziati – coordinati da Umberto Castiello, docente di psicobiologia a Padova – hanno osservato, registrato e misurato i movimenti di piccoli feti ancora accoccolati nel grembo materno» (Valentina Arcovio, La Stampa, 16 febbraio 2011). Commenta la giornalista: «A vedere le immagini si rimane di stucco. Se è già molto emozionante poter sbirciare dentro la pancia di una mamma per spiare due piccoli bambini che condividono lo stesso utero, immaginate quanto può esserlo vedere due fratellini che fanno amicizia tra loro per la prima volta. Hanno appena poche settimane di vita e già i piccoli feti si accarezzano, si sfiorano, si toccano con straordinaria premura e dolcezza. Prima ancora di aver sviluppato perfettamente le gambe e le braccia. Prima cioè di aver raggiunto la 14ª settimana di gravidanza».
Non solo: quando il feto tocca il suo fratellino, non lo fa “per sbaglio”, «ma con la delicatezza di chi sa che quell’esserino è troppo delicato per urtarlo bruscamente così come invece si fa con le pareti uterine della mamma». «Sono movimenti riflessi o stereotipati – spiega Vittorio Gallese, docente di Fisiologia Umana al Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma e co-autore dello studio insieme con Cristina Becchio dell’Università di Torino – sono organizzati e hanno caratteristiche analoghe ai movimenti volontari dell’adulto». Si può dubitare che siamo di fronte a esseri umani? E che abortirli non è altro che un vero e proprio omicidio?
Cina: morto un vescovo coraggioso
Mons. Hu Daguo, vescovo “sotterraneo” (fedele al Papa, e non riconosciuto dal regime comunista) di Shiqian, è morto il febbraio scorso all’età di 89 anni, 33 dei quali internato in campi di rieducazione per la sua fede cattolica. Secondo testimonianze raccolte da AsiaNews, il prelato è stato un “buon pastore”, fedele al Papa e alla Chiesa. Nato in una famiglia cattolica nella città di Tongzhou, ordinato sacerdote nel 1951, quattro anni dopo viene arrestato dalle autorità comuniste che lo accusano di aver commesso crimini controrivoluzionari. Condannato alla “rieducazione” attraverso campi di lavoro forzato a causa della sua fede cattolica, viene poi liberato nel 1982, inizia quindi a insegnare nel seminario di Chengdu, ma dopo alcuni anni viene cacciato dalle autorità a causa della sua fedeltà al Papa. Nel 1987 è ordinato vescovo clandestino da mons. Giuseppe Fan Xueyan di Baoding. Da allora ha sempre guidato la comunità sotterranea di Shiqian. (AsiaNews, 17/02/2011)
UCRAINA: I SEMINARI SCOPPIANO
In alcuni seminari dell’Ucraina, ci sono tre candidati per ogni posto libero. Lo ha affermato il Vescovo ausiliare Jaroslav Pryryz, dell’eparchia greco-cattolica di Sambir-Drohobych, ringraziando l’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) per il suo impegno nella formazione dei futuri sacerdoti. Il presule ha detto ad ACS che in alcune zone dell’Ucraina occidentale addirittura la metà dei candidati al seminario deve essere respinta per mancanza di spazio. Si presentano in molti, sebbene la selezione sia severa: i candidati al seminario devono superare quattro esami per essere ammessi. Nel ringraziare ACS, il presule ha detto: «Avete permesso alla nostra Chiesa di recuperare una presenza normale nella vita pubblica del nostro Paese », riferendosi alle difficoltà di ristabilire la realtà ecclesiale dopo la caduta del comunismo. «Avete risposto alle necessità della nostra Chiesa e dei fedeli, e noi, in cambio, promettiamo di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per promuovere la speranza che abbiamo in comune». Secondo il Vescovo Pryryz, i ragazzi sono attirati dal sacerdozio perché sono alla ricerca di una “sfida”: «Quando vedono bravi sacerdoti, e che la Chiesa vive il Vangelo sociale, questo li ispira», ha detto. (Zenit, 16/02/2011).
