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12.12.2024

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News dall’Italia e dal mondo
9 Gennaio 2015

News dall’Italia e dal mondo

NEWS Notizie dall’italia e dal mondo

Inferno in Corea del nord
Uno dei rarissimi fuggiaschi dalla Corea del Nord, Shin Dong-hyuk, 32 anni, ha raccontato la sua storia al giornalista Blaine Harden, pubblicata in Italia con il titolo Fuga dal campo 14 (Codice Edizioni 2014), il campo da cui Shin Dong-hyuk è scappato.
Anna Bono ne dà notizia su www.lanuovabq.it (9/12/2014): «Terrificanti sono le condizioni materiali di vita descritte: cibo sempre insufficiente e di pessima qualità, spaventosa mancanza di igiene, abiti del tutto inadatti a proteggere dal clima, indossati senza biancheria intima finché cadono a pezzi, logori e incrostati di sudiciume, per letto pavimenti gelati e poi giornate di lavoro interminabili nelle miniere, nelle fabbriche e nelle fattorie, sotto la sorveglianza di guardie brutali. Ma quel che più ancora sconvolge, nella testimonianza di Shin, è la miseria morale, la solitudine affettiva totale, i livelli di crudeltà, corruzione, perfidia disumanizzanti che rendono spietati tutti, carcerieri e detenuti. Dalla nascita fino alla fuga all’età di 23 anni, Shin ha ignorato il significato di parole come amore, speranza, carità, fiducia, se mai le ha sentite pronunciare da qualche carcerato nato fuori dal campo. L’uomo e la donna che lo hanno generato erano stati accoppiati per decisione dei responsabili del campo dove, se no, avere rapporti sessuali era proibito e punito con la morte. Non hanno mai formato una famiglia: estranei per tutta la vita, tenuti separati, senza una casa in cui vivere, malgrado la nascita di Shin e di un altro figlio, salvo considerarli parenti allorché uno di loro commetteva una infrazione, ma solo per punirli tutti. Nel padre, nella madre e nel fratello, né più né meno che in tutti i suoi compagni di scuola prima e poi di lavoro, Shin ha visto soltanto dei concorrenti nella disperata lotta quotidiana per sfamarsi tanto da non morire e per schivare i castighi e i compiti più gravosi, sempre temendo di fare le spese di qualche loro errore o di esserne denunciato, a torto o a ragione, per qualche infrazione, come lui stesso ha fatto più volte per ingraziarsi i suoi aguzzini. Nel campo – ha scritto Blaine Harden – “Dio non era né morto né scomparso, Shin semplicemente non lo aveva mai sentito nominare”». ●

Egitto. “Spariti i copti”
Nei libri di storia in uso in Egitto i Copti vengono privati della loro storia plurimillenaria, perché i percorsi scolastici preparati per gli studenti e i libri di testo fanno partire la storia del Paese delle Piramidi praticamente solo dal settimo secolo d.C., quando le tribù arabo islamiche lo conquistarono sullo slancio delle prime invasioni musulmane. All’epoca l’Egitto era in maggioranza cristiano, e copto. La denuncia viene da un ricercatore musulmano Sayyaed al Qimmi, che la pubblicizza sul suo sito di Facebook, ed è ripreso dal sito “Ereb-Medioriente”, specializzato nell’informazione da quella regione. «Il libri di storia islamica – afferma il ricercatore – ritraggono l’Egitto come se fosse una nazione di sole tribù arabe e le vicende riguardanti i copti sono confinate nella leggenda». I Copti sono i discendenti dei più antichi abitanti dell’Egitto e la loro lingua è una discendente diretta della lingua egizia. È chiaro che se queste radici sono negate e ignorate sin nell’apprendimento di base degli studenti egiziani, ogni genere di ambiguità e forzatura successive sono possibili. Secondo lo studioso, questa forma di “negazionismo” vissuto da parte della società egiziana, all’80 per cento musulmana, è una componente importante dei problemi vissuti dalla minoranza cristiana e dell’atteggiamento di persecuzione nei loro confronti; anche a livello ufficiale.
Ricorda “Ereb-Medioriente” che «Ad oggi i copti sono emarginati sia dalla vita politica che da quella intellettuale e per loro è praticamente impossibile costruire e a volte anche restaurare le loro chiese. Per costruire un edificio cristiano è necessaria un’autorizzazione dell’ufficio presidenziale e spesso anche tali documenti non sono sufficienti per le autorità locali, che invece consentono la costruzione di moschee, anche in aree proibite».
(Marco Tosatti, Blog “San Pietro e dintorni” 7/12/2014) ●

