ANNALI ITALIANI
Il primo numero del nuovo periodico dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale (anno I, n.1, Milano gennaio-giugno 2002) presenta, fra l’altro, un articolo di Oscar Sanguinetti, La tragedia dell’Olocausto ebraico e le sue responsabilità morali, dedicato a un’ampia panoramica delle problematiche che circondano la questione dell’Olocausto ebraico: dal nazionalsocialismo, alla seconda guerra mondiale, alla politica razziale del Terzo Reich, alla conoscenza e alla consapevolezza in Occidente degli stermini perpetrati in Russia, in Polonia e nei paesi balcanici, al ruolo di Pio XII, alle responsabilità dei governi alleati, dei paesi neutrali, delle organizzazioni di soccorso, ebraiche e non, e della diplomazia.
CRISTIANITÀ
Nel numero 310 di Cristianità (anno XXX, Piacenza marzo-aprile 2002) si segnala un lungo saggio del sociologo delle religioni Massimo Introvigne, che recensisce e commenta l’opera “La prossima cristianità. L’avvento del cristianesimo globale”, di Philip Jenkins. Questi sostiene che il processo di secolarizzazione che interessa l’Occidente non è né irreversibile, né esteso a tutto il mondo. Di certo, sottolinea Introvigne, dal punto di vista quantitativo gli scenari futuri non vedono in prospettiva un superamento del cristianesimo da parte dell’islam e si può addirittura parlare di nuove cristianità africane e asiatiche.
Una storia quasi del tutto ignorata è ripercorsa da Francesco Pappalardo nel suo “Il declino di una tradizione militare. Aristocratici italiani e guerre europee 1560-1800”, in cui Pappalardo, recensendo l’omonima opera dello storico canadese contemporaneo Gregory Hanlon, rievoca il valore della secolare tradizione militare italiana nella difesa della Cristianità dalle eresie e dall’islam, fino alla smilitarizzazione della società in seguito alla Rivoluzione francese.
LA CIVILTÀ CATTOLICA
In un recente articolo su La Civiltà Cattolica (anno 153, voI.Il, quad.3645, Roma 4 maggio 2002), Il preteso “silenzio” di Pio XII e l’Olocausto (pp. 230-243), lo storico padre Giovanni Sale riaffronta il tormentato nodo del rapporto fra la Chiesa e l’Olocausto ebraico. Il mito del silenzio – perché ormai di questo si tratta – di Papa Pacelli verso lo sterminio ebraico, con maggiore o minore vigore, è stato instancabilmente reiterato per decenni: oggi è presentato con una verniciatura pseudo-storica, che dovrebbe tappare la bocca agli apologeti del futuro beato.
Particolarmente attivi appaiono alcuni ambienti accademici americani, che trovano sollecito appoggio in case editrici, in patria e all’estero, le quali hanno “fiutato” che il genere inizia a “tirare”. Un’ipotesi che padre Sale avanza, sulla scorta di alcuni studi in parte “fuori dal coro”, è che dietro questo polverone vi siano scopi politici – “laici” e intra-ecclesiali – e anche l’interesse di coprire precise dimenticanze o sottovalutazioni, soprattutto degli Alleati, che usarono lo sterminio ebraico come arma di propaganda, ma non misero altrettanto zelo nel cercare di salvare la vita agli ebrei europei, come invece fecero in silenzio la Chiesa e Pio XII.
MEDIOEVO
Medioevo. Mensile culturale edito dalla De Agostini-Rizzoli Periodici (anno VI, n. 6 (65), Milano giugno 2002) – che si caratterizza per la sontuosa veste editoriale non disgiunta dalla qualità dei testi – presenta, fra gli altri, uno studio di Franco Cardini e di Massimo Miglio – La natura in pugno (pp. 42-51) sui giardini nel Medioevo italiano.
Dall’osservazione e dagli studi intorno ai giardini mediterranei – pur differenti per più di un aspetto – della corte sveva di Palermo (la fonte Aretusa, la Cappella Palatina e il Palazzo della Favara) e di quelli delle città toscane all’apice della propria grandezza (la Pisa e la Firenze del secolo XIII), i due storici ripercorrono le grandi linee dell’ideologia del giardino” medievale, quale risulta dagli scritti di Giovanni di Gherardo da Prato, del chierico Pietro da Eboli, di fra Salimbene da Parma, del poeta Lapo Gianni, l’amico di Dante, e di altri. Non più natura selvaggia, dominio della ferinità, ma porzione di creato” domata” dalla ragione umana, al Viridarium nel Trecento ci si applica con categorie sacrali-simboliche – il giardino come riproduzione dell’Eden, del giardino delle delizie – e interesse estetico non inferiori a quelle riservate all’edificazione delle dimore signorili e delle chiese, anticipando gli sviluppi dell’architettura degli spazi verdi negli anni del Rinascimento e della modernità.