PAKISTAN: MUSULMANO TORTURA E UCCIDE GIOVANE CRISTIANO
Perdurano abusi e violenze contro i cristiani in Pakistan. Imran Masih, un giovane cristiano, è stato torturato e ucciso dal suo datore di lavoro, un ricco proprietario terriero musulmano. Ha denunciato l’accaduto all’agenzia Fides “All Pakistan Minorities Alliance” (APMA), un’organizzazione impegnata nella tutela dei diritti delle minoranze. «Tali episodi si susseguono in un contesto di discriminazione sociale e religiosa, in cui i ricchi musulmani pensano di poter disporre della vita dei cristiani, che sono ultimi nella scala sociale, sono trattati come oggetti e sono vittime indifese delle violenze», ha dichiarato l’organizzazione. Imran Masih, 24 anni, residente nel villaggio di Nut Kallan, era impiegato da due anni come autista presso Mohammad Masood, un ricco possidente del distretto di Gujranwala, nel Punjab. Sabato 5 febbraio, Imran non si è recato al lavoro per motivi di salute. Il giorno dopo, al suo ritorno, è stato percosso e torturato fino alla morte. Masood e i suoi complici hanno poi consegnato il corpo di Imran al padre, Lal Masih, anch’egli impiegato presso la stessa tenuta, dicendo che il giovane si era suicidato. Il padre, di fronte ai segni di percosse sul corpo del figlio, ha denunciato l’omicidio alla stazione di polizia. La polizia locale ha cercato di dissuaderlo, e solo dopo l’intervento degli attivisti dell’APMA è stata registrata ufficialmente un’accusa formale di omicidio ai danni di Mohammad Masood e di due complici. «In casi come questo, avvertiamo il silenzio del Governo e delle autorità civili», hanno riferito fonti di Fides in Pakistan. «Ci sentiamo cittadini di serie B». (Zenit, 10/02/2011)
RINNOVARE LA CHIESA? SÌ, DISTRUGGENDOLA
Per uscire dalla incresciosa situazione in cui è venuta a trovarsi la Chiesa in Germania, specialmente dopo lo scandalo dei preti pedofili, un gruppo di 143 teologi di lingua tedesca ha pubblicato lo scorso febbraio un Memorandum titolato “Chiesa 2011: una partenza necessaria”. A loro dire, per raddrizzare la “barca di Pietro” urge una ricetta di cose che, purtroppo, sappiamo essere trite e ritrite: che la Chiesa si liberi delle sue “strutture fossilizzate”, apra un dialogo per incrementare le “strutture sinodali” e favorire “strutture più democratiche”, riconosca legittimità a “preti sposati e donne nel ministero ecclesiale”, ponga maggiore attenzione verso “persone le quali vivono in maniera responsabile l’amore, la fedeltà e la sollecitudine reciproca in un’unione di persone dello stesso sesso [coppie omosessuali] o come divorziati risposati”, contrasti “una morale rigorosa senza misericordia” e – poteva mancare? – promuova una liturgia più partecipata e meno “centralistica”. Ha risposto loro Manfred Hauke, docente di dogmatica nella facoltà teologica di Lugano, sostenendo che «Le richieste contenute nel promemoria sono, in buona parte, le stesse provenienti dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. C’è un passo “più avanti” nell’impegno a favore della prassi vissuta dell’omosessualità ». Per combattere gli abusi, scrive Hauke, «non si parla dell’esigenza della conversione. Al contrario: si vuole il riconoscimento da parte della Chiesa della situazione dei divorziati risposati, i quali vivono (secondo le parole di Gesù) nello stato di adulterio (Mc 10,11s), e persino le coppie omosessuali la cui prassi sessuale, secondo i cataloghi dei vizi nel Nuovo Testamento, porta all’esclusione dal regno di Dio (1 Cor 6,10)». Nel documento dei teologi “contestatori”, fede e morale vanno di fatto a “farsi benedire”. Hauke conclude: «Gli elementi fondamentali della dottrina apostolica vengono sacrificati a un pensiero che vuol essere “aggiornato” alla situazione attuale».
