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12.12.2024

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Nicolà Cusano
31 Gennaio 2014

Nicolà Cusano

 

 


 

 

Fu il pensatore di maggior spicco del XV secolo. Ha scritto di filosofia, matematica e teologia. Cardinale, mise il suo sapere e la sua azione al servizio di Roma e per Roma.

 

 

 

"Fu di nazione tedesca, degnissimo uomo, grandissimo filosofo e teologo, grande platonista. Fu di santissima vita e tutto dato alle lettere, dotto in greco". È questo il ritratto che Vespasiano da Bisticci, libraio e letterato fiorentino del Quattrocento, fa di Nicolò Cusano, il grande pensatore nato nel 1401 in un villaggio – Cues, o Cusa, donde l'appellativo con cui è passato alla storia – situato non lontano dalle rive della Mosella, nel territorio della diocesi di Treviri. Se si eccettua una piccola esagerazione (Cusano, in realtà, non ebbe dimestichezza con la lingua greca), la descrizione risponde al vero e ci tramanda l'immagine suggestiva di una personalità di notevole spessore morale e intellettuale.
Dopo aver studiato ad Heidelberg e a Padova, Cusano si recò a Roma. Ben presto, anche a motivo dell'amicizia del cardinale Giovanni Orsini, legato papale in Germania, che ne ammira la straordinaria preparazione culturale, si impone come una delle personalità più illuminate del suo tempo, tanto che il Pontefice Eugenio IV, al partito del quale egli era passato dopo un'iniziale appartenenza allo schieramento che sosteneva la supremazia dell'autorità del Concilio nei confronti di quella papale, lo invia a Costantinopoli per convincere l'imperatore e il Patriarca di Bisanzio a partecipare a un grande concilio da tenersi tra la Chiese greca e romana, in vista della loro riunificazione.
Sebbene gli impegni politico-diplomatici siano sempre più numerosi, Cusano continua a studiare e a scrivere: del 1440 è il suo celebre capolavoro, il De docta ignorantia, un trattato in tre libri, dove egli condensa le sue dottrine fondamentali, tra le quali spicca quella secondo cui tra la mente umana (finita) e Dio (infinito) vi è una sproporzione incolmabile che obbliga l'uomo ad accontentarsi di una sorta di ricerca per approssimazione, che mai potrà abbracciare completamente la verità.
Creato Cardinale col titolo di San Pietro in Vincoli (e nell'omonima basilica romana egli venne sepolto all'indomani della morte, che lo colse a Todi, l' 11 agosto 1464), nel 1450 è consacrato Vescovo di Bressanone e riceve dal Papa Niccolò V la missione di proclamare il Giubileo in Germania, di accordare l'indulgenza, ma anche di riformare i costumi religiosi.
Cusano si spende completamente in questo non facile compito, imbattendosi in aspre resistenze, pure nella sua stessa diocesi, dalla quale dovette addirittura allontanarsi, rifugiandosi nel castello dolomitico di Andraz, non lontano da Pieve di Livinallongo.
Di lì, su invito di Papa Pio II, il famoso umanista Enea Silvio Piccolomini, va a Roma per governare la cittàin assenza del Pontefice, di cui diventa Vicario generale, adoperandosi con successo per la pacificazione e la riorganizzazione dell'Urbe. Il suo ritorno a Bressanone non coincide con la sperata riconciliazione con le forze che lo avversavano; è fatto addirittura prigioniero e, amareggiato, deve abbandonare la sede vescovi le. Trascorrerà gli ultimi anni di vita tra Roma e Orvieto.
Uomo dalla cultura sconfinata, autore di scritti molto complessi, protagonista delle vicende politico-religiose del suo tempo, Cusano è stato "scoperto" come filosofo soltanto in un'epoca relativamente recente, in particolare grazie al famoso storico del pensiero Ernst Cassirer che, poco più di settant'anni fa, gli dedicò molta parte del suo fondamentale saggio Individuo e cosmonella filosofia del Rinascimento.
Da allora, gli studiosi sono rimasti affascinati dal pensiero cusaniano e, seppure con notevoli difficoltà dovute alla sua multiforme ricchezza, hanno tentato di incasellarlo in qualche schema interpretativa. Tra questi, il più suggestivo rimane quello di chi ha visto in Cusano l'anello decisivo che collega la tradizione medievale alle nuove istanze del pensiero umanistico, soprattutto a motivo della sua insistenza sul concetto dell'uomo microcosmo, secondo il quale nell'essere umano, intermediario privilegiato tra Dio e il mondo, viene a saldarsi l'intero universo.
Molto bello ed esplicativo è il seguente ritratto che ne ha fatto Paolo Rotta, che fu docente dell'Università Cattolica: "La vita ed il pensiero, nel Cusano coerenti tra loro, dimostrano quale sia la posizione sua nello svolgimento della storia della cultura in genere, della filosofia in specie.
Vissuto in un tempo di profonda crisi, crisi di ogni specie di autorità divina ed umana, papale ed imperiale, religiosa e civile, crisi quindi del principio stesso d'autorità, il Cusano cercò di reagirvi, e Dio ed il diritto, la religione e la politica, il fedele ed il suddito, difese o ridusse nell'ambito dei due principii su cui si era basato il complesso sociale durante il medioevo: la Chiesa e l'Impero, due unità e perciò stesso due universalità. Nel campo in cui egli visse e lavorò come sacerdote, come visitatore apostolico, come vescovo, come cardinale, il Cusano, dopo una fugace deviazione nei primi anni, fu ligio al programma: con Roma e per Roma, combattendo, alla vigilia della Riforma, una lotta intransigente contro tutto ciò che a lui apparve ed era contro Roma. Il suo umanesimo non si accontentò di manifestarsi nella ricerca dei codici e della bella forma, ma fu valorizzazione dell'uomo e della natura, cristianamente inquadrando e l'essenza di quello e la concretezza di questa in una sintesi di ragione e Rivelazione".

RICORDA

"Intendiamoci, 'dotta ignoranza' non significa lo stato di colui che non ha nessuna conoscenza di Dio e che non ha fatto nessuno sforzo per conoscerlo, ma lo stato di chi è arrivato a conoscerlo così profondamente da diventare consapevole della sua assoluta trascendenza e, pertanto, della sua inaccessibilità da parte della mente umana".
(Battista Mondin, Corso di storia della filosofia, voli, Massimo, Milano 1986, p. 340).
 
 
 
 
 
BIBLIOGRAFIA
 
N. Cusano, Opere fllosofiche, UTET, Torino 1972.
G. Santinello,.Introduzione a Cusano,  Laterza, Roma-Bari 1987.
K.-H.Volkmann-Schluck, Nicolò Cusano, Morcelliana, Brescia 1993.
 

 

 

 


IL TIMONE  N. 25 – ANNO V – Maggio/Giugno 2003 – pag. 28 – 29

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