Pakistan. Cristiani perseguitati
Oltre al noto caso dei due coniugi cristiani arsi vivi il 4 novembre, un altro grave incidente ha turbato di recente la comunità cristiana del Punjab: è avvenuto nei giorni scorsi nella città di Rana, nel distretto di Shiekhupura, dove una donna cristiana è stata picchiata e denudata dai due fratelli musulmani, Muneeb e Mobeel Gondal, dopo un litigio con i due, che erano i suoi datori di lavoro.
Come riferito a Fides, la donna cristiana Elisabeth Bibi, 28 anni, madre di quattro figli, era incinta. È stata malmenata, derisa e umiliata, privata della dignità, costretta a sfilare nuda per le strade della cittadina. Condotta in ospedale, a causa delle percosse subite, la donna ha perso il bambino che portava in grembo. I parenti della donna sono stati intimiditi e, in un primo tempo, non hanno presentato denuncia. Ma alcuni cristiani locali hanno contattato l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, difensore dei diritti umani, chiedendo assistenza legale. L’avvocato ha raccontato a Fides che la polizia non ha nemmeno aperto un fascicolo e non ha arrestato alcun sospetto. Parlando con la famiglia, l’avvocato Gill ha saputo che anche i fratelli della vittima sono stati pesantemente minacciati. Ora il marito della donna ha sporto denuncia e sarà avviata una indagine. Secondo il racconto della vittima, che lavorava come cameriera, la donna “non aveva risposto alle aspettative” e aveva anche rifiutato avances sessuali dei datori di lavoro, che hanno deciso di punirla. (PA) (Agenzia Fides 9/12/2014) ●

Prima università cattolica in Bangladesh
Ha aperto i battenti a Dhaka la prima università cattolica del Bangladesh. Le lezioni alla Notre Dame University Bangladesh (Ndub) sono iniziate a dicembre. Istituita dai missionari della Holy Cross, l’università conta 283 iscritti e 24 professori. Per il momento, le classi di studio sono inglese, economia, legge, filosofia e amministrazione aziendale. Il 4 dicembre scorso si è svolta una giornata d’orientamento, alla quale hanno partecipato circa 350 persone. Ospite d’onore era il vescovo emerito di Dhaka, mons. Paulinus Costa, che rivolgendosi agli studenti ha detto: «Questa università vi insegnerà verità e saggezza. Dovrete imparare a essere persone impegnate nella vita professionale tanto quanto quella personale».
P. Benjamin Costa, vice cancelliere dell’università, ha ringraziato il governo e i benefattori che hanno permesso l’apertura della Ndub. «Come missionari della Holy Cross – ha sottolineato – siamo impegnati a impartire un’istruzione basata sulla qualità; a instillare nei nostri studenti un vero senso di patriottismo e di amore per questo popolo e per il Paese. Con questi obiettivi in mente, il primo anno di studi sarà uguale per tuttigli studenti, che solo dal secondo inizieranno a specializzarsi».
La Notre Dame University Bangladesh ha ricevuto l’approvazione ufficiale del governo il 29 aprile 2013. «Siamo profondamente grati al Primo ministro Sheikh Hasina – ha aggiunto p. Costa – e al dott. A.K. Azad Chowdhury, presidente della Commissione fondi per le università, per questo grande dono. Vogliamo che questa università cresca sulla stessa linea del Notre Dame College di Dhaka, che ha servito il popolo bangladeshi per 64 anni».
In Bangladesh i missionari della Holy Cross sono noti e apprezzati per il loro apostolato educativo. Il primo Notre Dame College è stato fondato a Dhaka nel 1949 e oggi è considerato uno dei migliori del Paese.
(Sumon Corraya, Asia-News 9/12/20149) ●

Focus, opinioni e commenti

È omicidio!
Papa Francesco

Il 25/11/2014 Papa Francesco ha visitato a Strasburgo il Parlamento Europeo. Nel suo discorso, è risuonata un’espressione volutamente occultata da molti organi di informazione: «L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati, dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere». Sentito?: «bambini uccisi»! Il Santo Padre ha detto ai membri di un parlamento che non mette in discussione la libertà di abortire che l’aborto è un “omicidio.
Avranno capito?

Grazie Africa!
Sulla famiglia, da noi regna la confusione, in Africa qualcuno ha idee chiare! I vescovi del Ghana, riuniti in assemblea a novembre scorso, hanno reso noto una dichiarazione limpidissima: «L’insegnamento perenne e immutabile della Chiesa sulla famiglia è basato sulla natura umana ma specialmente sulla Scrittura e sulla Sacra Tradizione, secondo cui Dio ha ordinato che il matrimonio sia tra un uomo e una donna, quando “Dio li fece uomo e donna e li benedì”. Dio ha voluto il matrimonio aperto alla vita “quando li benedì e disse crescete e moltiplicatevi” (Gn. 1,27-28). Inoltre, Dio ha voluto che il matrimonio sia indissolubile, con le parole di Gesù: “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito” (Mt 19,6)». Saranno chiese “povere” di mezzi e di “periferia”, ma non mancano di chiarezza. Grazie Africa!

Sottile eresia
Card. Gerhard Müller

Parlando ai membri della Commissione Teologica Internazionale (CTI), nella riunione plenaria dell’1 dicembre scorso, il cardinale Gerhard Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ha detto che «ogni divisione tra la “teoria” e la “prassi” della fede sarebbe il riflesso di una sottile “eresia” cristologica di fondo». Ovvio che «il pensiero corre alla “linea Kasper”, serpeggiata presso alcuni durante il recente Sinodo straordinario sulla famiglia, circa l’ipotesi di scindere dottrina e prassi » (www.iltimone.org), riverendo la prima ma facendo perno sulla seconda per modificare la «legislazione di questioni quali il divorzio e la Comunione ai divorziati “risposati”, forse persino le unioni omosessuali». Grazie a Dio, c’è chi vigila… â–     

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