PALERMO: MARCIA PER LA VITA
La luce della vita ha illuminato le strade di Palermo il 5 febbraio 2011. L’hanno accesa 43 associazioni, cattoliche e non, che hanno organizzato la “Marcia per la Vita”, lungo le strade del centro. Le associazioni si sono raccolte nel Forum Vita-Famiglia- Educazione, valori sui quali va fondata la convivenza civile di ogni società. La manifestazione è stata preceduta da una conferenza stampa illustrativa degli obiettivi della manifestazione e da una forte campagna pubblicitaria. Essa ha ricevuto il patrocinio di Comune, Università degli Studi e Provincia di Palermo, nonché della Assemblea Regionale Siciliana.
Il corteo era aperto dalle mamme col passeggino, e dallo striscione “Difendere la vita sempre”, seguito dai gonfaloni di provincia e comune di Palermo, scortati dalle relative guardie, e da un delegato del sindaco e del presidente della provincia. Seguivano le autorità politiche. Venivano poi, dietro il loro striscione “Studenti per la vita”, un manipolo di vivacissimi giovani e i soci maggiorenni di una associazione scout con la loro uniforme; dopo ancora tutte le altre associazioni con striscioni, bandiere, cappellini e fazzoletti al collo. Si sono alternati momenti di silenzio a slogan e riflessioni sulla vita e sugli strumenti di cultura di morte oggi tanto efficaci e diffusi (aborto, eutanasia, droga, morti sul lavoro e sulla strada). Il corteo si è concluso nella centralissima piazza Politeama, dove sono state ascoltate testimonianze ed è stata celebrata la S. Messa.
FOCUS
“Ricetta per tutti” (Papa Benedetto XVI)
Presentando la vita e l’opera di san Pietro Canisio, all’udienza generale del 9 febbraio, papa Benedetto XVI ha voluto ricordare che «il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone personale di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore». È una “ricetta”, questa, che vale per tutti, «per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo», ha concluso il Papa.
Avvertite il Corrierone (Massimo INTROVIGNE)
Commentando la lunga intervista che il Corriere della Sera (17/02/2011) ha dedicato all’ex frate domenicano Matthew Fox, secondo il quale Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono “scismatici” rispetto al Concilio Vaticano II e alla parte migliore della Chiesa, e l’attuale Pontefice farà la fine di Mubarak, abbattuto dai cattolici-progressisti, dai gay e dalle femministe, Massimo Introvigne, su La Bussola Quotidiana (17/02/2011), chiosa: «Qualcuno dovrebbe spiegare al Corriere che Fox negli Stati Uniti non si porta più da almeno vent’anni. Oggi, se si chiede all’americano medio chi sia Matthew Fox, nessuno pensa al teologo e tutti all’omonimo attore protagonista della serie televisiva “Lost”». In Italia, l’ultimo libro di Fox è stato presentato dal teologo “cattolico” Vito Mancuso. Nessuna sorpresa.
C’è da lavorare (Mons. Rino FISICHELLA)
Incaricato da Benedetto XVI di presiedere il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Mons. Rino Fisichella ha sulle proprie spalle un incarico davvero gravoso. Nei paesi del “primo mondo” la situazione che deve affrontare non è affatto semplice. Negli USA, per esempio, l’80% dei giovani cattolici ritiene che «esistono molti modi per interpretare il cattolicesimo», i più, oltretutto, «accordano maggiore importanza alla loro esperienza individuale piuttosto che al magistero» e la maggior parte di loro pensa che «sia più importante pensare da soli piuttosto che obbedire ai responsabili ecclesiali » (L’Osservatore Romano, 5/2/2011). Come si vede, questi giovani cattolici pensano esattamente con categorie “non cattoliche”. Anche loro – ci pare – siano da “ri-evangelizzare”.
IL TIMONE N. 101 – ANNO XIII – Marzo 2011 – pag. 10 – 11