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12.12.2024

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Nichilismo in economia
31 Gennaio 2014

Nichilismo in economia

 

 

I danni provocati dal nichilismo imperante anche nel campo economico sono enormi. Vediamone alcuni.

 

Scriveva Blaise Pascal che «è vero che ci sono leggi naturali, ma questa ragione corrotta ha tutto corrotto». Anche il concetto di etica, naturalmente, in economia.
Ci sono valutazioni contrastanti sulla bontà dell’economia globale. La principale: l’accusa di minimizzare il ruolo dello Stato sovrano verso il mercato, in mano ad una forma di individualismo egoista tecnologizzato, che produce una libertà economica illusoria e che abusa di tutti i fattori produttivi: l’uomo, la natura, l’ambiente e pertanto produce malessere e ingiustizia. Questa valutazione è originata dal pensiero nichilista (no-global, per esempio), vera corruzione del pensiero dell’uomo contemporaneo, produttore di una ragione che non libera l’uomo ma, appunto, lo confonde ed è origine degli squilibri attribuiti all’economia globale.
Seguendo l’indicazione di Pascal analizzerei le “ragioni” del nichilismo, cominciando da quelle esistenziali, che escludono l’uomo dalla centralità delle cose ed affermano che la vita non ha valore in sé. Ma allora, se la vita non ha valore e senso intrinseco, come potrebbe mai averlo l’economia? Se si nega ogni ordine politico e sociale, ogni valore morale assoluto, come fa il nichilismo, e se si afferma che non si può conoscere il vero, come si può governare il mondo e l’economia globale? Anche l’economia, come il diritto, ha bisogno di fondamenti morali; le scelte economiche vogliono fini, obiettivi e responsabilità nelle decisioni, altrimenti diventano anarchia economica, cioè rottura di leggi economiche.
Questa ragione corrotta, cioè il nichilismo, rinnegando la Creazione, negando all’uomo la sua “divina” capacità e responsabilità creativa nel lavoro, lo riduce ad esser la famosa bestia intelligente che può far tutto senza regole. Poiché il nichilismo provoca relativismo politico e morale e quindi quello economico, esso conduce al “tangibile” quale unico valore, perciò al consumismo, allo spreco, al superfluo. Essendo il nichilismo (come scrisse Nietzsche) la svalutazione dei valori della cultura cristiana (vero, bello, buono) la bestia intelligente può solo ricercare l’utile, il potere, il godimento, perciò una economia che soggioga l’uomo, non lo soddisfa e lo trasforma in mezzo anziché fine. Infatti il nichilismo è la teologia della morte di Dio, ma la morte di Dio è anche la morte dell’uomo e un’economia senza Dio è una economia contro l’uomo.
Qualche esempio di nichilismo economico? Il più importante è il malthusianesimo che afferma, di fatto, che la procreazione crea miseria. Un altro esempio è l’utilitarismo che sostiene che un valore di un bene dipende solo dalla sua utilità per il mercato e le Borse, prescindendo da ogni valore intrinseco o valutazione di ordine morale, facendo in tal modo crollare la struttura realistica dell’economia e facendo trionfare l’uomo-sistema più arrogante, forte e aggressivo anziché il più volonteroso, coraggioso, intelligente.
È proprio il nichilismo perciò che trasforma il processo di globalizzazione economico, di per sé opportuno, in disordine e solo la stupidità, o la ragione corrotta della quale parla Pascal, può attribuire all’economia globale la responsabilità di essere causa di questo disordine.

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«(…) l’attività economica deve essere condotta secondo le leggi e i metodi propri dell’economia, ma nell’ambito dell’ordine morale, in modo che così risponda al disegno di Dio sull’uomo».
(Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. Gaudium et spes, n. 64).

IL TIMONE – N. 45 – ANNO VII –  Luglio-Agosto 2005 – pag. 47

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